ritardo ferroviario

Luciano macchinistaCome ogni tanto mi accade, anche oggi mi sono recato in stazione; giunto per tempo mi reco al binario 4 in attesa del treno delle 07.30; lo trovo indicato con un ritardo di 10, ma la cosa non mi preoccupa, in fondo sono in anticipo sulla mia tabella di marcia.

Gli altoparlanti comunicano vari altri ritardi per un motivo che non ho ben compreso, tutti comunque di una decina di minuti; trascorsi questi, il silenzio.

Degli altri treni viene comunicato il ritardo, del mio nulla; passano i minuti e siamo ormai a 40 quando vado a chiedere spiegazioni alla biglietteria; un gentile addetto svolge le opportune ricerche, inutilmente; va a contattare l’ufficio movimento che non sa dirgli nulla. I minuti sono ormai 50, come si vede dal tabellone ma nessun annuncio, sembra che il treno, giunto a Fidenza, si sia inabissato senza lasciare traccia. Io non mi arrabbio se succede un imprevisto, possono capitare, poi in una rete complessa come le ferrovie, con tutti gli imprevisti, per carità, ma mi irrita moltissimo la mancata informazione; è mai possibile che per 40 minuti la stazione di Parma non sia stata in grado di avere notizie (e comunicarle magari) di un treno fermo forse a Fidenza o tra Fidenza e Parma? Non chiedo punizioni di nessuno, non sono vendicativo, ma mi permetto di far presente a Trenitalia che è norma di civiltà prendersi cura dei clienti.

Arriverà, inopinatamente, con 58 minuti di ritardo; per il capotreno non deve essere stato un viaggio tranquillo visto che in prossimità di Bologna, l’altoparlante del treno comunica che “il treno è in arrivo alla stazione di Ancona, termine corsa, con 63 minuti di ritardo”. Bel lapsus, apprezzato dai sorrisi dei poveri viaggiatori.

Fortunatamente mi sono goduto la lettura del Corriere, come sempre in queste occasioni; sfortunatamente ne ricavo sempre una pessima rappresentazione di un paese che ormai s’è magnato (o rivenduto o forse tassato) pure il proverbiale fondo del barile.

L’Italia è destinata a soccombere nel ridicolo, non ci sono speranze di redenzione.

Ho comunque molto apprezzato un articolo dedicato all’edera di plastica che fa orrida mostra di sè su tanti balconi o gazebo anche a Parma; mi è piaciuta l’idea di dedicare un articoletto ad una cosa così apparentemente insignificante, a testimonianza che tutto può diventare opportunità di riflessione e giudizio.

Al ritorno mi sono dedicato, invece, ad un libro consigliatomi e prestato dalla mia carissima Daniela, detta Dadà: “Il toro non sbaglia mai” di Matteo Nucci.

Me ne sono scolate 50 pagine senza nemmeno accorgermene: mi sono ritrovato quella teatralità barocca spagnola che tanto mi affascina, è un libro, al momento avvincente, ne riparlerò.

Oggi, peraltro, ho inziato il nuovo corso alimentare: addio al caffè; mi sono bevuto il primo caffè d’orzo, che è stato meno tremendo di quel che temevo.

Parto poi da 117.1 Kg, vediamo quanti ne perderò…

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