La rivoluzione russa e i migranti

Tutto ha inizio 100 anni fa quando la rivoluzione russa ha consegnato l’immenso paese sovietico nelle mani dei comunisti; da quella data si potrebbe dire: “compagni abbiamo vinto, siamo rovinati!”.

Non ho trovato i riferimenti di questa citazione ma non è farina del mio sacco, purtroppo.

La vittoria del comunismo ha reso pensabile la trasformazione del mondo, secondo l’ideologia  dedotta dal marxismo.

Come un tempo Mosè, nel XX secolo prima  Lenin poi Hitler hanno tentato di scimmiottarlo.

Soprattutto riguardo a Hitler sarebbe interessante approfondire il tema di un nuovo Mosè che potrebbe aggiungere un’altra sfaccettatura ai tanti motivi di odio verso il popolo eletto.

Hitler ha tentato, non saprei dire quanto consapevolmente, di costituire un uomo nuovo ed un nuovo popolo da traghettare verso la nuova terra promessa.

Ma su Hitler mi fermo qui.

Della dottrina di Lenin conosco troppo poco per affermare qualcosa di simile ma è certo che la vittoria del comunismo ha aperto strade fino ad allora impensabili: dopo di allora diventava concepibile l’idea di una rivoluzione che, su scala mondiale, avrebbe portato alla vittoria il comunismo.

Avrebbe potuto nascere l’Uomo Nuovo, comunista.

Un mito, ovviamente e come tutti i miti destinato a lasciare sangue e macerie, come tutti i sogni ad occhi aperti.

La sinistra, non Marx, ha toccato per un istante storico l’illusione dell’impossibile, cambiare il mondo, ed è rimasta intrappolata da questa impossibile possibilità.

Una colossale fregatura che ha intrappolato chiunque vi abbia aderito, condannandolo a inseguire l’impossibile come se fosse possibile.

La nevrosi si fa storia in questa fattispecie di potere di cambiamento del mondo. Di cui è in trappola pure il 68 ed il Sovrano Pontefice felicemente regnante col suo richiamo ai giovani di cambiare il mondo.

[Mentre scrivevo queste parole il Sovrano Pontefice felicemente regnante ha rilasciato un’intervista a Repubblica, esemplare se ce ne fosse bisogno.]

In Italia, come altrove, si pose il problema di come realizzare questa rivoluzione e qui Gramsci si trovò a giocare un ruolo fondamentale: nel Belpaese la rivoluzione armata non avrebbe avuto possibilità di successo per cui si rendeva indispensabile procedere in altro modo.

Da buon intellettuale, il dirigente del partito comunista propose di lavorare, sul lungo periodo, per trasformare la società italiana attraverso la penetrazione culturale.

La cultura di sinistra avrebbe dovuto permeare di sé ogni ambito, impregnare i mezzi di comunicazione di massa, che a quei tempi erano l’editoria, il cinema e la scuola.

La guida degli intellettuali avrebbe portato la società ad una trasformazione che avrebbe reso inutile l’uso della forza per la presa di potere o, al massimo, l’avrebbe limitata giusto a quel minimo indispensabile per fornire alla rivoluzione l’abbrivio verso la vittoria.

La Storia era al fianco della rivoluzione intellettuale e avrebbe portato inevitabilmente a compimento il trionfo dell’Uomo Nuovo, un altro modo per declinare il famoso “Gott mit uns”.

Negli anni 70 del secolo scorso il terrorismo di sinistra ha tentato di scavalcare, con la violenza armata, questo progetto gramsciano; sconfitto il terrorismo, grazie anche alla collaborazione del partito comunista italiano dell’epoca, che rischiava di essere tagliato fuori dalla vita politica, è ripresa “l’infiltrazione” nelle strutture statali ed in particolare nella scuola e nella magistratura.

La vicenda di tangentopoli non ha costituito, forse, un tentativo di presa del potere mediante lo sfruttamento di ideali non certo definibili di sinistra quali, ad esempio, la legalità.

