Colleghi

Oggi sono andato in Comando per ufficializzare i risultati della prova orale del concorso e salutare di persona le colleghe ed i colleghi che, in questi giorni, mi hanno sostenuto col loro tifo. Ho condiviso con alcuni i dubbi, le ansie, i timori che avevo nell’affrontare, dopo anni, un concorso; da ognuno ho ricevuto assicurazioni, anzi erano tutti convinti che sarei arrivato primo, non era nemmeno in discussione l’ipotesi che sarei potuto arrivare secondo (non dico poi di non superarlo). La cosa mi ha fatto piacere, non lo nego, ma mi ha anche caricato di responsabilità: mi trovavo nella condizione di colui che entra Papa in Conclave e rischia di uscirne Cardinale (è successo peraltro ad un collega di concorso). Le cose sono andate secondo le aspettative…

Mi restano pochi giorni di lavoro prima del congedo definitivo. Si chiude un importante periodo di vita e ne inizia uno del tutto nuovo: cambio di casa, di ambiente di lavoro, di città, di rapporti di amicizia.

Ho vissuto a Rimini per molti anni (20 anni circa) e tuttavia me ne vado volentieri anche se debbo lasciare una serie di persone che … mi dispiace davvero.

Non parlerò degli amici, oggi mi dedico ad alcuni colleghi ed in particolare vorrei ringraziare pubblicamente alcune persone che mi sono state particolarmente vicine: Roberta Grazia Daniela (Wonderdanielina) e Umberto.

Con Daniela non ho mai lavorato poiché, da sempre, si occupa di tutt’altro, tuttavia è sempre stata l’angelo custode del mio stipendio, sopportando pazientemente la mia allergia alle carte, ai moduli degli straordinari, alle richieste di ferie, recuperi e riposi (dopo 7 anni ancora vado a chiedere – vergognandomi – che mi aiutino a leggere i tabulati di riassunto dei miei riposi). Mi ha sempre trattato più che bene e, come da tempo sostengo, non v’è amicizia se non dove c’è buon trattamento. Ci siamo fatti un sacco di risate assieme, cercando di rallegrare un ambiente spesso spento e lamentoso: tempo fa ho sentito raccontare di un episodio di vita quotidiana, esempio di virtù, un uomo, sul treno, in una mattinata fredda e di pioggia esprime questa considerazione: “non perché piove oggi sarà una brutta giornata”.

Al mattino incontrare Daniela (e non solo lei ma anche Alessandra, Roberta, Marco, Davide, Vasco, Maurizio), bere un caffè assieme (litigando un po’ per chi dovesse pagare) è stato spesso un modo per poter iniziare la giornata bene, nonostante piovesse e facesse freddo (qualunque fosse il clima, reale o percepito).

Vengo a Grazia; con lei ho lavorato a stretto contatto per un po’ di tempo e, da subito, ho trovato una buona consonanza intellettuale; siamo andati varie volte assieme ad Urbino (col mitico Don Piero), abbiamo condiviso i momenti difficili e quelli gioiosi (come quando le ho fatto da consulente nella scelta dell’abito da sposa). Debbo essere sincero: assieme alla mia carissima Marta, Grazia è l’unica donna che avrei voluto sposare (ha sposato un altro, l’avrete capito, il “Ciccione immondo” come l’ho ribattezzato io).

Con lei sono stato in vacanza a Madrid (e con suo marito e Roberta), con lei mi sono confrontato su qualunque problema cercando sempre una soluzione positiva; in sua compagnia ho trascorso molte belle giornate avendo una preziosa alleata nel non farmi invischiare negli sport più in voga nel mio ufficio, lamentarsi ed invidiare.

Roberta è stata l’ultima arrivata, mal accolta in principio, perché “gravata” di voci malevole, voci del tutto immeritate: è stata una collega sempre disponibile, simpatica, generosa, spiritosa, intelligente, paziente (ce ne vuole con me di pazienza visto che sono leggermente distratto e vagamente poco ordinato): è stato piacevole lavorare con lei e la lascio con gran dispiacere, sapendola in pessima compagnia.

