Sul diritto alla moda e la moda dei diritti

Debbo gratitudine al neo deputato Aboubakar Soumahoro che ha sdoganato l’ultimo dei diritti che la sinistra italiana sta elaborando in questi decenni, il diritto alla moda.

Si tratta, in realtà, di un pretesto per parlare dei diritti e della sinistra italiota.

Sappiamo che la sinistra, non solo italiana, nasce con un dna di progressismo: non esiste sinistra che non sia progressista e tutto quello che di sinistra non è di codino conservatore può essere tacciato.

Progressismo che, nel padre nobile della sinistra, Karl Marx è identificabile nel processo – privo di meta? – che sorge dal conflitto tra forze produttive e rapporti di produzione; per il filosofo tedesco si trattava di “manipolare” i rapporti di produzione, l’economia, per ottenere modificazioni sociali in vista del sorgere del sole dell’avvenire.

A questa dottrina si sono conformati i comunisti, anche italiani, per decenni e decenni, poi il partito comunista italiano è deceduto ed i suoi epigoni hanno iniziato a lavorare su altri fronti.

Sempre interpellati dall’ideologia progressista i figli e nipoti e successori vari di Togliatti & Co. hanno da un lato monopolizzato il mondo della cultura per cui oggi, ma non da oggi, se sei e vuoi essere considerato un intellettuale non puoi non essere di sinistra, dall’altro proprio i sedicenti intellettuali, figli e carnefici ad un tempo del progressismo, ne sono divenuti una delle tante spine nel fianco.

L’inarrestabile spinta al progresso, come Crono con i figli, rischia di divorare chi ha dato l’abbrivio e, come le acque di un fiume in piena, tende a riempire ogni pertugio occupabile.

Cosa dunque è accaduto a questo fiume in piena?

Senza scomodare le intuizioni di Augusto del Noce, siamo negli anni Settanta del secolo scorso, la sinistra tutta ha perso ogni capacità di analisi economica e ha scelto o di rinchiudersi in una lamentazione del passato (certi partitini della sinistra radicale) o di abbandonare il campo della rivoluzione rinunciando così alla modifica dei rapporti di produzione e conseguenti modifiche sociali.

Anche la presa del potere grazie al predominio della classe intellettuale, come preconizzata da Gramsci è fallita, sconfitta sul suo stesso terreno dai mezzi di comunicazione messi in piedi dal “demonio” di Arcore (perché in quello è stato trasformato non essendo sconfiggibile sul suo stesso terreno).

Aperta la strada alla banalizzazione, ché quello hanno fatto le tv commerciali, la sinistra non ha potuto fare altro che inseguire e cavalcare gli ulteriori sviluppi di quell’operazione: dalla tv è passata ai social.

La realtà ha perso via via rilevanza in favore della narrazione e della narrazione della narrazione, della narrazione della narrazione della narrazione e via narrando.

La rinuncia alla modifica della realtà ha avuto il contraltare nei tentativi di modifica dell’uomo, dell’individuo: l’uomo nuovo non può nascere dalla modifica dei mezzi di produzione? E allora facciamolo nascere dalla modifica della sua costituzione individuale.

Trionfo della psicologia e, d’altro canto, superata a sinistra dai movimenti ecologisti, surclassata dai pacifismi vari, snobbata dagli antagonismi (anche qui ecologisti e pacifisti) che alternative restavano?

C’è da dire che la sinistra non ha fatto tutto da sola: un grosso sostegno, come terreno di coltura, gli è arrivato – inaspettatamente? – dal mondo cristiano/cretino (crétin, in francese, è una variante diatopica di chrétien, come osservava acutamente Giacomo Contri già anni fa) – in senso non offensivo ma medico di malato di cretinismo (deficit cognitivo, una conseguenza del disturbo, come dottamente ci spiega l’Accademia della Crusca).

In questo mondo variegato è stata coltivata quell’ingenuità che si può sintetizzare nel termine “buonismo”: i cattolici emarginati o ritirati dalla vita pubblica (le varie scelte religiose) per tenere aperti gli accessi al potere che tramite la DC erano abituati a gestire, hanno solidarizzato, cercato sponda, con chi poteva confermali nelle stanze dei bottoni nonostante il crollo di elettori della balena bianca.

Ma non è solo vicenda politica, piuttosto si tratta di pensiero debile: dopo secoli passati al potere, perse le chiavi dello stesso, forse per formazione reattiva la chiesa si è buttata ad inseguire chi la tallonava sulla sponda di moralismo e perbenismo: tutto sepolto e ammantato di amore per i poveri, gli ultimi e i diseredati, il trionfo di amore e misericordia, nell’equivoco del significato di queste parole.

L’oblatività cristiana è andata a nozze con gli ideali della sinistra ed ha generato un mix micidiale in cui la chiesa ha rinunciato al suo ordinamento giuridico per sottomettersi a quello moralistico dominante.

Un pizzico di astratto umanitarismo e tanti, tanti diritti ammantati di quell’unica “scienza” che ancora permette loro margini di manovra, la psicologia appunto.

I maître à penser della sinistra contemporanea sono gli influencer e qualche pasionaria (ambosessi) di diritti vari ed eventuali.

Ed eccoci tornati al punto di partenza: grazie ad Aboubakar Soumahoro stiamo aprendo una nuova frontiera, in attesa di scoprire quale altro nuovo diritto ci riserverà il futuro.

Dimenticavo di precisare che questo male non è solo italiano: la Spagna sta discutendo della famosa e famigerata ley trans che intende permettere il cambio di sesso anche ai minori senza necessità di avvalersi di consulenze specialistiche e contro l’irrilevante parere dei genitori.

In Francia la meravigliosa sindachessa parigina Anne Hidalgo ha pensato bene di consigliare al sindaco di Kiev di pensare alla ricostruzione della città puntando sulle piste ciclabili; con la consueta delicatezza Massimo Gramellini sul Corriere” del 2 dicembre l’ha inappuntabilmente canzonata (ero tentato di dir di peggio).

In Gran Bretagna ma soprattutto in America, infine, la nuova ortodossia imposta dalla cancel culture con tutte le élite culturali ed economiche (a tacere di quelle politiche) imbevute e sostenitrici del pensiero unico buonista sono l’altra sponda del fossato di questa marea montante che spinge in direzione della morte del pensiero occidentale come lo conosciamo da millenni.

Grazie a questo pensiero intollerante seppure ammantato della splendente luce dei tanti diritti, l’attuale sinistra italiana riesce a sopravvivere e a rimandare, come sempre ha fatto, i conti con la realtà

È possibile una difesa? Pare che l’unica alternativa sia schierarsi coi nemici interni di questo occidente per poterlo salvare. Trattati da nemici, proprio come il pensiero sano è vissuto come un intruso (un ribelle) rispetto al potere illegittimo e usurpativo dell’invasore.

Parma, 7 dicembre 2022 memoria di sant’Ambrogio vescovo

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