Ritorno da Ostia

Dopo essermi rifocillato con un gelato preconfezionato, sono tornato nell’Urbe per dedicarmi ad altre visite; la mia ben nota indecisione mi ha fato propendere per fare 4 passi a piedi come se non fossi già esausto: dalla fermata di Piramide me ne sono andato più o meno al Pantheon, scarpinando alacremente e visitando tutto quel che mi capitava a portata di piede.

Sono tornato a visitare la basilica di Santa Maria in Cosmedin, che avevo già visitato anni fa.

Famosa per la Bocca della verità ma meritevole di visita per altri motivi: intanto sembra che sia il primo caso di cristianizzazione di un precedente luogo di culto pagano, poi conserva uno splendido pavimento di stile cosmatesco, il candelabro del cero pasquale dello stesso stile (adoro i mosaici di ogni tipo) e custodisce il cranio di san Valentino che ha la disgrazia di essere il protettore degli innamorati.

In sacrestia c’è un bellissimo mosaico, l’Adorazione dei Magi che è uno dei 9 frammenti delle decorazioni musive di San Pietro.

Da lì ai templi di Portuno e di Ercole il passo è breve; soprattutto il Tempio di Ercole Vincitore, a forma circolare, è splendido nella sua semplicità.

In questa piazza venivano eseguite le condanne capitali da parte del famoso Mastro Titta (anche se Leonida Montanari fu decapitato in Piazza del Popolo).

Condanne capitali che fino a metà Cinquecento venivano eseguite poco lontano da qui, nei pressi di un’altra tappa verso il centro, presso la famosa e famigerata Rupe Tarpea; non è la rupe la mia meta ma una chiesa che intravedo camminando, la chiesa di Santa Maria della Consolazione, che si trova lungo quello che un tempo era il “vicus jugarius” una strada che collegava il Foro alla Porta Carmentalis (nei pressi dell’area sacra di Sant’Omobono), fino al Foro Olitorio (dov’è adesso la chiesa di San Nicola in Carcere) che era, all’epoca, il mercato dei legumi e delle verdure.

L’esterno di questa chiesa è tipicamente barocco, così pure l’interno, un po’ scuro per cui non risulta facile fare foto.

Notevole un rilievo marmoreo di Raffaello da Montelupo che rappresenta lo Sposalizio mistico di santa Caterina; questo Raffaello è l’autore anche della famosa statua di San Michele Arcangelo che si trova in Castel Sant’Angelo. In questa chiesa ho anche trovato una reliquia di San Leopoldo Mandic, ufficialmente dichiarato protettore dei malati oncologici e subito adottato nella schiera di quelli da pregare.

Tra le curiosità di questa chiesa c’è sicuramente l’origine che è dovuta ad un miracolo, come spesso accade: la Madonna avrebbe salvato la vita di un giovane ingiustamente accusato e condannato a morte. Accanto poi sorse un ospedale gestito da una confraternita; questo ospedale venne frequentato da numerose personalità di varie epoche e qui morì santamente, San Luigi Gonzaga; i locali dell’ospedale ora ospitano una dipartimento della Polizia Locale di Roma Capitale.

La giornata è ormai conclusa e domani mi aspetta ancora tanto da visitare.

Roma, 13 settembre 2020 memoria di San Giovanni Crisostomo  Vescovo e dottore della Chiesa

 

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