L’homo novus si ammantava di giustizialismo, di una superiorità etica che lo rendeva ontologicamente superiore ai suoi antagonisti, egli aveva fatto propri dei valori universali cui nessuno avrebbe potuto opporsi senza rischiare di essere tacciato di retriva conservazione: ancora una volta la Storia avrebbe fornito la benzina alla “gioiosa macchina da guerra” che avrebbe trionfato per divina necessità.

Le “magnifiche sorti e progressive” di questo progetto cozzarono contro un imprevisto avversario, anzi contro un vero e proprio nemico che ha costituito per decenni l’ossessione di tutta la sinistra italiana: Silvio Berlusconi.

Questo imprenditore, proprietario del mezzo di comunicazione più importante del momento, la televisione ha utilizzato a proprio vantaggio proprio la dottrina teorizzata da Gramsci.

Le sue televisioni hanno costruito, nei decenni, lo strumento per produrre cultura di massa, per penetrare nelle case di ogni italiano, borghese od  operaio che fosse, in modo da indottrinarlo o meglio da diffondere e rendere universali i valori proposti.

Una curiosa eterogenesi dei fini ha rivoltato contro gli epigoni di Gramsci le dottrine del teorico comunista e questo potrebbe essere uno dei tanti motivi che hanno fatto “fissare” la sinistra a Berlusconi, in un odio degno di miglior causa.

La sinistra è vissuta di rendita, per qualche decennio, nutrendosi dell’idolo Berlusconi, sempre più malmostosa e melanconica: quale sofferenza dover sopportare l’ingratitudine del popolo verso la superiorità morale dei politici ed intellettuali di sinistra. Ne posso avvertire il tormento ed il disprezzo.

Ma poi ecco presentarsi nuove occasioni: abbeverati agli ideali radicali, ecco che la classe dirigente e l’intelligentsia della sinistra recupera terreno e riprende fiato e vigore con le battaglie di civiltà.

Nasce l’ideologia dei diritti o, per dirla berlusconianamente, più diritti per tutti: dall’ecologismo, ai diritti degli animali, ai diritti delle coppie di fatto, alla procreazione assistita, ai matrimoni gay, alle adozioni gay, fino allo … ius soli: si è così realizzata la profezia di Augusto Del Noce secondo il quale “il partito comunista diventerà un partito radicale di massa”

Tutte battaglie di civiltà, ovvero modi di dire che chi si oppone non è un avversario politico ma un incivile, un reprobo.

Ma ancor prima dello ius soli, che è una manovra elettoralistica per aggiudicarsi tanti voti da un bacino elettorale nuovo e grato, la questione migranti ha sostituito la questione operaia degli anni 70.

Oggi nessuno pare possa essere contrario a una certa gestione dei flussi migratori perchè immediatamente i profeti, i neo salvatori del mondo, bollano il reprobo come razzista, islamofobo, xenofobo e quant’altro ad libitum.

I migranti sono diventati il valore universale cui nessuno può opporsi, per non passare da incivile, sono lo strumento che i nuovi profeti stanno scagliando contro il mondo occidentale cui devono far pagare la colpa di esistere, in cui vedono l’idolo potente da abbattere.

Pietosa illusione perchè il potere, se ancora ve ne fosse, non è certo più in occidente.

Vediamo come precederanno gli eventi; nel frattempo noto con un certo stupore che la sinistra italiana non ha molto da dire sulle posizioni assunte dal neo presidente francese in materia di migranti.

