il re Davide e il Natale: auguri

Come ogni anno, lo stucchevole rito degli auguri, cosa che a me non piace, salvo il caso in cui l’augurio sia personale, non genericista e fondato sul motivo per cui vale la pena farli, gli auguri.

Domenica scorsa, a Messa, la prima lettura è stata illuminante in proposito: Davide, insediatosi come sovrano, finito il peregrinare, pensa di costruire una degna dimora al suo Signore, un degno tempio.

Davide ha uno spirito religioso, vuole rendere concreta la presenza di Dio, identificando un luogo sacro a lui dedicato; anche Natan, il profeta, condivide questo ordine di pensieri tanto da confermare Davide nel suo progetto.

Il Signore, però, ha ben altra idea; cito qui dal secondo libro di Samuele, capitolo 7:

«[1] Il re, quando si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all’intorno,

[2] disse al profeta Natan: “Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto una tenda”.

[3] Natan rispose al re: “Và, fà quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te”.

[4] Ma quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan:

[5] “Và e riferisci al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?

[6] Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione.

[7] Finché ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro?

[8] Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti: Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d’Israele mio popolo;

[9] sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello dei grandi che sono sulla terra.

[10] Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato,

[11] al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà grande, poiché una casa farà a te il Signore.

[12] Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno.

[13] Egli edificherà una casa al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno.

[14] Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d’uomo e con i colpi che danno i figli d’uomo,

[15] ma non ritirerò da lui il mio favore, come l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te.

[16] La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per sempre”.

[17] Natan parlò a Davide con tutte queste parole e secondo questa visione.

[18] Allora il re Davide andò a presentarsi al Signore e disse: “Chi sono io, Signore Dio, e che cos’è mai la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare fino a questo punto?

[19] E questo è parso ancora poca cosa ai tuoi occhi, mio Signore: tu hai parlato anche della casa del tuo servo per un lontano avvenire: e questa è come legge dell’uomo, Signore Dio!

[20] Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio!

[21] Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore, hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo.

[22] Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi.

[23] E chi è come il tuo popolo, come Israele, unica nazione sulla terra che Dio è venuto a riscattare come popolo per sé e a dargli un nome? In suo favore hai operato cose grandi e tremende, per il tuo paese, per il tuo popolo che ti sei riscattato dall’Egitto, dai popoli e dagli dei.»

Questo Signore fa presente a Davide di essere sempre stato con il popolo di Israele e con lui, durante le varie peregrinazioni, facendogli bene intendere di essere interessato al rapporto con lui personalmente e con il popolo che gli ha affidato: il Signore non è in cerca di case.

O meglio, è interessato alla casa di Davide, alla sua discendenza ma anche ad un luogo abitabile, ove si viva bene, un luogo ove il popolo possa vivere senza agitazione e nella pace.

Il Signore è propizio a Davide ed alla sua discendenza. Tra i due corre buon sangue, si può definirlo un buon rapporto: la promessa del Signore ricorda quella della famosa parabola dei talenti, anzi Davide si potrebbe proprio definire un ottimo investitore (con qualche sbandamento, ma il Signore è tollerante).

Questa promessa, nel tempo, giunge fino ad una Vergine che riceve una visita, un po’ inusuale, perlomeno inaspettata:

«l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.» (Lc 1,26-38)

Fare e ricevere gli auguri, quindi, ha senso solo se si festeggia il compleanno di un bambino i cui doni non sono infantili: oro incenso e mirra non sono i regalini per i bambini buoni, nè l’elemosina al bambino extracomunitario, profugo, povero e indifeso che cercano di venderci.

Gesù è la casa che il Signore ha promesso a Davide, per sempre, la persona in cui corpo e pensiero, in accordo, vivono in pace, pietra angolare su cui edificare.

Allora l’augurio a ciascuno dei miei famigliari, a ogni amico, a ciascun conoscente, a ogni benefattore, a tutti coloro che conosco è questo: buona edificazione.

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.