Autunno in avvicinamento

Da cosa percepisco che l’autunno si avvicina?

Certo le giornate hanno minor durata, cioè c’è meno luce, ma due sono i segnali che la stagione volge verso la tristezza autunnale: le visite del mio amico rospetto ed i radicchi.

Ieri, sabato 22 agosto, compleanno di una mia cara e stimatissima amica, tal Cristina F. (conosciuta ai tempi di “noi i ragazzi dello zoo di Colorno”), ragazza di cui dovrei tessere elogi e lodi per ore, al mattino, poco prima delle 7.00, annaffiando l’orto prima di andare al lavoro, ho intravisto un movimento in un luogo che non mi aspettavo: era lui, il rospetto che ogni anno ho modo di incrociare.

Mi sembrava più cicciottello del solito, ma non me ne sono stupito: se anche lui ha rispettato le sedentarie prescrizioni del governo durante il famoso e famigerato lock down (che a dirlo in italiano chissà cosa costerà mai) è, ovviamente, incicciottito.

Mi ha informato mio cugino, che li ha visti di persona, che sono diventati 4, una perfetta famiglia di rospi borghesi, coniugi (o conviventi con due figli); il poco attraente aspetto (anche se vale anche per loro che ogni rospetto è bello a mamma sua) li pone al riparo dalle incursioni della padrona di casa, la Pituf (il cui nome all’anagrafe sarebbe Stella, ma famigliarmente chiamata Pitufina – Puffetta in spagnolo – abbreviata per amici e conoscenti in Pituf).

Mi piace che il nostro orto sia un punto di riferimento, un porto sicuro, per una famigliola di rospetti.

Veniamo ai radicchi: passato ferragosto, secondo gli insegnamenti agostiniani (cioè dell’ottimo e a me carissimo Agostino Babbi), è ora di iniziare a trapiantare i radicchi, verdura di cui mia madre è ghiottissima, così come mio fratello e relativi famigliari.

Eccomi sottoposto alle fatiche dell’agricoltura domestica: vangatura (in compagnia della Pituf che ha pensato bene di posizionarsi bella sdraiata dove stavo vangando, facendomi interrompere per un po’ la fatica), sarchiatura, rottura delle zolle troppo grosse e dure, concimatura e, infine, l’attività per me più gravosa: la trapiantaura.

Prima occorre preparare le buche quindi infilare in ciascuna la zolla con la piantina per concludere con il consolidamento della piantina, che si ottiene stringendole la terra attorno.

Ultima operazione, molto meno faticosa è l’annaffiatura.

Sono già a oltre 210 piantine e ancora ho molto spazio, le piantine saranno almeno tre volte tanto, come temo fortissimamente.

Non mi è dato sottrarmi ma è davvero una faticaccia stare in posizione scomodissima a infilare le piantine nel terreno.

Esclusa la trapiantatura, le altre attività dell’orto non mi dispiacciono affatto, sono un modo per scaricare la tensione perché, almeno nel mio caso, non mi permettono di pensare a nulla.

L’idea della coltivazione andrebbe recuperata ed applicata non solo all’orto; penso, ad esempio, al pensiero ed alla sua prima esplicitazione, la parola.

Ho iniziato a guardare, in streaming, il documentario “Il grande silenzio” dedicato ai monaci certosini, un ordine che ha nel silenzio uno dei propri carismi.

Ovviamente non sarebbe un ordine religioso che potrebbe accogliermi, tralasciando l’età ormai troppo avanzata, amo troppo dormire e parlare per poter pensare di diventare un monaco certosino, ma il fascino che esercitano è notevole.

Ma questa idea del parlare come evento è un pensiero da coltivare. e valorizzare.

Parma, 23 agosto 2020 memoria di Santa Rosa da Lima e dei Beati Costantino Carbonell Sempere, Pietro Gelambert Amer e Raimondo Grimaltos Monllor, Fiorentino Perez Romero e Urbano Emanuele Gil Saez, Giovanni Bourdon (Protasio da Sees),
Giovanni Maria della Croce (Mariano Garcia Mendez),Beate Rosaria (Piera Maria Vittoria) Quintana Argos e Serafina (Emanuela Giusta) Fernandez Ibero martiri

Da cosa scopro che l’autunno di avvicina?

Certo le giornate hanno minor durata, cioè c’è meno luce, ma due sono i segnali che la stagione volge verso la tristezza autunnale: le visite del mio amico rospetto ed i radicchi.

Ieri, sabato 22 agosto, compleanno di una mia cara e stimatissima amica, tal Cristina F., ragazza di cui dovrei tessere elogi e lodi per ore, al mattino, poco prima delle 7.00, annaffiando l’orto prima di andare al lavoro, ho intravisto un movimento in un luogo che non mi aspettavo: era lui, il rospetto che ogni anno ho modo di incrociare.

Mi sembrava più cicciottello del solito, ma non me ne sono stupito: se anche lui ha rispettato le sedentarie prescrizioni del governo durante il famoso e famigerato lock down (che a dirlo in italiano chissà cosa costerà mai) è, ovviamente, incicciottito.

Mi ha informato mi cugino, che li ha visti di persona, che 

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