Carlo Barbera: in memoria del mio primo comandante

Ho saputo dall’amico e collega Umberto Farina che ieri, 10 luglio, è morto Carlo Barbera, già comandante della Polizia Locale di Rimini e mio primo comandante.

Iniziai con lui la mia “carriera” nella Polizia Locale; tenne come docente un corso di preparazione con frequenza obbligatoria poi fu presidente della commissione d’esame: non vinsi – cioè non arrivai primo – per un problema di valutazione dei titoli ma non persi tempo a presentare ricorso, la quarta posizione era più che soddisfacente essendo un outsider del tutto sconosciuto in quel di Rimini ed essendo al primo concorso pubblico.

Come tutti gli stagionali, burbacce anonime ed insignificanti, venni destinato a Marina, cioè al distaccamento di Marina centro ma non divaghiamo; dopo qualche giorno di lavoro non ricordo perché ma mi ritrovai presso il Comando che, ai tempi, era in Corso d’Augusto; ero di fronte all’ascensore quando arrivò il Comandante che fece sfoggio di una citazione dantesca per rimbrottare la mia (mai persa) pigrizia nel fare le scale.

Il riferimento era al XVII canto della Divina Commedia e la citazione, la seguente:

Tu proverai sì come sa di sale
lo pane altrui, e come è duro calle
lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale.

Il messaggio subliminale era evidente: un baldo giovanotto come il sottoscritto era a quei tempi ben avrebbe dovuto percorrere piedin piedino le scale, evitando il poco marziale ascensore.

In quell’occasione mi disse anche che aveva bisogno di un uomo da mettere nel gruppo dell’antiabusivismo, cioè in quel manipolo di arditi che, più o meno spontaneamente, venivano destinati, ad ogni stagione estiva, all’eroica battaglia contro l’abusivismo commerciale, imperante in alcuni tratti della spiaggia e, di sera, del lungomare.

Mi spiegò che ne aveva bisogno per via della malattia o infortunio di un collega e che mi aveva scelto non per via delle mie dimensioni – sono da sempre un piccolo Calimero – ma non ricordo per quali altre spiccate qualità che aveva colto e di cui ero assolutamente all’oscuro.

Iniziò così la mia avventura in quel gruppo di squinternati, non tutti li ricordo con piacere ma fu comunque un’esperienza che avrebbe portato a sviluppi e frutti impensati come l’amicizia con l’ottimo Umberto.

L’anno successivo, ad inizio stagione, il Comandante, sempre Carlo Barbera, fece una riunione con gli agenti stagionali; in quella sede, rivolgendosi uno ad uno a tutti i presenti, mi elogiò pubblicamente (facendomi imbarazzare e non poco) riconoscendomi impegno e dedizione come non si aspettava.

Chiese anche se fossi fidanzato, ed alla risposta scontatamente negativa mi propose di darmi da fare con una collega, sempre lì presente, che … forse fu l’unica volta in cui non diedi seguito alle sue indicazioni.

Mi iscrissi poi al fatidico concorso per amministrativi, la prova scritta era nei locali della vecchia fiera e qui Barbera passò tra i banchi per salutare; credo di essere stato uno degli ultimi a scambiare una battuta prima del fattaccio che lo vide implicato e protagonista.

Non ebbi più occasione di vederlo per anni e anni, direi non meno di 7; lo rividi casualmente nei pressi della sua abitazione, mentre ero in pattuglia con Umberto, di passaggio in zona; ci fermammo a salutarlo, fu molto cordiale e mi colpì profondamente che non solo si ricordasse di me (in effetti è difficile dimenticarmi) ma che ero laureato e in cosa.

Aggiunse che ero una persona valida e che con lui avrei fatto carriera ma che i comunisti …

Lo ringraziai per la stima (quanto ai comunisti già allora me n’ero fatto una certa idea…).

L’ho rivisto in un’altra occasione, molto avanti negli anni, di cui ricordo però poco o nulla.

In definitiva non l’ho frequentato più di una ventina di minuti in tutto, dall’assunzione in avanti, ma ha lasciato un segno importante nel mio stile di lavoro: i colleghi di Livigno e Cesena hanno avuto modo di sperimentare una certa “rigidità” che sicuramente ha trovato conforto e supporto nella formazione ricevuta, che ha trasformato uno smidollato obiettore di coscienza in uno zelante agente.

Ho avuto tanti Dirigenti e qualche Comandante, lui è stato uno di quelli: ai suoi tempi ero fiero di appartenere ad un Corpo che era rispettato.

