Il CSAC a Parma

Vediamo chi sa cos’è il CSAC.

Credo pochissimi né io sarei tra quelli se non ci transitassi davanti con l’auto ogni giorno che mi reco al lavoro.

Ma il CSAC era destinato ad attirare la mia attenzione perchè in quei locali, quasi 81 anni or sono, nasceva la mia amatissima zia eponima.

Una breve digressione: sia mia madre che la mia zia prediletta sono nate nei pressi di luoghi rilevanti per il cattolicesimo: una come detto, nel luogo che andrò adesso a svelare, la seconda, più giovane, nella corte di Casalora ove era nato san Guido Maria Conforti; a nessuna delle due la frequentazione ecclesiale è, però, mai interessata.

Ma sveliamo l’arcano: questo acronimo sta per Centro Studi e Archivio della Comunicazione ovvero una cosa del tutto incomprensibile per un qualunque umano normodotato ma, come ben spiega il sito: “una raccolta di arte, fotografie, disegni di architettura, design, moda e grafica, e all’organizzazione di numerose esposizioni e alla pubblicazione dei cataloghi”.

La sede si trova nell’abbazia di Valserena ex San Martino dei Bocci la cui storia è molto interessante perchè fondata ai tempi di Bonifacio VIII da un tal Gerardo Bianchi noto anche come Gerardus Blancus sanctae Romanae Ecclesiae tituli sanctae Sabinae episcopus cardinalis, Decanus Sacri Collegii, insomma un tizio che ha fatto una certa carriera nella chiesa dei suoi tempi, ma di nascita parmense visto che nacque in quel di Gainago, frazione di Torrile.

Insomma un pezzo grosso alla corte della Roma di Bonifacio VIII che fonda un’abbazia chiamata Certosa di Paradigna ma i certosini non ci sono mai stati visto che è stata fondata dai cistercensi, peraltro in un’epoca che vide l’esplodere degli ordini mendicanti.

Abbazia soppressa da Napoleone, ha subito poi le consuete vicissitudini dei questo genere di luoghi sacri fino a divenire proprietà dell’università di Parma.

Le opere, pregevoli, che vi erano conservate si trovano ora nei musei di Parma per cui quel che resta dell’originale è davvero poco; è pur vero che la struttura ha mantenuto la sua imponenza e bellezza, anche se coi rifacimenti settecenteschi che l’hanno ben modificata.

All’interno varie opere, tutte assolutamente moderne, accompagnano il visitatore in un percorso che sembra dedicato alle arti minori, a pubblicità, design, moda, propaganda politica.

Di tutto un po’ che, lo ammetto, non mi è affatto dispiaciuto anche se la mia ignoranza in materia mi impedisce di godere appieno di tutta una serie di opere molto concettualizzate che, secondo me, sono soltanto i critici e la dea bendata a chiamare arte.

Mi aspettavo di non trovarci un cane ed invece c’era pure qualche visitatore, della qual cosa mi sono assai compiaciuto.

Tra le cose che ho particolarmente apprezzato alcuni manifesti elettorali di tempi che furono, oltre alla mostra fotografica dedicata alle città del’Emilia Romagna; merita comunque una visita.

Parma, 5 giugno 2016 memoria di san Bonifacio vescovo e martire

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