in memoria del professor Maurizio Malaguti

Il 29 giugno si festeggia la solennità dei santi Pietro e Paolo, una festa che mi è sempre stata simpatica non fosse che per uno dei tre nomi che mi sono stati affibbiati durante la cerimonia del battesimo, avvenuta giusto il giorno precedente; oltre al nome principale (che non ho mai amato) ho ricevuto anche quelli di Pietro e Giovanni (nemmeno questi molto apprezzati).

Con nome di Paolo, poi ricorre l’onomastico di tanti amici: dal mio dentista preferito all’ottimo Piccininuzzo modenese, collega cui mi lega un’ormai quasi decennale rapporto di stima e amicizia (che mi trascura vergognosamente ma l’ingratitudine, si sa, è caratteristica molto diffusa), lasciando per ultimo don Pier Alberto Sancisi, che non sento, colpevolmente, da tempo, ma che tanto ha segnato la mia vita riminese e non solo (oltre all’onomastico egli festeggia pure l’anniversario dell’ordinazione).

In questo 2019 la giornata è stata dedicata al simposio milanese della Società Amici del Pensiero, quindi ad alcuni acquisti a Fidenza, per concludersi a cena dagli amici Silvia e Gabriele, che mi ospitano sempre con immutata cortesia.

Proprio qui, poco prima di cena, ho saputo che tempo fa, ho poi verificato la data esatta, il 28 novembre 2018, è deceduto il professor Maurizio Malaguti, già professore ordinario di filosofia teoretica presso l’Alma Mater.

Il professor Maurizio Malaguti è stato il relatore della mia tesi, dedicata alla gnoseologia pura di Giuseppe Zamboni, ma prima di quello è stato il professore col quale ho sostenuto il maggior numero di esami, ben 4, grazie al fatto che prima mi fu docente di filosofia della religione (titolare della cattedra era la professoressa Manferdini) poi di ermeneutica filosofica e segno della stima che ho sempre nutrito nei suoi riguardi.

Ai tempi dell’università ero timido, cioè inibito, ancor più di oggi per cui non ho mai avuto l’ardire di frequentarlo con la continuità che avrebbe meritato, ma quelle lezioni e gli incontri che ho avuto l’onore di avere con lui, occasioni nelle quali gli ho aperto anche il mio cuore confidandogli anche alcune preoccupazioni di carattere assolutamente personale.

Ne ricevetti parole di comprensione e incoraggiamento, come mi aspettavo da un uomo così straordinario.

Non posso dire di avere seguito le sue orme perché ho scoperto, col tempo, che non potevo condividere le sue riflessioni, tuttavia l’ho sempre ricordato come una di quelle persone che vorrei incontrare di nuovo se mi verrà concesso di andare in purgatorio (lui mi aspetterebbe già in paradiso).

Oltre al pensatore, mi piace ricordare la grande umanità, la capacità di giudizio pacata, di chi è capace di giudicare gli avvenimenti secondo la giusta prospettiva: senza sconti, d’altronde un professore di filosofia teoretica non si nasconde dietro i sofismi, ma senza acredine o scarti.

L’ho spesso ricordato nelle mie (trascurate, insufficienti, malandate) preghiere ed il 22 settembre era diventato giorno di particolare ricordo, per via dell’onomastico.

Non mi sono mantenuto in contatto col professor Malaguti per via dei miei consueti ritegni, forse meglio chiamarlo col loro proprio nome: vergogna, vergogna di fare un lavoro che … lasciamo perdere, è meglio.

Altro motivo era il confronto impari con i mostri sacri che mi hanno onorato della loro amicizia: da Gabriele Trivelloni a Roberto Mastri per chiudere con il Molto Rev. Mons. Dott. Lino Goriup (citazione dalla chiesa di Bologna online) che è, attualmente, parroco di Santa Caterina di Strada Maggiore.

Di fronte a cotanti personaggi non mi sentivo certo quello che potesse mantenere rapporti col professor Malaguti (rapporti personali, non intendo professionali), insomma l’ennesima occasione sciupata, delle quali occasioni sciupate è costellata la mia personale esistenza.

Sono abbastanza certo che il professor Maurizio Malaguti abbia avuto la strada decisamente spianata verso quel che noi cristiani chiamiamo paradiso, spero che la chiesa competente, credo la diocesi di Imola, inizi quanto prima il processo per il riconoscimento delle virtù eroiche (già il solo suo sorriso accogliente testimoniava delle virtù), quanto al miracolo, non dubito che il professore possa far bene anche in questo caso e magari anche in fretta: mi farebbe piacere partecipare alla Messa di proclamazione perlomeno a beato.

Da incallito egoista spero di poterlo incontrare ancora, di riceverne il cortesissimo trattamento che sempre mi ha riservato e di poterlo salutare come di consueto: buongiorno Professore.

Parma, 29 giugno 2019 solennità dei santi Pietro e Paolo

 

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