Ricordi con Roberto Mastri

Nel settimo giorno dalla morte di Roberto Mastri, di questo caro amico, mi sono venuti in mente alcuni episodi, banali nella loro quotidianità – ma è la quotidianità che è la vita – che mi hanno visto assieme a Roberto.
Ricordo, ad esempio, alcuni pranzi con altri studenti del corso di laurea in filosofia poi scomparsi nelle ombre della memoria, in cui si cantava (non io, da buon inibito) qualche canzone goliardica, tra queste “se potessi avere … un trenta e lode al mese”.
Canzoncina sciocca e volgarotta che il buon Roberto non si sottraeva dal cantare nonostante il suo aplomb britannico, con mio grande scandalo, visto che già da allora lo consideravo lo scrigno di tutte le virtù e l’incarnazione stessa dell’equilibrio e della morigeratezza.
Come ha scritto nella sua autobiografia a margine del sito webpatente, da giovane si era dedicato alla musica, passione che non ha mai lasciato sia suonando, saltuariamente (molto saltuariamente) l’organo, sia pensando di recuperare, ne abbiamo parlato in una delle nostre chiacchierate, il pianoforte che aveva a casa, inutilizzato da anni: stava progettando di recuperarlo e mi spiegava alcune difficoltà e note tecniche che io ben ignoravo, come mi accadeva praticamente sempre o quasi quando parlavo con lui.
Ricordo anche l’increscioso incidente della libreria cui aveva formattato l’hard disk – un mito – ed i pranzi che abbiamo fatto in una pizzeria di Bologna di cui non riesco a ricordare il nome, in occasione delle mie visite a casa sua o al Liceo Malpighi, sua seconda casa: sempre lunghe e proficue chiacchierate, da cui non si tornava mai a mani vuote.

Ho anche scoperto che il mio collega e amico Loris Montanari, già funzionario di polizia locale in quel di Reggio Emilia ed ora assurto ad analogo incarico (nonostante la mia più totale disapprovazione) nella provincia parmense, ai tempi in cui faceva l’istruttore di guida, consigliava alle sue vittime di studiare utilizzando proprio il sito di Roberto sia perché fatto ottimamente sia perché, argomento cui Loris è molto sensibile (braccino), gratuito.

Che fosse fatto ottimamente nessuno può dubitarne.

Ricordo la mia gaffe terrificante, da denuncia per body shaming come si dice orrendamente oggi, che lo aveva fatto sorridere divertito: nell’appartamento che Roberto condivideva con altri studenti, e che io frequentavo, un giorno mi sono lasciato scappare un commento del tutto innocente, stranamente senza malizia alcuna, come non è da me: uno degli occupanti, mentre si lavava le mani per prepararsi al pranzo, stava cantando qualche aria di non so che opera o canto liturgico gregoriano; io ascoltavo con piacere ed assorto nel compiaciuto stordimento musicale gli ho detto, intendendo fargli un complimento, una frase del tipo: “che bravo! mi ricordi Rigoletto”.

Sfortunatamente il giovane studente aveva una lieve malformazione alle spalle, insomma ai tempi in cui io ero un bambino e si parlava senza peli tra la lingua si sarebbe detto che era un po’ gobbo.

Saltando di palo in frasca: hanno detto, di lui, che era il primo ad arrivare a scuola e l’ultimo ad andarsene: indubitabile anche questo; seppur circonfuso di un alone di santità, neppure Roberto poteva sfuggire al peccato originale che, nel caso specifico, si concretizzava in qualche aspetto ossessivo, ma niente di realmente imbarazzante.

Ho deciso di adottare la sua immagine come header del sito, che come ho già detto esiste grazie a lui, in segno di riconoscenza per avermi sempre stimato, nel senso più ampio del termine.

Parma, 16 marzo 2023 memoria di Sant’ Eriberto di Colonia Vescovo

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