Girona – Figueres ottobre 2010

Visita lampo (due notti) nella mia sempre più adorata Spagna (anche se i catalani proprio del tutto spagnoli non si sentono);  solito volo Ryanair con equipaggio simpatico e gentile, partenza da Bologna sotto la pioggia e arrivo a Girona dopo una considerevole turbolenza che, per qualche minuto, mi ha fatto pensare al destino comune di tutti gli umani; consueta anche la compagnia costituita da quella certezza che è il buon (e paziente) Agostino ed il di lui pargolo.

Una cosa è certa: partito con una dolorosa colite, dopo la paura che mi sono presa in quei minuti, mi è scomparso quasi totalmente ogni dolore: complimenti al pilota che ha compiuto un ottimo atterraggio; non sono in grado di dire se la situazione sia stata fuori dell’ordinario o meno ma, sicuramente, il pilota è stato bravo e gliene rendo merito.

Usciti dall’aeroporto, ci siamo recati al solito ufficetto che si trova a destra dell’uscita stessa dove abbiamo comprato i biglietti andata e ritorno per Girona (durata un mese dalla convalida, 4.60 € andata e ritorno e 2.40 € solo andata). Partenza dal marciapiedi n. 1 e in mezzoretta siamo arrivati a Girona; da lì cinque minuti a piedi ed eccoci all’albergo.

Posizione buona, vicino al torrente, tuttavia del tutto insufficiente la camera, fortunatamente pulita ma piccola per tre persone, inadeguata: mi prendo il letto singolo per lasciare dormire assieme Agostino e il suo figliolo; mi ci siedo e… patatrac, uno schianto accompagna il mio sprofondamento; il mio onore ne è risultato assai più disastrato che non le doghe che hanno ingloriosamente ceduto; fortunatamente il crollo è  stato meno grave del rumore prodotto, le doghe si sono soltanto sfilate così che danni definitivi non ne ho fatti.

Non disposto a rischiare ulteriormente il mio compromesso senso di leggerezza prendo una decisione drastica (nonostante l’opposizione di Agostino che si ostina a volermi a dormire nel letto con lui per sistemare nella trappola il decisamente meno paffuto frutto dei suoi lombi): spostata la rete mi metto a dormire sul materasso (mezzo metro più corto di me) poggiato sulla nuda terra (la prima notte causa qualche idiota con ciclomotore smarmittato – gli imbecilli sono diffusi anche in Spagna sigh sigh – e le folate di vento contro la tapparella, non ho dormito più di due ore).

Non saranno certe queste avversità a rovinarmi i programmi così che di buon mattino ci alziamo, abbondante colazione, e via al treno per Figueres: treno un po’ in ritardo così che verso le 10 siamo nel paese. Ci dirigiamo subito verso il Castello di San Ferran (2 € il biglietto, chiusura alle 14 in inverno), enorme costruzione militare davvero impressionante per le dimensioni (500 cavalli con tutto il resto): la visita sarebbe davvero assai interessante se non fosse per quel venticello che impedisce di sentire l’audioguida, rende difficile tenere ferma tra le mani la macchina fotografica e sposta, ogni tanto, anche la mia esile figura. Sopravviviamo anche a questa avversità (figurarsi se mi fermo davanti a questi ostacoli) e ci trasferiamo finalmente al Museo Dalì (11 €) che, da subito, mi incanta e che – a fine visita – troverà soddisfatto anche Agostino notoriamente allergico ai musei troppo impegnativi.

La sobrietà della costruzione, lo stile misurato e senza inutili fronzoli mi affascina, finalmente trovo uno stile appropriato alla mia serietà: enormi uova contornano le mura, una grande sfera di cristallo finge da cupola e le splendide creazioni di Salvador Dalì all’interno deliziano il mio spirito; davvero una bellissima esperienza che consiglio a chiunque. Terminata la visita ci facciamo un giretto della città che ci pare decisamente gradevole senza essere niente di straordinario; con Agostino condividiamo l’idea che sarebbe questo (come anche Girona, ancor meglio) un posto ideale per venirci a vivere.

Torniamo a Girona ed iniziamo un giretto esplorativo in attesa del giorno seguente: facciamo un salto alla chiesa del Sacro Cuore che, però, non merita più di tanto; molto caratteristico, invece, è il lungo fiume con tutte le case ben restaurate e colorate con tinte piacevoli.

Il giorno seguente è dedicato alla Cattedrale, molto molto bella anche se la facciata barocca non è all’altezza del resto (e io adoro il barocco); molto bello anche l’interno,  costituito da un’unica navata  (m 23) che è la più ampia navata barocca al mondo e la seconda di ogni stile subito dopo quella di San Pietro a Roma, e straordinario il chiostro che merita sicuramente la visita (apertura alle 10, 5 € di biglietto con audioguida gratuita inclusa; audioguida sobria ed esaustiva che rende la visita un piacere senza inutili e pesanti sbavature). Straordinari i paramenti liturgici esposti nel tesoro, così come le croci processionali; pezzo giustamente famoso, poi, è il Tapiz de la Creación, opera teologica ricamata, splendido sia per la vetustà (tra l’XI e il XII secolo) sia per la capacità di concisione e chiarezza nell’esprimere la storia della creazione, merita sicuramente una visita.

