Giuliano Pescaroli a Palazzo Pigorini

Giuliano Pescaroli è stato mio professore al liceo, di disegno (fortunatamente poco) e storia dell’arte, salvo il quarto anno in cui venne sostituito da un’altra famosa artista, la scultrice Jucci Ugolotti.

A Pescaroli debbo l’onore di essere stato, credo l’unico, o forse in compagnia di un altro studente, ad essere rimandato in disegno, il primo anno di liceo.

Anno durissimo la prima liceo, con alcuni docenti non proprio piacevoli; inutile ricordare le professoresse di inglese e di matematica, questa una delle persone, forse la prima tra tutte, che odio con tutte le mie forze ancor oggi.

Torniamo a Pescaroli: finito l’anno degli odiatissimi disegni tecnici, iniziata la storia dell’arte, è stata tutta un’altra storia; in terza feci una pessima figura in un’interrogazione, ma rimediai con un rotondo 8 la volta successiva, voto che mi riempì di orgoglio anche se avevo ben chiaro che era dovuto più alla volontà del professore di farmi rimediare il votaccio precedente, che non ai miei meriti.

Tra i miei docenti Giuliano Pescaroli è stato uno dei pochi di cui ho avuto stima.

Col professore di italiano, Giuliano Tripodi, incisero profondamente sulla mia “vocazione” umanistica, sebbene non debba loro l’amore per la parola e l’espressione artistica che ho coltivato solo più avanti.

Pescaroli è poi rimasto invischiato in quella damnatio memoriae che ha coperto di oblio gli anni liceali (che solo recentemente sto riscoprendo), né sapevo che fosse un così intenso artista.

Casualmente, a febbraio, se non ricordo male, mi è caduto l’occhio su un manifesto pubblicitario, sul quale campeggiava il titolo di una mostra ed un nome: Giuliano Pescaroli.

Era scontato che l’avrei visitata ma gli impegni e le preoccupazioni di questo periodo hanno messo a rischio la mia ferma decisione; ho atteso l’ultimo giorno, il 17 marzo, domenica pomeriggio, per recarmici e ho fatto bene.

All’ingresso ho incontrato una cortese signora, Chiara, sorella di un amico di quei tempi, forse più di un amico per quanto fu importante, il mitico Pier (che ho avuto modo di rivedere due volte, l’ultima delle quali a due passi dall’ospedale dov’ero andato a farmi visitare – senza esito – per il dolore al fianco) che mi ha omaggiato del catalogo (gratis per tutti), poi è iniziata la visita.

Le opere mi sono piaciute: ci ho trovato molto Picasso, De Chirico, Savinio (Chiara sostiene Michelangelo) oltre ad altri di cui non saprei dare riferimenti; molto movimento e contrasto.

Cultura classica e donne, conflitto e dualismo, Eneide e Minotauro.

L’esito è una produzione artistica decisamente interessante, piacevole: non mi dispiacerebbe avere qualche opera in mostra nel salotto di casa (speranza velleitaria) tanto le ho apprezzate, ad esempio “Crocefissione” o le versioni di “Ercole e Anteo” o “San Giorgio e il drago” o, ancora, “Pensieri danzanti” o “La morte del mito di Pericle.

Una cortese signora mi ha, poi, informato che Giuliano, tutti lo chiamavano col nome di battesimo, in mostra, era presente, al piano terra; ho deciso di fermarmi a salutarlo.

Incontro piacevole e cordiale, il professore mi ha firmato il catalogo e si è intrattenuto a scambiare alcune opinioni, veloci e inframezzate da saluti di altre persone; è stato curioso che, sebbene gli abbia detto di essere stato suo alunno, non mi abbia chiesto chi fossi, ma tant’è.

Più importante è stata l’affermazione che tutta la cultura occidentale è nata dal mito e che il cristianesimo stesso altri non è che un mito (teoria che, se non ricordo male, già propugnava ai tempi del liceo).

Mi ha detto, infatti, che Gesù in croce … Dio in croce, impossibile … un mito.

Ho apprezzato l’estetica ma l’idea del contrasto ragione – natura, ben mostrata in quello uomo – bestia, è ancorato al dualismo della metafisica greca che è alternativa ed ostile a quella ebraica e al pensiero di Cristo, come a quello di Freud.

Ritengo una fortuna avere imboccato altre strade, sebbene non rinneghi l’averlo apprezzato come insegnante.

Parma, 17 marzo 2019 memoria di San Patrizio Vescovo, di San Gabriele Lalemant Gesuita, martire in Canada e di San Giovanni Sarkander  Martire

 

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