Le matriarche mi inseguono

Matriarche? ebbene mentre alcuni giorni fa stavo beatamente annaffiando i vasi di fiori che lottano contro la torrida calura che tutto brucia senza pietà, or dunque, intento a siffatta rilassante attività, mi è balenato nel cervello un flash, una serie di ricordi cui mai avevo prestato attenzione.

Mi si è presentata alla memoria una Matriarca che ho conosciuto alcuni anni fa in una delle mie esperienze lavorative; sono andato successivamente a cercare le definizioni di matriarca ed ecco cosa ci propone l’autorevolissima Treccani online, come secondo significato: “Donna che, in un ambito familiare allargato, svolge un ruolo autorevole, e talora dispotico, nei confronti dei membri della famiglia”.

Se si sostituisce famigliare con professionale e si elimina il ruolo autorevole, miglior descrizione non saprei dare.

Allora ero nuovo di nomina in un incarico di un certo prestigio (o forse no) ma di sicuro gravoso impegno; venni accolto da una collega mia pari grado seppur più anziana, e da alcune collaboratrici, di cui una spiccava per un ruolo di particolare autorità; la soprannominai quasi subito “Matriarca” per motivi banali ma azzeccatissimi.

Gentilissima ed apparentemente ossequiosa nei miei confronti, ne percepivo una certa nota di falsità che sperimentai in varie occasioni.

Sopra tutto la resistenza a qualunque innovazione o modifica del modo di lavorare e di gestire il personale (come si usa dire) cioè i colleghi: contrariamente al passato, la mia porta era e voleva restare sempre aperta per chiunque avesse necessità di chiarimenti e supporto, cosa malvista e non digerita, ma non soltanto quello.

Capivo e capisco benissimo che un ispettore neo assunto possa essere percepito come un intruso, ma sfortunatamente, l’intruso aveva ogni intenzione di lavorare e, se possibile, di lavorare bene, cioè di sostenere il lavoro di chi aveva necessità di confronto.

Non nutrivo (né lo faccio oggi, anzi ancor meno) smanie di potere, ma mi piace lavorare nello spirito del civil servant, che vuol dire dare il meglio possibile nelle situazioni in cui ci si trova a prestare la propria opera.

Spirito che non venne minimamente apprezzato, ma sfortunatamente per lei, c’era chi era disposto a seguirmi su questa strada ed andammo avanti in grande armonia, spirito di collaborazione, stima e rispetto.

Quella matriarca dopo un certo tempo decise di volersi rimettere in gioco e chiese di essere destinata ad altro incarico: accondiscesi con piacere, ben felice di avere collaboratori così aperti a nuove sfide, nonostante l’età anagrafica ormai avanzata.

Così avvenne una cordialissima separazione consensuale, con tanta ipocrita cortesia, l’ufficio continuò a lavorare come e anzi meglio di prima, confermando il banale abusatissimo adagio in ragione del quale tutti sono utili e nessuno indispensabile e l’uscita di scena un po’ ingloriosa di una matriarca non rappresenta la fine del mondo, e nemmeno di un ufficio.

Nel mio destino è iscritto che debba incontrare delle matriarche sul mio cammino e così avvenne che qualche tempo dopo mi sono ritrovato a vivere una situazione del tutto similare; ancora una collaboratrice “anziana”, con qualche mania di protagonismo e correlata voglia di primeggiare.

Come l’altra anche questa dotata di grande esperienza, non supportata tuttavia da adeguata preparazione, insofferente verso l’idea del lavoro come servizio e ancor più all’idea che è possibile lavorare meglio rinunciando a consolidate abitudini risalenti a ere geologiche precedenti.

La curiosità consiste nel fatto che le due matriarche sono omonime, evidentemente una pura coincidenza che, durante l’annaffiatura dei fiori, mi si è affacciata al pensiero facendomi sorridere.

Fortuna ha voluto che, almeno a Parma, non ci siano colleghe con tal nome (che non rivelerò), giusto per sfatare questa pseudo regola.

La caratteristica che accomuna queste due megere, pardon matriarche, è il rifiuto del pensiero dell’altro come profittevole; l’abitudine a occuparsi di zizzania, impedisce di dedicarsi alla cura del buon grano.

Con danno per tutti; la parabola della zizzania è da rimeditare sebbene ne abbia già accennato qui.

Parma, 27 luglio 2023 memoria di San Pantaleone Medico e martire

 

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