A Milano per Bosch

A Milano, Palazzo Reale, c’è una proposta imperdibile: “Bosch e un altro Rinascimento“, titolo invitante per un’esposizione che non delude le aspettative sebbene sia solo una versione ridotta di quell’epica esposizione di anni fa al Prado di Madrid.
Ci vado in treno, a Milano, da sempre; mezzo di trasporto che, quando è puntuale ed in condizioni decorose, mi piace molto.
Che la giornata sia destinata a lasciare un segno lo vedo dall’inizio: in stazione, in attesa del treno, saluto un signore che avevo scambiato per il fratello di un collega.
Scambiato vuol dire che mi sono sbagliato, cosa che non è da me, in ogni caso il signore non si offende dello scambio ma si lascia andare ad una serie di battute sulla prolificità del padre che potrebbe avere sparso qualche pargolo in giro per la città (che pena).
Salgo quindi sul treno e qui l’episodio più buffo: arrivo in contemporanea con una signora (che ho visto scendere poi a Fidenza) ad uno “scompartimento” di quelli a 4 posti, al momento totalmente libero; la signora sta per sedersi ma si blocca, mi guarda in faccia e senza proferir verbo fa retromarcia e va a sedersi nello scompartimento precedente.
Di non essere attraente lo sapevo ma mai avrei supposto di essere così spaventoso o perlomeno poco rassicurante da mettere in fuga una signora, tanto più su un treno affollato dove non avrebbe comunque rischiato nulla, nemmeno che le attaccassi bottone per scambiare 4 chiacchiere.
In quel di Milano mi attende un evento importante, fare la conoscenza di persona di un gentile signore, Mr Marc, che conoscevo solo telefonicamente.
Dopo una luculliana colazione in un bar in zona Brera, visitando qualche chiesa di strada, eccoci a Palazzo Reale per Bosch.

Ma prima due parole vanno alla chiesa di san Fedele, davanti alla quale sorge una statua dedicata ad Alessandro Manzoni che morì a causa di una caduta proprio all’ingresso della chiesa.

Classica chiesa gesuita, voluta da san Carlo Borromeo, pensata secondo i principi della Controriforma, ovvero a navata unica per enfatizzare la centralità dell’altare ed il pulpito posto lateralmente per agevolare la predicazione, è un luogo di grande suggestione per le opere d’arte che custodisce.

Splendidi i confessionali, il coro ligneo, la pala della Deposizione di Simone Peterzano che sarebbe divenuto maestro del giovane Caravaggio, ed una magnifica statua di Cristo morto di cui non ho trovato notizie ma che mi è oltremodo piaciuta.

In uno degli altari è inserita l’opera di Lucio FontanaApparizione del Sacro Cuore a santa Margherita Alacoque“, non l’unica creazione contemporanea che rende ancor più interessante la visita della chiesa; l’annesso museo, purtroppo, apre soltanto nel pomeriggio e non ho potuto visitarlo, ma poco male, ci tornerò.

Sempre in compagnia del cortese signor Marc, mi sono goduto l’esposizione di opere tanto affascinanti quanto enigmatiche.

Sembra trasparirvi un impegno morale, la punizione dei peccati, ma attraverso rappresentazioni simboliche, farsesche, surreali; lo ascriverei tra gli antesignani di Sigmund Freud per quel che riguarda le libere associazioni.

Probabilmente questo è uno dei motivi del successo di Bosch lungo i secoli, il permettere a chiunque vi si avvicini di “proiettare” nelle sue opere quel che più gli aggrada seppur dovendo rispettare la sua proposta di fondo.

La tesi della mostra è che Bosch sia il rappresentante più prestigioso e l’ispiratore di un Rinascimento alternativo a quello impregnato di classicità che ci proviene da qualsiasi vulgata come il Rinascimento.

Ve ne sono stati vari, invece, sostengono i curatori, e quello di Bosch recupera e rielabora produzioni poetiche, ad esempio, di genere farsesco, sboccato.

Una interessante interpretazione che, tuttavia, non mi convince.

Quel che è curioso è il successo di Bosch in Italia e Spagna e, in particolare mi riferisco a Filippo II di Spagna che, ai miei tempi, si studiava essere un sovrano oscurantista, bigotto e retrogrado; quanto vi sia di vero in questa rappresentazione non saprei dire ma se consideriamo che è stato un collezionista delle opere di Bosch – non è un caso che molte di queste siano custodite al Prado e all’Escorial – mi viene da rivalutarlo e non poco.

Dopo la visita a questa bella esposizione, una bella camminata per il centro in vista di una piacevole conoscenza, due cortesi amiche di Mr. Marc: con loro ci siamo intrattenuti in amabili conversari al punto che, incombente il ritorno, ho perso il treno per poche decine di secondi.

Resta che è stata una bella giornata.

Milano 23 febbraio 2023, memoria di San Policarpo Vescovo e martire

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