Buon compleanno al Dr. Contri

Oggi ingorgo di ricorrenze: dalla memoria di un santo di prima grandezza come san Carlo Borromeo, alla celebrazione della fine della Grande Guerra con la vittoria italiana (in realtà l’armistizio era stato firmato il giorno prima) per chiudere con la deposizione della salma del milite ignoto al Vittoriano, l’altare della patria, in quel di Roma.
Tutte date importanti ma quel che più mi interessa è un’altra ricorrenza, l’ottantesimo genetliaco del dottor Giacomo B. Contri.

Ci tengo a far gli auguri al dr. Contri perché sì, come direbbero i bambini.

A parte le battute, il dr. Contri è uno psicoanalista e pensatore che in altri tempi si sarebbe definito filosofo, che ha portato avanti quanto iniziato da Sigmund Freud, risolvendone alcune aporie e collegandone il pensiero a quello di un altro pensatore, pietra miliare nella storia dell’umanità: Gesù Cristo.

Ha colto il filo rosso che li univa e, con la definizione, che è la sua scoperta, della vita psichica come vita giuridica, ha portato a compimento quel che Freud aveva iniziato ed esplicitato il pensiero di Gesù sull’argomento, rintracciabile in tantissimi brani evangelici.

Nessuno ci aveva pensato prima, Giacomo Contri lo ha fatto, ecco un buon caso di eredità non sprecata né rinnegata.

Proprio come il servo buono e fedele di Matteo 25 (quello che ha ricevuto 5 denari): “Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone.”

Caso particolare dell’assunto sopra citato è descritto in un altro passo evangelico, Matteo anche stavolta (7 16-20): “Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere”, ove si parla di alberi e di frutti.

Devo ancora parlare della mostra che ho visto a palazzo Tarasconi (in quel di Parma) dedicata a Banksy (peraltro molto simile a quella che ho visitato a Roma, al Chiostro del Bramante) ma ne cito un’opera che è rimasta nella mia memoria: si tratta di “Barcode“, una xilografia (credo) che ritrae un leopardo in fuga dal camion gabbia stilizzato e costituito da un barcode, da cui il titolo.

Le barre sono piegate, nella parte centrale ed il leopardo se ne sta andando tranquillamente per i fatti propri: è chiaro che le barre sono sbarre, che il barcode allude al consumismo, all’efficientamento della catena commerciale velocizzando tutta la filiera della logistica, al principio di organizzazione che velocizza e riduce i costi, soprattutto di personale, sempre più inutile ed asservito ai ritmi della catena commerciale.

Ci sta anche la dicotomia natura cultura, tanto di moda in anni passati, c’è la questione della libertà, della fuga, dell’omologazione, insomma sono svariate le suggestioni possibili.

A queste, che non nego (e magari riprenderò altrove), ne aggiungo una personalissima: il leopardo se ne va per i fatti propri, in cerca di fortuna dove capiterà, dopo avere superato di slancio e con minimo sforzo le barre che non sono sbarre, sono ostacolo insormontabile, contro cui fare estenuanti guerre, solo se accettate come sbarre (e in questo caso non se ne uscirà mai); al contrario, se giudicate per quel che sono, un codice a barre, basta un minimo gesto per romperle e dedicarsi ad altro.

L’opera di Giacomo Contri è tutta in questa ultima direzione.

Ne ho attinto a piene mani, come può fare liberamente chiunque leggendo ad esempio i suoi Think quotidiani oppure guardando il sito della “Società amici del pensiero“; per questo sono felice di potergli fare gli auguri.

Parma, 4 novembre 2021, memoria di san Carlo Borromeo, vescovo

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