Poco tempo fa, di fronte alla vittoria di Emmanuel Macron, la sinistra italica si lanciava in sperticate lodi (quella di salire sul carro del vincitore è abitudine consolidata); cito dal sito del  “Sole 24 ore” : “Per Renzi una straordinaria pagina di speranza. «La vittoria di #Macron scrive una straordinaria pagina di speranza per la Francia e per l’Europa», ha esultato il neosegretario del Pd Matteo Renzi che proprio a En Marche! ha ispirato la sua campagna congressuale. E in nome di un Continente che cambi rotta sulla scia del voto francese parlano anche gli ex premier Mario Monti e Enrico Letta, accorso al Louvre assieme ai sostenitori di Macron (l’europeismo è «la carta vincente contro i populismi»). «Brinda la Francia e chi crede nell’Europa, nel libero mercato, nella solidarietà», annota il ministro degli Esteri Angelino Alfano. Parigi dimostra che il populismo si può battere «innanzitutto con l’innovazione» è il ragionamento di Walter Veltroni, secondo cui è necessaria una offerta politica nuova «e insieme bisogna recuperare un rapporto con il popolo. E con il suo disagio, con le sue paure, con la sua disperazione, che è il prodotto della più lunga recessione che la storia contemporanea abbia conosciuto». C’è, inoltre, un altro fattore del voto che Renzi aveva sottolineato parlando ieri in mattinata all’assemblea nazionale del partito, quello del ballottaggio. «Guardo il voto di stasera e rosico perché avrebbe dato ai cittadini la possibilità di scegliere» anche in Italia, spiega. Nella testa dell’ex premier, lo scenario delle elezioni italiane potrebbe in qualche modo ricordare quello francese: con il Pd nella parte di En Marche! e il fronte variegato di ispirazione populista in quella del Front National.”

Queste le reazioni dei politici italiani.

Il presidente, però, ha blindato la frontiera di Ventimiglia e, in vista del vertice di Tallin ha assunto una posizione non proprio umanitaria, come spiega Panorama: “Emmanuel Macron, premier francese, ha detto no alla riapertura dei porti alle navi di soccorso nel Mediterraneo (come la Spagna), no all’accoglienza dei “migranti economici” dunque anche quelli in fuga dalla fame e no ad aumentare le nazionalità oggetto di ricollocamento.”

Da sinistra, come ai tempi della blindatura di Hollande, presidente socialista, assordante silenzio.

Fare il profeta è un duro lavoro, governare è uno sporco lavoro: la sinistra profetica e quella di governo continueranno a farla pagare agli italiani poiché non riusciranno mai a trovare una soluzione al dilemma.

Gesù Cristo non ha mai avuto in testa l’idea di farlo, a lui non interessava cambiare il mondo, né creare l’Uomo Nuovo (l’esperienza del diluvio universale ce lo testimonia già in tempi politicamente non sospetti).

Al contrario di Barabba che guarda caso era un “rivoluzionario”.

Sappiamo la fine di Barabba, conosciamo la fine di Gesù, è ben nota la posizione del popolo, cioè della massa, guidata dagli intellettuali (che al tempo erano sacerdoti, non diversamente da oggi, sebbene i più recenti non indossino talari e collettini bianchi).

Mentre concludevo queste poche righe il nostro beneamato segretario pd, Matteo Renzi, ha dichiarato (e scritto nel suo libro, che sicuramente non leggerò) che i migranti vanno aiutati a casa loro.

Affermazione condivisibilissima, di grande buonsenso anche se mai attuata con un minimo di serietà se si va a verificare a quanto ammontano i relativi finanziamenti (perchè anche qui, come in molti altri ambiti, conta l’economia, e nella gestione dei migranti, salvataggi inclusi, l’economia conta e non poco), ma non ne faccio a lui una colpa, tutti gli ultimi governi non hanno dato seguito a questa politica.

Dicevo, comunque, che Matteo Renzi ha rilasciato una dichiarazione addirittura banale ma subito si sono scatenati gli attacchi; uno dei profeti, sempre secondo Repubblica, lo richiama subito all’ordine: “quella di Matteo Renzi non è una gaffe o un errore di comunicazione, è piuttosto un frettoloso e maldestro tentativo di dare in pasto una risposta alla ferocia della piazza”, ci dice un intellettuale di sinistra di cui francamente nessuno sentirebbe la mancanza se si ritirasse in un’isola deserta, Roberto Saviano.

Il Sovrano Pontefice felicemente regnante ed i profeti di sinistra, con incredibile tempismo (c’è molto lavoro per i complottisti, se hanno tempo da perdere) entrano pesantemente in campo (ma se il Papa dice cose che piacciono ai custodi del Senso della Storia, improvvisamente scompare l’accusa di intrusione nella politica, ambito da cui il clero deve tenersi, invece, lontano ogni volta che si pronuncia in materie sgradite).

L’Ideale pretende i suoi sacrifici.

Parma, 8 luglio 2017 memoria dei Santi Aquila e Priscilla sposi e martiri

 

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