Buona Pasqua di resurrezione 2020

Pasqua di resurrezione un po’ strana quella di quest’anno, senza celebrazione comunitaria come mai era successo da quando la memoria mi assiste, anche ai tempi in cui non frequentavo le chiese.

Mi trovo a lavorare in ufficio, e già di questi tempi è una cosa non ordinaria, mi attende poi una lunga vacanza fino al 25 aprile.

Questa Pasqua inconsueta mi offre l’opportunità di ripensare a varie cose ed in particolare si pone come un momento di memoria e di domanda.

Come intendo festeggiare la Pasqua? e che senso hanno gli auguri di buona Pasqua?

La prima Pasqua è stato un passaggio, dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà nel deserto: sappiamo che non è finita benissimo.

Nessuno degli esuli è arrivato alla meta, la terra promessa è stata conquistata solo dalla generazione successiva: Giosuè vi è entrato, non altrettanto ha potuto fare Mosè.

Comunque la Pasqua è stata un’uscita dalla condizione servile in vista di una promessa: gli ebrei gemono per la loro schiavitù ma è il Signore a prendere l’iniziativa, è lui che agisce perché Faraone conceda il permesso di allontanarsi per rendere omaggio a Dio e quindi a permettere loro la fuga.

Ma presto iniziano i ripensamenti:

«anche gli Israeliti ripresero a lamentarsi e a dire: “Chi ci potrà dare carne da mangiare?

Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei meloni, dei porri, delle cipolle e dell’aglio.

 Ora la nostra vita inaridisce; non c’è più nulla, i nostri occhi non vedono altro che questa manna”.» (Nm 11, 4-6)

Ecco la mia Pasqua: un’occasione per uscire dal mio Egitto, di riprendere o rinvigorire il percorso verso la terra promessa, ben sapendo che la tentazione di tornare indietro (o guardare indietro come la famosa moglie di Lot: «Ora la moglie di Lot guardò indietro e divenne una statua di sale») (Gn 19, 26) è molto forte.

Non starò ad elencare tutti i motivi per cui la tentazione è forte ma credo che nella vita di chiunque i pesci, le cipolle o i meloni d’Egitto siano ben presenti.

L’augurio che rivolgo per primo a me stesso è a non guardare indietro, a non accontentarsi.

Ma Pasqua è anche il momento della Resurrezione di N.S. Gesù Cristo: qui c’è un passaggio dalla morte del corpo alla sua resurrezione, un evento incredibile, una offerta che va ben oltre ogni aspettativa perché se è vero quel che ha detto un sacerdote deceduto in questi giorni nel bergamasco a causa della pandemia, che il cuore dell’uomo non è fatto per la tomba, è altrettanto vero che non riesco ad immaginare in cosa possa consistere la resurrezione.

Oggi, 12 aprile, sono 5 mesi che è deceduto il mio carissimo Federico e proprio pensando a lui e ai discepoli di Emmaus, mi piacerebbe che una sera, di quelle tristi d’autunno, mentre mi dirigo verso casa stanco e sfiduciato (quante volte è accaduto?), ecco in quel momento potrebbe affiancarmisi un uomo, in carne e ossa, non un fantasma, e dirmi: “pezzo di somaro, come puoi dubitare che ciò che di buono, di bello, di vero, abbiamo vissuto assieme sia andato perduto per sempre?”

Ecco come immagino la resurrezione: un nuovo incontro con tutti coloro che si sono incontrati in precedenza e con tanti altri coi quali stabilire nuovi rapporti, con tanto lavoro da fare ma senza il peso della fatica, del sudore della fronte che è il segno del peccato ovverosia del disagio psichico da cui nessuno è indenne.

Pasqua come continuazione del lavoro di una vita ma senza le contraddizioni, inciampi, sguardi indietro: non so come sarà il paradiso ma sicuramente non ci sarà spazi per le statue di sale e le cipolle d’Egitto.

Che sia, allora, una Santa Pasqua di Resurrezione per ciascun uomo, che a ciascuno possa ardere il cuore come accadde ai discepoli di Emmaus e di conseguenza risvegli la voglia di mettersi in cammino, sebbene sia sera, per uscire dalle troppo abbaglianti sirene della melanconia (che non esclude le formazioni reattive di segno opposto).

Il mio lavoro di correzione, di anticipazione del paradiso non può prescindere da volti, nomi, storie che voglio ricordare, come ogni anno in occasione delle feste maggiori perché a ciascuno di loro va un augurio speciale ed un invito a collaborare nella coltivazione del … sospendo qui la frase per lasciare a ciascuno di completarla come meglio crede.

Innanzitutto voglio ricordare i miei famigliari, mia mamma, mio fratello Graziano e mia cognata Silvia, i super fanta nipoti Simone e Laura, i miei zii Luciana ed Ermes, i miei cugini Lilli, Luca, Davide, Andrea, Marina e Alice: a ciascuno di loro gli auguri più speciali.

I miei auguri a Gabriele e Silvia, a Roberto M. (che ha subito un grave lutto di recente, quindi unisco anche le più sentite, fraterne condoglianze), a Marta con tutta la famiglia annessa e connessa, ad Angelica, Umberto F. con Luana (e pargoli vari), Agostino B., Marco G., Andrea R., Alessandro S., Roberta B., Daniele d. F., Valentina e Nicola,  Sergio M. Davide Z. Fabio M., Cristian R. e i tanti colleghi e amici riminesi; Elisa F., Paolo P. (quel grandissimo lavativo del mio tutor), Cristian C., Claudio e Fiorella, Miranda C. e gli amici modenesi.

Un augurio ai miei “cuccioli” Loris, Jader e Lorenzo con relative famiglie ed ancora ai colleghi ed amici del sindacato di categoria cui mi onoro di appartenere ormai da secoli

Auguri ad Alfuccio, a Puffetta, Manuela e Benny, a Francesco con tanto di “pestiferi” ma deliziosi e bellissimi pargoli (e alla di lui moglie santa subito), a Francesco B., Fernando detto Nando B., Diego S. e agli colleghi parmigiani, non tanti come speravo agli inizi.

Auguri a Danilo, Serena, Michele T., Stefano B. (riminese con furore), a Stefania Massimo e Camilla, a Guido (con quel che verrà, ma su questo in futuro), Piero, Gaspare, Marco d. M. e consorte, Cristina F. (una ragazza deliziosa come poche), Lulù da Fidenza, Tommaso da Fontevivo, Lazzaro, Daniele F., Franco F., Andrea P., Francesco G., Francesco l. M., Stefania, L.R., Sabrina M., Andrea M., Massimo M., Alberto S., Silvia S.

Chiudo con un augurio particolare dedicato a Paolo, il mio dentista preferito, compagno di tante serate assieme a Federico e a Stefano che spero vorrà continuare ad investire nel prossimo futuro nella maniera speciale che ha fatto in questi mesi.

Un augurio particolare al mio medico curante, il dottor Francesco Zaccaro (e le sue collaboratrici), alla dottoressa Angelica Sikokis (persona straordinaria) e a tutti i suoi collaboratori tanto competenti quanto cortesi ed attenti, al dottor Roberto Berretta (altra figura fuori dal comune).

Ho sicuramente trascurato qualcuno, spero mi scuserà.

Parma, 12 aprile, nella solennità della Pasqua di Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo

Grazie dei profondi spunti di meditazione e della tanta umanità che si coglie nelle tue considerazioni

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