Indimenticabili i servizi di viabilità all’incrocio Via della Fiera Monte Titano in occasione del Meeting per l’amicizia tra i popoli o manifestazioni simili; sapevamo che la domenica mattina Barbera andava a trovare l’anziana madre che in quei pressi viveva per cui si manteneva viva una vigile attenzione per le Cinquecento di colore blu scuro al cui avvicinarsi si assumeva un atteggiamento particolarmente professionale e “marziale” per dimostrare l’abilità conseguita nelle segnalazioni manuali che, ai tempi, erano impegnative e che oggi credo quasi più nessuno faccia per un intero turno.

La stessa attenzione era prestata durante il servizio in Piazza Cavour e Corso d’Augusto per repressione i transiti abusivi dei ciclomotori, che vi voglio vedere voi appiedati (e coi motorini a quei tempi non targati) a reprimerli, salvo arpionare i conducenti con una scenografica mossa di wrestling al collo (il cosiddetto laccio californiano); in questo caso, però, c’era un momento del servizio di fondamentale importanza: quando il Comandante accompagnato dalla corte di ufficiali (a quei tempi e latitudini i comandanti frequentavano assiduamente i propri ufficiali, il che oggi ha dell’impensabile) scendeva per recarsi al bar per il caffè: insegnava il manuale di strategia del bravo vigile urbano riminese, di farsi trovare o impegnato in una improbabile verbalizzazione o impettito sull’attenti con saluto militare, mano destra alla visiera (solo il nocchiero fa il saluto con la sinistra, come ci aveva insegnato l’allora vice comandante Leonardo Fazzioli).

Un bel saluto accompagnato dalla cerimoniosa frase “buongiorno Signor Comandante” garantiva un tranquillo servizio per l’intero turno, piccole vanità di un ex ufficiale dei carabinieri.

Questa attenzione alla forma fece sì che qualche tempo dopo, diventato effettivo in quel di Cesena, durante un posto di controllo, al passaggio, a bordo di un’auto di servizio, di un ufficiale (non rivelerò grado o nome per non metterlo in imbarazzo), feci un impeccabile saluto militare: il suddetto ufficiale si fermò, scese e venendo verso di me mi chiese: “ha bisogno?”, io risposi: “no, perché me lo chiede?” e lui “ho visto che mi ha fatto segno con la mano”: o tempora o mores!

La storia di Carlo Barbera è stata di luci e ombre, non esprimo giudizi in merito, ma da giovane (mica tanto), imbranato e timoroso agente, lo avvertivo come una figura autorevole che aveva a cuore il prestigio del Suo Corpo e dei Suoi uomini, il che non oso dire se sia stato un bene o un male.

Avendo lavorato per anni in quel di Rimini ho poi avuto modo di vedere gli aspetti positivi e quelli negativi delle scelte compiute dal Comandante Barbera ma non è il caso di approfondirle in questa occasione.

L’esistenza di questo post testimonia della stima; purtroppo per un improrogabile impegno – una lezione per la Scuola Interregionale di Polizia Locale (ne sarebbe stato orgoglioso) – non potrò partecipare alle esequie.

Sono certo che avrà, come ciascuno di noi, un bel periodo di tempo per valutare gli errori commessi, questo è il purgatorio, poiché confido che possa poi godere della beatitudine degli amici del Signore.

Parma, 11 luglio 2023 solennità di san Benedetto abate

Ciao Luciano, mi ha fatto molto piacere leggere questo articolo nel quale non posso che riconoscermi. Potrei averlo scritto io stesso, fatta eccezione per alcuni passi. Congregazioni per il blog. Se capiti a Rimini andiamo a prendere un caffè in ricordo dei tempi passati.

