La quadreria di Palazzo Rossi Poggi Marsili

La quadreria di Palazzo Rossi Poggi Marsili è stata la scoperta più inaspettata della gita bolognese: non avevo idea della sua esistenza per cui mai l’avrei visitata se non ci fossi incappato, del tutto casualmente.
Il palazzo che ospita questa esposizione venne donato dal conte Giovanni Francesco Rossi Poggi Marsili, dopo la sua morte, nel 1716, all’Opera Pia dei Poveri Vergognosi, con la clausola che ne diventasse la sede: così è stato fino al 2014, quando è stata assorbita da ASP.

Il problema dei poveri vergognosi era decisamente diffuso, tanto che in varie parti d’Italia (ma credo non solo della Penisola) si trovano confraternite che si dedicano alla loro assistenza; ma chi erano questi poveri vergognosi – pauperes verecundi?

Una definizione che risale alla Venezia di fine Cinquecento: “È certo umano, et pietoso officio l’haver a’ poveri commiseratione, et massimamente a’ coloro, che nati di honesti parenti, e de’ beni di fortuna per qualche tempo ben dotati, siano poi per varii, et diversi accidenti di quella, a’ povero stato ridotti, delli quali in questa città ne habbiamo gran numero, et sono chiamati li poveri vergognosi” (Venezia, 1591).

Persone di buoni natali e provviste di beni ma, per tanti motivi, decadute, impoveritesi: la richiesta di elemosina, che è un atto pubblico, era fonte di imbarazzo, un fatto vergognoso ed era, dunque, opportuno evitarlo, fornendo loro sostegno in via riservata.

Praticare l’elemosina è sempre stato considerato “disonorevole”, basti por mente allo scandalo suscitato da san Francesco d’Assisi, quando si mise a girare per Assisi, come questuante.

Bologna, come altre città, vide sorgere una confraternita per la loro assistenza, la “Compagnia de’ Vergognosi” per prestare soccorso a “Gentilhuomini, Cittadini, Mercanti et anco Artefici buoni nati nella città di Bologna, o ch’ almeno in quella siano habitati … quali siano decaduti et venuti in povertà et miseria”, il cui patrimonio, normalmente eterogeneo, si è arricchito nel tempo, anche grazie a lasciti testamentari degli appartenenti alle famiglie nobili che morivano senza eredi; si spazia così dagli oggetti d’arte ai documenti, dai beni immobili agli oggetti d’arredo, fino ai paramenti sacri, lo stesso palazzo Rossi Poggi Marsili è frutto di una siffatta donazione, immortalata da un dipinto di Gianbattista Canziani esposto nei locali.

Una nota previa dedicata al personale, ragazzi giovani e molto cortesi, coi quali è stato un piacere conversare (ignoro se lo sia stato anche per loro), li ho apprezzati per la disponibilità ma anche la discrezione, quindi bravi!

Altra nota previa: è risaputo che non amo la pittura del Settecento (almeno per la gran parte) , non sono mai riuscito a spiegarmelo, ma provo un senso di fastidio davanti alle opere di quel periodo, che mi paiono stucchevoli, prive di slancio una smorta copia degli eccessi che tanto apprezzo del barocco.

Questo per rivelare che anche in questa occasione le opere settecentesche mi hanno prodotto il già noto effetto, ma non c’è solo Settecento e dunque … procediamo con ordine.

Innanzitutto ecco una bella schiera di ritratti di santi: Gregorio Magno, Francesco, Domenico ed un altro che non riesco ad identificare poi una Sacra Famiglia con san Giovannino, dal Guercino, un drammatico e scenografico Giudizio di Salomone, con un triste dettaglio in primo piano, ovvero un cane che annusa il corpicino del bambino deceduto.

Interessanti anche due opere di Ercole Graziani il giovane, dedicate al rapporto uomo donna: Ester e Assuero e la più famosa coppia Giuditta e Oloferne.

Della prima storia si narra nel Libro di Ester ed è un bel racconto di uno scampato pericolo – un autentico genocidio: il popolo di Israele avrebbe dovuto essere sterminato per le trame del malvagio Aman, ministro di Assuero ma la regina Ester, ebrea, riesce a sventare il terribile proposito ed a salvare il suo popolo.

Oltre alle considerazioni politiche e religiose, c’è da sottolineare che entrambi i racconti trattano del rapporto uomo donna sebbene abbiano conclusioni ben diverse: il buon rapporto tra Assuero ed Ester continua nel tempo, quello tra Giuditta e Oloferne, nonostante un ottimo inizio, per motivi ideologici / politici esterni al loro andare d’accordo, finisce tragicamente (con quello che oggi chiameremmo un maschicidio).

Molto bello anche un Betsabea al bagno, con il re Davide a far da guardone sullo sfondo, anche in questo caso un buon rapporto uomo donna, re e (futura) regina, anche se in danno del povero Uria, guerriero tanto valoroso e fedele al suo sovrano quanto cornuto.

Niente male anche un Sacrificio di Isacco così come Susanna e i vecchioni, dove l’ardita mano di uno dei due bavosi di turno tenta di scoprire le candide e voluttuose carni, avvolte da un bianco lenzuolo, della pudibonda e virtuosa Susanna, mentre il secondo licenzioso porcello le mostra una collana di perle, per corromperla e deciderla a concedersi alle lubriche brame di entrambi.

Anche Maddalena penitente ha il suo perché, così come il Ritorno del Figliuol prodigo.

Avrete capito che il luogo è interessante ma manca il gran finale, il pezzo che mi ha conquistato, un bel san Sebastiano di dimensione al naturale in legno dipinto.

Un’opera davvero di notevole interesse, datata 1498 e proveniente dalla Chiesa di Santa Maria del Baraccano, attribuita da alcuni a Donatello, da altri, più recentemente, a Baccio da Montelupo; il santo è trafitto da 4 frecce, con lo sguardo rivolto al cielo, quasi che il supplizio non lo riguardasse personalmente.

Sul retro, inspiegabile, un piccolo scomparto, tra le scapole, desta curiosità ma al dilemma della funzione di questa custodia non c’è, al momento, risposta.

Davanti a questa statua “intorto” i buoni giovani che paiono comunque gradire anche perché sono l’unico interlocutore che mostra interesse alla loro presenza (ci sono una coppia di visitatori, oltre a me, che passano velocemente, ignorando del tutto le profferte di disponibilità dei volontari): grazie a me scoprono che il buon san Sebastiano è patrono anche della polizia locale, cosa che ignoravano (peraltro vivendo felicemente e serenamente) mentre conoscono le vicissitudini del santo ed il suo doppio martirio che è informazione che poche persone rammentano.

Non c’è da aggiungere altro se non l’invito ad andare a visitare questa bella esposizione, ricordando che l’ingresso alla quadreria di Palazzo Rossi Poggi Marsili è gratuito.

Bologna, 30 aprile 2023 memoria di San Pio V papa, San Giuseppe Benedetto Cottolengo sacerdote e San Mercuriale di Forlì vescovo

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