Visita di Barletta e Bari

Grazie al mio squisito anfitrione di Barletta, ovvero l’anonimo collega conosciuto a pranzo, dopo la cerimonia in occasione della Giornata della Memoria della Polizia Locale Italiana organizzata dal SULPL, ho potuto visitare Palazzo della Marra ove ha sede la Pinacoteca Giuseppe De Nittis e la Cattedrale (ora concattedrale).

Palazzo della Marra è un bell’edificio barocco, che colpisce per la facciata sulla quale si apre il portone decorato da due raffigurazioni, la Vecchiaia e la Giovinezza.

All’interno, esposte con molto gusto, le opere di De Nittis, pittore che potrebbe essere definito impressionista, molto capace, morto prematuramente e di indole ribelle.

Ci sono una serie di paesaggi di grande intensità, molti caratterizzati dalla presenza di fumo, un elemento che offriva grandi possibilità di mostrare il proprio virtuosismo e, al contempo, uno dei segni della modernizzazione.

Straordinaria un’opera dedicata alla neve, il titolo dovrebbe essere “Pattinaggio”, dove De Nittis riesce a dare sostanza al bianco della neve, giocando su sfumature difficilissime da rendere, davvero un’opera splendida.

Segue la ritrattistica e, anche in questo caso, emerge la mano di uno che ci sapeva fare; c’è un’opera intitolata “Presso il lago” che ritrae una giovane donna pensosa che emerge da uno sfondo quasi monocromo eppure denso di materia.

Camminando per le sale della pinacoteca sembra di vivere in pieno Ottocento, una gran bella esperienza, specie se vissuta in quasi solitaria.

Prima della pinacoteca avevo visitato la Basilica del Santo Sepolcro, luogo di celebrazione della Santa Messa, una basilica in stile gotico moderato con una lunga storia di legami con la Terra Santa, tanto da custodire una reliquia della Santa Croce, esposta proprio in questi giorni alla venerazione dei fedeli.

A fianco della basilica c’è la famosissima statua di Eraclio che probabilmente Eraclio non è ma Teodosio II; di sicuro è alta 4, 5 metri, un autentico colosso cui è legata una leggenda che mi ha raccontato il collega ma che conoscevo già perché, se la memoria non m’inganna, a Barletta potrei esserci stato secoli e secoli fa, in occasione del matrimonio di un amico di allora, un ex compagno obiettore.

L’altra tappa che mi ero proposto era la Cattedrale – ora concattedrale di Barletta; anche in questo caso accompagnato dal gentilissimo collega ignoto.

La costruzione è molto bella, architettonicamente parlando, un romanico con aggiunte gotiche nella parte posteriore e, tuttavia, non mi ci son trovato a mio agio.

Stessa sensazione ho provato a Bari di cui parlerò fra un attimo.

Probabilmente la pietra chiarissima, la mole slanciata, la luce, elementi che la rendono architettonicamente splendida ma inadatta come luogo di preghiera e meditazione, almeno per un nordico abituato alla semioscurità del romanico delle mie parti.

Nel sottosuolo, 5 metri sotto il pavimento attuale, si conservano i resti di una chiesa precedente, la cui pavimentazione a mosaico con motivi geometrici è parzialmente visibile.

Varie lastre tombali fanno bella mostra di sé, le lastre tombali attirano sempre la mia attenzione, sempre nella parte degli scavi, in superficie, invece, una lapide col busto del beato Pio IX, ricorda l’erezione dell’arcidiocesi di Barletta, nel 1860 (su questa storia dell’arcidiocesi ho colto in fallo il gentilissimo parroco); una lapide ricorda – credo – l’incoronazione di Ferdinando d’Aragona, nel 1459, poi c’è qualche sprazzo di barocco e, nell’abside, una tavola processionale col recto raffigurante la Madonna della Disfida (chiamata anche Madonna dell’Assunta o della tenerezza) ed il verso il Redentore, splendido.

Notevole anche l’ambone – in realtà trasformato in pulpito – ed un leone stiloforo del XII secolo, che regge la cattedra episcopale (l’altro è stato fatto col medesimo stile). Splendido il ciborio come i capitelli popolati da figure di animali, mostri e figure indistinte ed il portale all’ingresso, con tutte le decorazioni tipicamente medioevali.

Tornato da solo in quel di Bari l’alternativa era andare al porto coi colleghi o visitare la Cattedrale: nessuno che mi conosca può avere dubbi sul luogo prescelto.

Anche in questo caso siamo davanti ad uno splendido esempio di romanico ma l’effetto di troppa luce è lo stesso provato a Barletta, quindi chiesa splendida ma che non mi entusiasma.

Ho scoperto una curiosità di questa Cattedrale: il rosone musivo che si trova sul pavimento, nel giorno del solstizio d’estate si trova a coincidere con la proiezione luminosa del rosone della facciata; questa scoperta risale a poche decine di anni fa, grazie all’attenzione dell’allora sagrestano, tal Michele Cassano, omonimo del mio compianto ex comandante (cui mando un cordiale saluto).

Il tempo e la non conoscenza della città mi hanno impedito di visitare anche la Basilica di San Nicola che la mia ignoranza pensava fosse la Cattedrale stessa, sarà per un’altra volta magari in compagnia dell’amico Alfuccio.

Esperienza positiva da ogni punto di vista, da quello culinario a quello culturale per non parlare delle buone conoscenze di tanti colleghi di rara squisitezza.

Il ritorno è stato piacevole, unico neo l’arrivo in anticipo all’aeroporto di Bologna dove il tempo guadagnato è stato vanificato con gli interessi dall’attesa degli autobus per il trasbordo, un vero peccato.

Barletta e Bari, 12 settembre 2023 Santissimo Nome di Maria

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