Il Busillis di Francesco Gallina

Chi mi conosce sa che dietro l’aria paciosa da pseudo monaco benedettino (con la tonaca sarei un figurino) si cela tutta la rancorosa perfidia di un ex (almeno nel pensiero) vigile urbano frustrato e che, di conseguenza, è ben raro che parli bene di qualcuno salvo che quel qualcuno non mi vada proprio a genio, il che non accade frequentemente.

Questa logorroica presentazione mi serve per lanciare un blog bellissimo, intitolato Busillis.

L’autore è il giovane, autor giovane, Francesco Gallina, anzi il dottor Francesco Gallina, già noto ai più per il suo romanzo De Perfectione e per le opere di poesia e/o critica letteraria che fanno man bassa di premi (questo non so se gioca a suo favore, a esser sinceri) in giro per la penisola.

Francesco è un amico perché offre a me, senza volermi bene e praticamente senza conoscermi, l’occasione di avere dei materiali di pensiero su cui costruire, eventualmente, qualcosa foss’anche solo la piacevole lettura di un articolo.

Conosco Francesco non solo per il romanzo ma anche per le brevi considerazioni che scrive su facebook (confesso che sono la cosa più interessante che trovo su quel social network) e che, spero, adesso concentrerà in Busillis; il primo contributo, dedicato al punto e al busillis è gustosissimo; il secondo, mi permetto di suggerirgli, sarebbe da dedicare al punto per cui Martin perse la cappa.

Anche un genio come Totò ha saputo evidenziare, da par suo che la vita è questione di punti: ” … Punto, due punti, ma sì, fai vedere che abbondiamo, abondantis adbondandum …  perché il giovanotto è studente che studia che si deve prendere la laura, che deve tenere la testa al suo posto e cioè sul collo…”, punto, punto e virgola, punto e un punto e virgola.
Peppino de Filippo: Troppa roba!
Totò: Lascia fare, se no dicono che siamo provinciali, siamo tirati …”

Mi viene in mente che punto non è centro; il centro attrae con la forza “magnetica” della gravitazione, fissa il pensiero nella contemplazione, nella ricerca o negli equivalenti opposti, la contestazione e la fuga.

Non è un caso che il labirinto della Masone, recentemente visitato, abbia un centro in cui non v’è … altro che l’io in assoluta solitudine, cioè il nulla eternizzato del narcisismo.

Il punto è mobile, non ha forma e quindi può assumere quella che gli venga data, a seconda delle opportunità.

Con un punto Archimede sappiamo che cosa pensava di fare e a questo proposito prendo a prestito un brano dell’intervento di Glauco M. Genga, al Seminario di scuola pratica di psicopatologia, nell’anno 1994-1995, intitolato Vita psichica come vita giuridica:

Per essere amati occorre che vi sia rapporto con l’intero universo; non solo: occorre anche il rapporto con la donna. Nel secondo tempo della legge l’Altro è a sua volta Soggetto di un Altro dell’altro sesso. … Per amare occorre essere preferiti, bisogna essere scelti. Ora, la preferenza non è il concetto di una sottrazione, per cui esisterebbe una legge valida per tutti, a cui però si sottrarrebbe uno, il preferito. Al contrario: significa che l’altro preferito rappresenta tutti gli altri possibili, li riassume. Non è un’eccezione all’universo, ma la sanzione dell’universo come universo. Per quello che può valere, vale la similitudine con la nota frase di Archimede: Datemi un punto, vi solleverò il mondo: data una donna, amerò tutte le donne del mondo.”

I miei migliori auguri a Francesco per questa graziosa (piena di grazia) iniziativa.

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