A Milano per la perversione

Ennesima giornata milanese, una volta tanto non per bieco turismo o per incontrare giovani amici di vecchia data come ho raccontato in altro post; l’occasione è stata fornita dall’invito a partecipare all’incontro conclusivo del Simposio annuale della Società amici del pensiero, dedicato alla perversione.

Il viaggio, in auto, è stato allietato dalla conoscenza di un baldo giovanotto che avevo ben presente chi fosse, avendolo già visto in occasioni precedenti ma senza avere la possibilità di scambiare 4 chiacchiere.

Ebbene si è trattato di una vera scoperta: il mio compagno di viaggio si è rivelato una sorta di filone aurifero; anche nel suo caso, come mi accade con pochi altri, c’è stata sin da subito una libertà di parola che mi lascia sempre quasi senza fiato.

Parlando con altri, evidenziavo una sua caratteristica che ho definito “cordialità attiva”, una capacità di avvicinarsi agli altri senza inibizioni, senza imbarazzi. Mi è venuto un paragone spontaneo con me stesso alla sua età (ma anche adesso): nel mio caso mi viene facile essere “cordialmente passivo”, cioè ben disposto e disponibile ad accogliere l’iniziativa altrui mentre sono impacciatissimo nel prendere l’iniziativa, inibito si potrebbe dire.

Nelle occasioni in cui sono riuscito a superare questa inibizione ho incontrato sempre o quasi persone che non corrispondevano alla mia “intrapresa”: qualcuno me l’ha giustificato con l’età (la differenza d’età, tutta in mio sfavore) o, in ambito professionale, con la differenza di grado (quasi che a essere funzionari si modifichi lo statuto ontologico dell’individuo): sono evidenti “scuse”, pretesti banalizzanti.

Prendo spunto da questa difficoltà personale per richiamare uno dei temi del simposio,

L’uomo è l’unico essere vivente che si possa definire “metafisico”: esso è nella natura ma vive di un’altra natura, è l’unico ente che vive di diritto.

Che vuol dire questa apparentemente sibillina affermazione? Che è sotto gli occhi di tutti che l’uomo non ha istinti, che non c’è legge che predispone all’inderogabile compimento di atti finalizzati ad un esito predefinito.

Il neonato è chiamato, tramite l’accoglienza di un’offerta (che precede e forma la domanda) a dotarsi, istituire una legge di moto che è legge di pensiero e di corpo poiché non esiste corpo senza pensiero.

Questo “deficit” è la peculiarità che lo contraddistingue.

Trattandosi di offerta essa è distinguibile in alcune chiamiamole fasi: c’è un offerente, un prodotto offerto, un altro che riceve l’offerta che è, ad un tempo, l’oggetto dell’offerta e la legge che rende possibile l’offerta, cioè il possibile legame sociale tra i due, che si costituisce o meglio può costituirsi attraverso il giudizio mi piace (lo faccio mio, lo mangio) o non mi piace (lo rifiuto).

Questo rapporto non è di tipo istintuale, cioè indefettibile ed è questa non inevitabilità che permette il sorgere delle difficoltà: quel che può essere occasione di incontro può anche divenire momento di difficoltà.

La difficoltà richiede una soluzione che è un’operazione eminentemente giuridica, c’è un lavoro da compiere in modo che la legge resti confermata nella mutabilità di partner e oggetti.

Può accadere, quindi, che il soggetto sappia difendere la legge di rapporto con l’altro oppure possa cedere alle tentazioni di tenersi l’oggetto o il partner al posto della legge; in questi due casi seguiranno danni.

In tutto questo la perversione?

La perversione ha due facce: regressione e reazione.

Si annida, dunque, nelle plaghe dell’evitamento che la regressione pone in atto: viene vagheggiato un passato preesistente la questione del rapporto, passato in cui si vorrebbe tornare in modo da evitare il lavoro di soluzione, una reductio ad unum dove si perde uno dei posti della relazione (quello che soggetto che si appiattisce sul posto dell’altro).

Il rapporto con l’altro si riduce alla coppia dominio/sottomissione che sembra essere l’unica soluzione efficace poiché toglie di mezzo l'”incertezza” del giudizio di gradimento: sadismo e masochismo sono facilmente individuabili negli atti quotidiani ma siamo in presenza di uno di quei casi di cui parla efficacemente la Bibbia, ad esempio nel Vangelo di Matteo “Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete” o nel salmo 115: “Hanno bocca e non parlano,/ hanno occhi e non vedono,/ hanno orecchi e non odono,/ hanno narici e non odorano./ Hanno mani e non palpano, hanno piedi e non camminano; dalla gola non emettono suoni”.

Abbiamo davanti agli occhi ma non vediamo.

In questo nuovo ordinamento che fine fa il diritto?

Viene banalizzato, seppur sopravvive, è reso inefficace.

Queste operazioni non sono a costo zero né per l’individuo, né per la società come il nazismo dovrebbe averci insegnato.

Credo di aver fatto tesoro dell’incontro.

Al termine c’è stato un piacevole momento di scambio di saluti che, grazie sempre al mio giovane compagno di viaggio, è stato l’occasione per conoscere e scambiare alcune battute con varie persone che sono anni che leggo e ascolto o che ho visto ai vari simposi, quindi doppio bottino, inaspettato e gradevolissimo: non sempre la perversione vien per nuocere!

Milano, 8 luglio 2023 memoria dei Santi Aquila e Priscilla, Sposi e martiri, discepoli di San Paolo

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