Ultimo, per ragioni di cavalleria, viene Umberto: non ho mai capito perché mi abbia prediletto non avendo davvero nulla in comune, dagli interessi, al modo di pensare, al carattere. Se mai avessi dovuto fare un pronostico su una così strana coppia non avrei scommesso per oltre una settimana di convivenza ed invece … dopo anni di purgatorio (so’ buono oggi) a Cesena a lui devo la richiesta di mobilità a Rimini (venne appositamente a casa a Miramare per ritirare la domanda che mi aveva convinto a scrivere e andò lui a depositarla), così come l’assegnazione all’ufficio dove ancora lavoro (promise all’allora comandante risultati straordinari – non so se ci siamo riusciti ma di certo siamo divenuti una coppia di riferimento per molti colleghi sia di altre forze di polizia che di altri comandi). Professionalmente ho imparato tutto da lui, anche quello che non ho condiviso.

Sempre ho avuto la possibilità di parlare apertamente, di criticare le sue decisioni che, peraltro, sono state quasi sempre condivise; mai mi ha trattato come un sottoposto (anche se scherzosamente mi definisco il suo sottocoda).

Non c’è stata volta in cui non mi abbia riconosciuto il merito di un contributo considerato positivo, mai si è attribuito il merito di qualcosa da me prodotto; mi ha valorizzato (quando poteva brillare e giustamente lui soltanto), sostenuto, difeso (quando serviva) in ogni occasione.

Ho avuto, anche se per breve tempo, altri responsabili, ma nessuno, magari più qualificato (cioè pieno di titoli ampollosi) capace, come lui, di valorizzare le competenze dei collaboratori; è stato un amico del mio pensiero.

Non ha mai lasciato cadere una parola da me pronunciata, ci ha sempre riflettuto ed ha sempre cercato di trarne un qualche profitto, così ho fatto io nei suoi riguardi.

Non è stato mai un capo ed è diventato un partner davvero fondamentale, un pilastro della mia vita, tra le cose più preziose che porterò nel cuore partendo da Rimini; potrei definirlo un padre perché ha sempre favorito, sostenendo o astenendosi, correggendo o condividendo le mie scelte professionali.

Non ho descritto un ambiente eccezionale, dove non vi siano stati contrasti o critiche, tuttavia nessun difetto (vedasi il post precedente – carino “il post precedente”) è mai stato ostacolo ad una possibilità di rilanciare i rapporti.

Vorrei ringraziare anche gli altri colleghi coi quali a vario titolo mi sono trovato ad operare: Maurizio (conosciuto come Tigrotto ma, per motivi di censura, non spiegherò il senso di detto soprannome), Mirko (che accuso bonariamente di essere prolisso ma che è persona seria, corretta, scrupolosa, leale), Ivano (un tipo intelligente, sveglio, gentile e competente), Marco G. (persona splendida, forse un po’ troppo timido ma davvero una persona che è un piacere frequentare per i modi garbati e non solo: è stato sicuramente tra i miei prediletti), Andrea R., (un giovane su cui varrebbe la pena investire) Felicetto (l’ultimo in ordine temporale dei miei virgulti, giovane intelligente posato, corretto, leale, equilibrato, altra persona su cui investire), Alessandra B. (la mia “portinaia” preferita), Paola P. (“consulente floreale” sempre gentile e disponibile), Francesco G. (è stato uno dei miei primi virgulti ed è persona che potrebbe… non specificherò cosa potrebbe perché non vi è strada che non potrebbe imboccare senza portare copiosi frutti), Vasco L. (il mio furore giovanile me lo fece definire “eretico” ma è un collega ottimo da ogni punto di vista), Mirella (una seria, cordiale e intelligente ispettrice, ce ne fossero), Vania (una bravissima ragazza che merita molto più di quanto non riceva), le Entraneuse Comando “capeggiate” dalla mia Piccola “Porky’s” – che è poi la carissima Silvia (in tanti anni di incursioni in quell’ufficio non mi hanno mai mandato a quel paese una volta: sante subito), Galeazzo (che è un somaro che si fa chiamare Gigi – e pensare che ha un nome splendido – con cui ho avuto occasione di collaborare recentemente – che è un collega che avrei voluto avere come  amico) e che dire della mitica Miriam dell’ufficio attività sanzionatoria (una delle pochissime persone di cui ho sfruttato la competenza il che non è poco e che mi ha sempre onorato del contributo del suo pensiero giuridico) ?

So di lasciarne da parte altri, non me ne vogliano; ognuno di questi è stato, in diversa misura, occasione di crescita, a ciascuno la mia gratitudine.

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