Presto servizio da 45 anni in polizia municipale in un paese della Romagna di interesse rivierasco. Mi ricordo che a fine anno 70 , anni 80 e inizi anni 90 il Comandante Barbera era considerato ( a ragione) nell’ambiente della P.M.una sorta di ufficiale “Generale” della p.m. al quale tutti i comandanti della provincia di Forlì ( allora inesistente la provincia di Rimini) facevano riferimento per norme procedurali, modus operandi a altro di carattere tecnico/professionale. Per me , vigile burba appariva come una figura mitica. Ho conosciuto personalmente il C.te Barbera per il tramite di un nostro comune amico, Luca Montanari , attuale Comandante la P.L. di Avezzano (AQ) in quanto da metatarso anni 80 a metà anni 90 io e Luca, come sindacato di polizia municipale organizzavamo dei corsi di aggiornamento professionale, aperti a tutti i colleghi del circondario interessati, avvalendoci della collaborazione di relatori/docenti di primissimo piano per le materie trattate, tra i quali il dott. Barbera che aveva immediatamente aderito all’iniziativa, ciò con grande consenso e partecipazione da parte dei colleghi intervenuti all’iniziativa. Durante l’espletamento dei corsi suddetti sono rimasto positivamente colpito dalla professionalità ed autorevolezza che trasmetteva il Comandante Barbera mentre parlava del nostro lavoro e di come doveva essere espletato. Per chiudere questa mia sul dott.Barbera voglio portare alla conoscenza dei colleghi questo piccolo episodio dove io sono stato partecipe e che una volta in più mi ha fatto apprezzare la persona diz Barbera; era il maggio 1991, l’allora Questore D’Onofrio della Questura di Forlì convocò a Rimini tutti i Comandanti della P.M. Della provincia di Forlì ( comuni rivieraschi). L’occasione era quella di comunicare agli astanti una normativa ministeriale inerente la diffida di polizia ai pregiudicati della zona richiedendo in tal senso la collaborazione delle municipali. La cosa era oltremodo gratificante per la ns categoria in quanto un Questore riconosceva alle municipali uni status prioritario di polizia di sicurezza. Io nell’occasione ero presente in quanto ero andato a fare da autista al mio Comandante di allora .Durante la discussione prese la parola un nostro Comandante di un Comune rivierasco della zona il quale, a mio parere per motivi politici rispose bellamente al Questore che il suo comando non era intenzionato ad aderire a tale collaborazione con la Questura in quanto i vigili dovevano espletare ad altre mansioni. Nel Contesto Barbera prese la parola e rivolgendosi al Questore, con sguardo di rimprovero verso il riottoso Comandante affermava che quest’ultimo parlava a titolo personale e per il suo Comando mentre tutti gli altri Comandanti presenti avrebbero ottemperati a quanto richiesto dalla Questura con spirito collaborativo, ottenendo il plauso dei presenti.Li ho capito che avevo davanti a me un grande ufficiale e leader. Onore al Comandante Barbera e che la terra gli sia lieve.

Presto servizio da 45 anni in polizia municipale in un paese della Romagna di interesse rivierasco. Mi ricordo che a fine anno 70 , anni 80 e inizi anni 90 il Comandante Barbera era considerato ( a ragione) nell’ambiente della P.M.una sorta di ufficiale “Generale” della p.m. al quale tutti i comandanti della provincia di Forlì ( allora inesistente la provincia di Rimini) facevano riferimento per norme procedurali, modus operandi a altro di carattere tecnico/professionale. Per me , vigile burba appariva come una figura mitica. Ho conosciuto personalmente il C.te Barbera per il tramite di un nostro comune amico, Luca Montanari , attuale Comandante la P.L. di Avezzano (AQ) in quanto da metatarso anni 80 a metà anni 90 io e Luca, come sindacato di polizia municipale organizzavamo dei corsi di aggiornamento professionale, aperti a tutti i colleghi del circondario interessati, avvalendoci della collaborazione di relatori/docenti di primissimo piano per le materie trattate, tra i quali il dott. Barbera che aveva immediatamente aderito all’iniziativa, ciò con grande consenso e partecipazione da parte dei colleghi intervenuti all’iniziativa. Durante l’espletamento dei corsi suddetti sono rimasto positivamente colpito dalla professionalità ed autorevolezza che trasmetteva il Comandante Barbera mentre parlava del nostro lavoro e di come doveva essere espletato. Per chiudere questa mia sul dott.Barbera voglio portare alla conoscenza dei colleghi questo piccolo episodio dove io sono stato partecipe e che una volta in più mi ha fatto apprezzare la persona diz Barbera; era il maggio 1991, l’allora Questore D’Onofrio della Questura di Forlì convocò a Rimini tutti i Comandanti della P.M. Della provincia di Forlì ( comuni rivieraschi). L’occasione era quella di comunicare agli astanti una normativa ministeriale inerente la diffida di polizia ai pregiudicati della zona richiedendo in tal senso la collaborazione delle municipali. La cosa era oltremodo gratificante per la ns categoria in quanto un Questore riconosceva alle municipali uni status prioritario di polizia di sicurezza. Io nell’occasione ero presente in quanto ero andato a fare da autista al mio Comandante di allora .Durante la discussione prese la parola un nostro Comandante di un Comune rivierasco della zona il quale, a mio parere per motivi politici rispose bellamente al Questore che il suo comando non era intenzionato ad aderire a tale collaborazione con la Questura in quanto i vigili dovevano espletare ad altre mansioni. Nel Contesto Barbera prese la parola e rivolgendosi al Questore, con sguardo di rimprovero verso il riottoso Comandante affermava che quest’ultimo parlava a titolo personale e per il suo Comando mentre tutti gli altri Comandanti presenti avrebbero ottemperati a quanto richiesto dalla Questura con spirito collaborativo, ottenendo il plauso dei presenti.Li ho capito che avevo davanti a me un grande ufficiale e leader. Onore al Comandante Barbera e che la terra gli sia lieve.

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