Anatomia di Dio

Anatomia di Dio è il titolo di un ponderoso volume dedicato a Dio.

L’autrice, tal Francesca Stavrakopoulou, è professore di Bibbia ebraica presso l’università di Exeter.

Ho comprato questo volume su indicazione dell’amico Gabriele Trivelloni che aveva letto in giro qualche recensione lusinghiera.

Una lettura ridondante di dottissimi riferimenti archeologici, di citazioni e riferimenti alle antiche religioni, un’autentica miniera da questo punto di vista, ma vediamo di capirne le tesi di fondo.

Il Dio venerato (o “ucciso”) dai fedeli e dai filosofi degli ultimi secoli è un essere privo di corpo, irraggiungibile nella sua alterità intangibile, manifestatosi attraverso i profeti, ed eventualmente “incarnatosi in Gesù Cristo allo scopo di morire per i nostri peccati prima di risorgere e ascendere al cielo”; questo Dio, ci dice l’autrice, non corrisponde per nulla a quello biblico che, al contrario, ha un corpo anche sessualmente connotato come maschile: “un dio enorme, muscoloso, dai poteri sovrumani, dalle passioni terrene e con un’inclinazione per il fantastico ed il mostruoso”.

Senofane e la critica all’antropomorfismo

Scontato, a questo punto, il riferimento al razionalista Senofane e la sua critica all’antropomorfismo religioso: «gli Etiopi credono che (gli dei) siano camusi e neri, i Traci, che abbiano occhi azzurri e capelli rossi (fr 14) …ma se buoi, cavalli e leoni avessero le mani e sapessero disegnare… i cavalli disegnerebbero gli dei simili a cavalli e i buoi gli dei simili a buoi… (fr 13)», le divinità sarebbero il derivato di preferenze culturali declinate in chiave locale.

Dalla somiglianza fisica a quella dei comportamenti ed ecco che la statura morale delle divinità è irrimediabilmente compromessa (come Senofane aveva evidenziato riguardo agli dei omerici ed esiodei); a questo si oppone la speculazione filosofica, proprio a partire da Senofane, che ipotizza, invece, una radicale differenza tra umano e divino: “Un dio soltanto e tra gli dèi e tra gli uomini il più grande, né per aspetto simile ai mortali, né per il pensiero” (fr 19).

Platone, Aristotele e i loro epigoni

Considerazioni analoghe vengono sviluppate da Platone, Aristotele e dai loro epigoni, riflessioni importanti ma ininfluenti rispetto alle credenze del volgo, almeno fino alla fine del I millennio a.C. e gli inizi del primo d.C., quando queste idee di un dio immateriale, privo di corpo e totalmente altro, iniziano ad influenzare i pensatori ebrei e cristiani: a questo punto si avrebbe il consolidamento di un divario tra l’originario e bizzoso dio biblico e quello “costruito e depurato” dai teologi ebrei e cristiani.

La Bibbia, o almeno il Pentateuco ed una serie di altri libri, altro non sarebbe che un tentativo di «armonizzare tradizioni probabilmente differenti riguardanti origini e antenati per creare un’identità “israelita”», una ricostruzione ideologica fortemente pro Gerusalemme.

Il dio biblico, in ogni caso, è un dio grande e grosso nel senso di corpulento, massiccio, ben connotato come maschio e sessualmente dotato di attributi.

Questo dio, visibile e visto da svariati personaggi biblici di prima grandezza, da Mosè ad Abramo e Giacobbe, è quello stesso che non deve essere rappresentato, secondo i precetti dei Comandamenti: un tale divieto si spiegherebbe, a detta dell’autrice, solo con la frequente presenza di statue e statuine della divinità, così come avvenuto in tutte le popolazioni dell’Asia sud occidentale.

Temporaneo aniconismo

Tutte queste culture avrebbero attraversato un periodo di aniconismo ma non da intendersi come adorazione di un dio incorporeo (quindi irrappresentabile perché privo di corpo), bensì il risultato di nascondimento, occultamento del corpo della divinità; questo occultamento sarebbe stato poi il brodo di coltura delle teologie giudaiche e cristiane sostenitrici di un dio senza corpo.

Ma tornando al dio biblico, il cui nome è YHWH, egli altri non sarebbe che una divinità distruttiva legata al deserto, una delle divinità chiamate El Shaddai, uno dei tanti figli di El, signore degli dei, insomma un dio minore del pantheon databile tra fine età del bronzo ed inizio di quella del ferro.