Mi dedico poi da solo a visitare il museo diocesano dove sono custodite, in particolare, statue lignee e non solo, sia romaniche che gotiche davvero notevoli; ricorda, in piccolo, il museo nazionale d’arte di Catalogna che si trova a Barcellona: il costo (2 €) e la vicinanza con la Cattedrale, rende questo museo una tappa obbligata (come anche il “fratello maggiore” a Barcellona).

I bagni arabi, purtroppo chiudono alle 14 così che ce li perdiamo come il museo archeologico all’interno del monastero di Sant Pere de Galligants che, all’esterno, è una bellissima chiesa medioevale. Riusciamo, invece, a visitare la chiesa di San Feliu (aperta alle 15.30 anzichè le 16 come indicato), gotica e molto bella seppure assai sobria.

Caratteristica comune delle chiese di Girona è la presenza, all’interno, di splendide tombe, così nella chiesa di San Feliu si trova quella di San Narcís, patrono della città e famoso per il miracolo delle mosche (nel 1285  i francesi, invasa la città e volendo profanare il tempio, ne furono messi in fuga da uno stuolo di mosche velenose che la popolazione ritenne inviata dal Santo per punizione).

All’esterno la copia della statua della Lleona, una leonessa arrampicata su una colonna, simbolo della città (l’originale è nel museo diocesano).

Assai piacevole il percorso sulle mura, con continui saliscendi, bei panorami sia sulla città che sulle colline e montagne circostanti, sia, ancora con gradevoli giardinetti o angoli appartati che permettono soste in tutta tranquillità, nel verde: ottimo allenamento sia per il corpo che per lo spirito; unico neo, anche se dipende dai punti di vista, è stato un piccolo incidente di percorso: orbene se fosse vero che pestare determinate cose è auspicio di buona sorte, avrei dovuto essere io il vincitore del superenalotto – anche se non ci gioco, e sennò la fortuna a che serve?- infatti ne ho pestata una veramente bella grande e fresca così che ho dovuto passare un buon quarto d’ora a pulirmi una scarpa.

Come ben potrete immaginare nemmeno questo è bastato a far calare l’amore per uno straordinario paese ed i catalani, poi, non sono nemmeno i più espansivi tra le popolazioni spagnole, al contrario.

Molto bello anche tutto il percorso all’interno delle strade medioevali del Barri Vell, tutto ben conservato e suggestivo.

Alcuni episodi mi sono rimasti particolarmente impressi: la presenza di numerose scolaresche (delle elementari) che studiano storia dell’arte o della città che, coi loro quadernetti, scrivono, colorano e disegnano nei pressi dei più importanti monumenti cittadini (l’ho visto fare anche a Siviglia); una classe di studentelli delle superiori che, accompagnati da una non giovanissima professoressa, hanno fatto ginnastica sulle scale della Cattedrale, percorrendone gli scalini in parte correndo ed in parte con saltelli; in ultimo, per la prima volta, ho potuto notare agenti della locale polizia intenti a rimuovere svariate auto in divieto di sosta così come molti ausiliari del traffico a verificare il pagamento del parcheggio.

Concluso ormai il pomeriggio siamo tornati in aeroporto per il viaggio verso Bologna, stavolta molto tranquillo e senza intoppi: anche in questo caso gli addetti dell’aereo molto gentili…

Unica nota un po’ stonata (a parte l’albergo): ho cercato una libreria per acquistare alcuni volumi da leggere nelle lunghe serate italiane, ebbene nelle due librerie in cui sono entrato non ho trovato un libro in castigliano; tutto soltanto in catalano. Premetto che probabilmente in centro avrei potuto trovare quel che cercavo ma tutto era rigorosamente chiuso fino alle 17 (gasp) così che ho dovuto accontentarmi di andare in cerca altrove; in una delle librerie ho pure trovato un rotolo di tela coi colori catalani ed un annuncio che invitava tutti a comprarne per farne bandiere da esporre ai balconi in occasione della festa (il 28 ottobre festa di San Narcís); non mi sento in grado di esprimere giudizi sulle pretese autonomiste catalane ma mi sembra riduttivo limitarsi a vendere libri in catalano che per quanto possa essere una lingua bella ed interessante, ciononostante non è appetibile da imparare visto che il bacino d’utenza è assai limitato.

Rimango confermato nella mia predilezione per la Spagna.

Dimenticavo: avevo comprato un piccolo regalo per le mie pupattole dell’ufficio presenze assenze: una graziosa confezione di presumibilmente ottime meringhe (le avevo già mangiate a Barcellona e ancora le ricordo); purtroppo le vicissitudini mi hanno portato ad avere un’ottima farina di meringhe visto che durante il viaggio si sono sbriciolate; se l’importante è il pensiero, hanno avuto un bellissimo regalo, se guardiamo al risultato, beh, ho collaborato alla loro dieta, mi ringrazieranno i mariti.

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