un salto a Brera per Bramante

Approfitto di un po’ di tempo prima del treno di ritorno per fare un salto a Brera dove c’è un’esposizione dedicata a Bramante.

Biglietto unico per mostra ed esibizione ordinaria.

La fretta mi fa andare di corsa: della mostra di Bramante c’è poco da dire, l’ho trovata poco interessante anche se le sue opere sono davvero belle. Camminando nelle sale intravedo un bellissimo San Pietro in trono con i santi Giovanni Battista e Paolo, opera di Giovanni Battista Cima da Conegliano che immortalo con piacere; poi mi imbatto in Raffaello che ne lo “Sposalizio della Vergine” mi conquista per l’altissima capacità di rendere come solenne e formale l’episodio delle nozze, ben lontano da tanta banalità che oggi caratterizza questo momento.

Ci trovo una strepitosa Pietà di Giovanni Bellini, una Cleopatra morente di Guido Cagnacci che mi riporta alla mostra riminese di cui fui direttore, una fantastica Vergine col Bambino e santi detta Pala Montefeltro di Piero della Francesca, un bellissimo san Sebastiano di Liberale da Verona, ed uno niente male di Dosso Dossi, infine un pregevole busto virile di Filippo Mazzola, padre del Parmigianino.

Arrivo poi di fronte a Sua maestà Caravaggio con la famosissima Cena di Emmaus che da sola meriterebbe la visita.

Procedo oltre e trovo il famosissimo Bacio di Francesco Hayez quindi La Fiumana di Giuseppe Pelizza da Volpedo, anticipazione del ben più noto Quarto Stato.

Dimenticavo che nel cortile c’è una strepitosa statua in bronzo di Antonio Canova: Napoleone in veste di Marte pacificatore; censurando quel che penso di Napoleone devo ammettere che la bellezza dell’opera è veramente degna di un sovrano.

Mi sono perso altri capolavori ma ho intenzione di tornare presto a vedermi tutto con la dovuta calma, è un posto straordinario.

All’entrata avevo dovuto lasciare un euro per avere la chiave dell’armadietto (sistema un po’ macchinoso), all’uscita vado a ritirarlo e, poichè era scattato un fastidioso allarme sonoro, una delle donne presenti in biglietteria sento che esclama: “andiamo a fuoco? no? peccato!”: ho avuto la tentazione di incenerirla con lo sguardo; come si può pensare ad un’idea così orribile (che peraltro le dà da mangiare) come lo sperare in un incendio in un luogo che custodisce i frutti del pensiero umano di secoli???

Pur consapevole della mia abissale ignoranza mi ritrovo sempre a mio agio in mezzo a tali prodotti del pensiero dell’uomo; non tutto è buono, sicuramente, l’arte non è immune dal peccato originale, tuttavia questa è sempre un artefatto, cioè il prodotto della lavorazione di una materia prima, trasformata perchè altri ne possa trarre a sua volta qualcosa.

Spesso riesce a dire con materiali impensati ciò che ho nell’animo e riesco ad esprimere “solo” e male con le parole, una sorta di supplemento insomma che apprezzo molto; lo avvicinerei, per alcuni aspetti, al motto di spirito freudiano.

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