L’idea di fondo è quella di un politeismo diffuso poiché una divinità solitaria sarebbe inutile in quanto priva del sostegno e della collaborazione di altre divinità a questa legate da vincoli di collaborazione e/o parentela.

Avviene, tuttavia, che gli assiri conquistino Israele (nel 722 a. C.) e Giuda (nel 587 a. C.): il dio protettore di questa due realtà statali si dimostra un fallimento ma, invece, di essere abbandonato, viene messa in atto un’operazione di riscrittura della storia religiosa: dio non è stato sconfitto, ma ha permesso la distruzione del suo popolo in punizione dei peccati commessi.

In questo percorso si hanno delle sostanziali modifiche delle credenze primitive: da dio che prende il posto del proprio padre, El, e ne sposa la madre, a unico signore, privo di una dea al suo fianco e unica divinità poiché il padre El viene trasformato in un altro nome dell’unico YHWH.

L’autopsia di Dio

Seguono poi pagine e pagine dedicate alle varie parti del corpo di questa divinità primordiale: ne vengono descritti i piedi, le gambe, gli immancabili genitali, il torace ecc ecc.

Ne viene eseguita, proprio come recita testualmente il titolo, un’autopsia: il corpaccione di dio viene sezionato ed analizzato in ogni sua parte; questo dio sezionato sul tavolo anatomico, secondo la Stavrakopoulou ha iniziato a morire con le invasioni assire verso la fine dell’VIII sec a. C., con il saccheggio del Tempio, nel VI sec. a. C. ad opera dei babilonesi e la conseguente dispersone degli oggetti sacri, tra i quali probabilmente anche la statua di YHWH.

La ricostruzione del Tempio, nel V sec. a.C., opera delle élite tornate da Babilonia segna il declino della fisicità di dio poiché quella divinità, presente nel popolo disperso non ha alcun bisogno di un corpo fisico e le sue rappresentazioni diventano sempre più “scomode” ovvero pericolose.

La presenza fisica di dio viene sostituita dalla Torah, decisamente più immateriale.

Dio ebraico e filosofia greca

I secoli successivi vedono le elaborazioni di teologi (anche cristiani) che cercano di identificare il dio ebraico coi principi della filosofia greca, particolarmente platonica: tutte le descrizioni del fisico di dio diventano metafore o allegorie che vanno interpretate in senso spirituale.

La Stavrakopoulou identifica in Aristobulo e Filone di Alessandria gli iniziatori di questa elaborazione secondo la quale la filosofia greca e Platone stesso sarebbero il risultato del sapere mosaico loro pervenuto tramite la Torah.

Spetta, però, al razionalismo di Maimonide la confutazione filosofica del corpo divino.

In partibus christianorum le istanze platoniche ed il problema dell’Incarnazione di Gesù Cristo trovano una prima sintesi nel concilio di Calcedonia per arrivare al concilio ecumenico lateranense quarto che stabilisce dogmaticamente che dio è sostanza semplice e non composta e, perciò stesso, immateriale.

Secondo l’autrice si passa da un’umanità, nel Genesi, creata a immagine e somiglianza, sia corporea che sociale, della divinità, il che la collocava in una posizione gerarchicamente sovraordinata all’intera creazione, ad un’umanità in cui questa corrispondenza si perde e la corrispondenza tra dio e l’uomo non è riscontrata dal corpo ma dallo spirito che la divinità aveva benignamente concesso all’umanità: il corpo umano diviene qualcosa di totalmente distante dall’immagine di dio.

Questa distanza tra dio e l’uomo sarebbe una distorta elaborazione del dettato biblico secondo il quale “dio rispecchiava il meglio e il peggio di noi. Un dio fatto a nostra immagine e somiglianza”.

Dio fatto a immagine e somiglianza dell’uomo

Che conclusione! un dio fatto ad immagine e somiglianza dell’uomo è un’idea di quelle innovative, peccato che Sigmund Freud ci fosse già arrivato con qualche decennio d’anticipo.

La dotta professoressa ha, però, totalmente trascurato il pensiero di un uomo che dall’illusione religiosa era immune, tal Gesù di Nazareth, lo ha trattato come religioso e frutto, uno dei tanti della religione facendo fuori, letteralmente, quel pensatore che è stato.

Potrebbe trarre un gran profitto dallo studio delle opere, oltre che del sullodato Gesù di Nazareth, di Sigmund Freud e di Giacomo Contri.

Parma, 27 gennaio 2023, memoria di sant’Angela Merici

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.