cattolicesimo e quiz televisivi

Fatta la premessa che l’apparecchio catodico in casa mia è di proprietà esclusiva di mia madre che lo gestisce a suo piacimento e, normalmente, in modo da suscitare la più totale riprovazione da parte mia, fatta questa premessa, la sera, prima di cena è d’obbligo guardare L’eredità, il quiz televisivo condotto prima da Carlo Conti ed ora da Fabrizio Frizzi.

Sui conduttori non dico nulla perchè nessuno dei due riscuote la mia simpatia, ma il programma non è male.

In questi giorni ho assistito a due puntate di cui ricordo alcune domande e relative esilaranti risposte.

Il nome della mamma di Maria? Maddalena.

Cosa fece Giuda Iscariota dopo il pentimento? si ritirò da solo nel tempio.

Condizione per cui i cardinali non votano? essere stati nominati da poco tempo (in questo caso il concorrente che ha azzeccato la risposta, cioè l’essere ultraottantenni, ha fatto il gesto di detergere la fronte come a dire “che fortuna, pericolo scampato”, rivelando così di averla tirata a caso).

Un’altra domanda di oggi:

contro chi hanno combattuto la seconda guerra punica i romani? contro i longobardi di Liutprando è stata la risposta di un mio omonimo.

Tralasciando quest’ultima domanda, le precedenti sono tutte di carattere religioso e, precisamente, hanno a che vedere con la religione che sarebbe maggioritaria in Italia.

Ovviamente non ha senso trarre conclusioni partendo da tre domande di un quiz televisivo ma mi permetto di farlo perchè mi colpisce la spaventevole ignoranza dei concorrenti.

Un’ignoranza su questioni sicuramente non fondamentali poiché non sono in discussione né fede né morale, tuttavia l’ignorare la fine di Giuda o il nome della nonna materna di Gesù mi suggeriscono un’idea che da tempo ha assunto il colore della certezza ovvero che si è smarrita quella cultura condivisa, popolare che ci si aspetta in un paese sedicente cattolico.

Chiaramente la domanda sui cardinali ha caratteri di tecnicismo che immagino sia alieno anche a molti cattolici frequentanti, ma è pure innegabile che un qualunque cittadino mediamente informato, una notizia sui porporati ottuagenari, l’ha letta sui giornali o sentita in tv.

Manca, è venuto a mancare, però, il patrimonio di condivisione dei riferimenti: ho due ricordi quasi di gioventù a certificarlo.

Il primo vede protagonisti alcuni ragazzi che frequentavano, in tempi ormai remoti, l’oratorio parrocchiale della mia parrocchia, san Benedetto, in Parma, retta dai salesiani; questi giovani, tra i 15 e i 18 anni, ignoravano totalmente che la resurrezione coinvolgesse anche il corpo. Non ricordo la precisa occasione in cui emerse l’argomento ma ho ben presente lo smarrimento e quasi l’opposizione a una simile “stramberia”.

Questi ragazzi frequentavano la messa domenicale e facevano gli animatori in parrocchia.

Il secondo episodio riguarda un amico di un tempo, un giovane avvocato romano di belle speranze, mediamente colto, appassionato di storia antica, cioè romana; con lui durante una cena in pizzeria feci un riferimento al giovane ricco di evangelica memoria, ne ottenni uno sguardo smarrito di chi ignorava il soggetto di cui stavo parlando.

Se l’insegnamento del catechismo ai vecchi tempi era probabilmente nozionistico e formalistico, ho l’impressione che a partire da una certa epoca, anni 60?, 70? sia subentrato il nulla.

Nulla che sembra persistere se non essersi aggravato.

Parma, 14 dicembre 2016, memoria di san Giovanni della Croce

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