Colloquio, in treno, il 30 agosto 2009

Succede raramente ma, quando posso, non mi dispiace andare in treno (certo se i prezzi fossero un po’ più accessibili). Raramente si sentono discorsi che valga la pena ricordare ma … appunto ma. Ero munito di carta e penna e senza farmi troppo notare ho scritto alcuni spezzoni di un colloquio che mi è parso molto interessante. I protagonisti, due uomini di mezz’età; quello che mi ha colpito era il tono non di lamentela sulla tristezza della vita, sulle numerose cose che vanno male ecc ecc. Ve lo propongo di seguito così come sono riuscito a “registrarlo”…

COLLOQUIO IN TRENO

Tizio: sono molto tentato di interrompere l’analisi perché non vedo prospettive non concludo nulla solo ripetizione e ripetizione e ripetizione non esco da questo purtroppo

Caio: è la tentazione molto forte della “medicalità”, l’analisi come la pattumiera di se stessi

la melanconia… sembra intrattabile credo che non sembri ma sia intrattabile

Tizio: è un demone davvero possente

Caio: gira la questione…se è intrattabile allora qual è la speranza? qual è il domani di un uomo che ha domani?

non c’è domani ma eterno ritorno, ripetizione dell’errore, sua negazione e affermazione, sua critica ma senza mai uscirne

demone possente, non c’è dubbio che l’analista non possa aiutarti mettendosi a combattere un demone possente

Mi viene, ora, l’idea che la melanconia sia l’eterno ritorno senza domani

Pensavo … che la melanconia sia una forma di narcisismo da cui si esce solo se si smette di avere una pozza d’acqua dentro cui guardare

l’analista non ti può distogliere dallo sguardo fissato alla pozza … non può fare l’azione transitiva di distoglimento dello sguardo dalla pozza,  è questo che rende il ritorno “eterno” e non semplicemente una “regressione”

Tizio: sono con te sul narcisismo e credo che l’abisso narcisistico sia ancora un bel po’ da indagare…

Caio: parli di abisso narcisistico, eppure credo che non ci sia nulla di più “superficiale” del narcisismo. L’abisso è la linea continua della fissazione, l’eterno ritorno della fissazione   e la fissazione è compulsiva

Tizio: rimane la domanda: da dove partire quando tutto è nero?

Caio: mi sembra che il “tutto nero” sia l’espressione gergale di una compulsione: e la compulsione trae alimento da cose non concluse, da questioni permanentemente aperte

io mi sono sempre chiesto cosa il Narciso di Caravaggio pensa per tutto quel tempo che sta a rimirarsi

pensa alle sue cose inconcluse non è vero che pensa a quanto sia bello non alla sua bellezza

sarebbe di una noiosità mortale e allora se subentra la noia è senza tempo

qualunque proprietà cui pensasse sarebbe alla fine una noia

perché la proprietà per essere tale deve dare frutti, deve essere messa all’opera quindi distoglie lo sguardo da se stesso

no in fondo il narcisista pensa a sè come una nullità

ecco allora che il pensiero di percepire una soddisfazione è l’inizio del distoglimento dello sguardo nichilistico del narcisista. Eterno ritorno e nichilismo coincidono

Tizio: la merdaccia di Fantozzi

Caio: Fantozzi è quel che è ma anche c’è qualcuno a cui è imputabile il ridurre Fantozzi così…diciamo che Fantozzi li va a cercare proprio tutti e li trova e dopo averli trovati, anziché mandarli all’inferno, continua a rimanerne attaccato allora diventa una merdaccia

credo di non sbagliare troppo se dico che il narcisismo è la benzina della melanconia

Eppure resto dell’idea  che il melanconico possa diventarlo perché ha dei conti i sospeso con altri, o meglio con la fissazione ad un altro col quale i conti non si sono mai chiusi

è una forma dell’innamoramento

una cosa è ripetere pensieri malefici un’altra è sentirsi vocati ad essere depositari della loro reincarnazione nel tempo

ecco una forma di narcisismo: io sono la reincarnazione di un altro che mi ha preceduto ma poi continua in me e quindi vedendo lui vedono me

Tizio: si potrebbe dire in questo caso: chi vede me (il narcisista) non vede il padre”

potrebbe essere il motto di Lucifero

Caio: sentirsi vocato come dire sentirsi costretto a quella ripetizione costretto tuo malgrado, malgrado l’analisi

e quindi l’analista non può fare nulla e non vuole ovviamente fare nulla

anche perché non otterrebbe risultati se non quello di fortificare il demone

fissati all’obiezione alla malattia dell’altro diventa fissati alla malattia dell’altro, fino anche a diventare propria

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