Effetto annuncio, infortuni e museo diocesano

Animato di buoni propositi oggi avevo intenzione di smontare alle 13.00 per dedicarmi ad una visita al centro di Modena; come spesso mi accade  i buoni propositi hanno lastricato ben altre vie ed in particolare quelle del pronto soccorso dove mi sono recato per accompagnare una delle due colonne del mio ufficio in pectore. Stamattina, dunque, a fine mattinata la colonna che ha nome Maria, forse affascinata dal mio appeal, o forse spaventata dalla mia imminente venuta, ha pensato bene di lanciarsi a volo d’angelo da una scala a pioli con tanto di faldone al seguito; il problema è stato l’atterraggio abbastanza rovinoso: la caviglia sinistra non ha retto lo sforzo ed ha clamorosamente ceduto.

Ottenuti i primi soccorsi dalle colleghe, mi sono offerto di accompagnarla al pronto soccorso dopo averle proposto varie modalità per trasportarla alla macchina: dal portarla in braccio al fare  un seggiolino umano intrecciando le braccia miei e di un altro disponibile collega: non volendo precipitare ulteriormente la situazione la nosta eroina ha deciso di saltellare come la vispa Teresa.

Giungiamo dunque al pronto soccorso dove scarico la tenera collega (cintura nera di lotta a terra e nota strangolatrice) arrabbiata come non mai ed assieme attendiamo pazientemente il nostro turno che arriva dopo nemmeno un’ora di attesa: breve attesa anche grazie all’aiuto di armi biologiche non convenzionali; il gelido piedino, infatti, non conosceva la gioia di effluvi acquatici da alcuni giorni così che un pestilenziale olezzo ha cominciato a diffondersi per la sala d’attesa invitando gentilmente chi aveva codici bianchi o verdi a rimandare le visite.

Sgombrato il campo dai concorrenti ci dirigiamo a fare i raggi ed anche lì l’effetto profumo ottiene dei bei risultati: il giovane infermiere che l’accompagna vacilla, insomma per farla breve in tempi tutto sommato veloci usciamo dall’ospedale con piede bloccato ed insaccato così che posso consegnare la “cara” collega ad altri premurosamente sopraggiunti per prestarle aiuto e conforto.

Deciso comunque ad andare in centro mi dirigo alla chiesa di San Francesco a fotografare per la seconda volta la Deposizione di Cristo di Antonio Begarelli, opera realmente molto bella e da valorizzare turisticamente, così come tutte le statue in terracotta di cui Modena è custode; dopo le foto me ne vado un po’ in giro fino a quando decido di visitare il Museo Diocesano (orari di apertura con ora legale dalle 09.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.00 mentre con l’ora solare si anticipa di mezz’ora la chiusura pomeridiana).

Tre euro di biglietto ben spesi anche se non ci sono capolavori straordinari da ammirare, almeno di quelli che io amo (dipinti), tuttavia ci sono addobbi e paramenti di sicuro interesse.

Nel museo lapideo, sempre all’interno del Museo Diocesano, ci sono le bellissime metope del Duomo di Modena, gli originali qui trasferiti per proteggerli dalle intemperie: di grande interesse, anche per sbugiardare certe stereotipe interpretazioni del medioevo, quella che rappresenta l’ermafrodito che mostra i genitali in bella vista senza alcun pudore.

Altri due elementi positivi hanno costellato la giornata: i complimenti di Umberto che hanno per me un valore inestimabile soprattutto se si pensa che a lui debbo tutto della mai vita professionale: quel che sono è in gran parte merito suo, è merito di un capo che ha saputo sempre valorizzare le persone che stavano al suo fianco; il suo modello mi accompagna ogni giorno.

Il secondo piacevole evento sono stati gli auguri della mia adorata Marta che non sentivo da un po’ : che dire? quando due tra le persone più importanti della mia vita si scomodano per complimentarsi non si può essere negativi o guardare al futuro con tinte fosche.

Grazie

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