banale

lucchettiBanale, viene da banno (in latino bannum),  (e come, insegna wikipedia) nel diritto feudale, si intende il potere esercitato dal detentore di una sovranità (regno o feudo che sia) sui propri sudditi. Esso consisteva nel diritto d’imporre corvées ai sudditi, di riscuotere le tasse, di intraprendere azioni di guerra e, più in generale, di potersi far riconoscere come signore legittimo di un territorio. Da qui nasce la dicitura di signoria bannale (o banale) riferita al regime di feudalità.

Dunque banale indica sottomissione, rapporto di sudditanza ad un signore.

In questi giorni riprendo un tema che, da tempo, mi gira in testa: la banalità.

Oggi mi viene da legare banalità ad amore (presupposto).

La ricerca dell’amore presupposto, ovvero inesistente, ma potentissimo nei suoi effetti produce banalità.

L’uomo che ricerca questo inesistente amore, una protezione che lo tranquillizzi (e lo domini) si condanna ad un pensiero banale poiché tutto farà per soddisfare il sistema di pensiero che egli si illude che gli possa voler bene.

Pensiero che andrà a servizio perché potrà soltanto obbedire o ribellarsi in cerca di un padrone più potente cui, nuovamente, sottomettersi.

Mi ritrovo banale, in ogni manifestazione del pensiero, dalla politica, alla filosofia, al lavoro, alla morale.

La mia tentazione, da sempre, è quella titanica, di poter avere un pensiero originale, credendo che ciò sia possibile astraendo dal mondo, cioè da tutto il resto: quale errore!!!

Solo dal rapporto con un altro, approfittando di quanto già prodotto, per rielaboralo personalmente (dalla lettura di un libro o un giornale allo scambio di idee) è possibile costruire un pensiero che non sia banale.

Possibile cioè non necessario: nessun automatismo o garanzia: è la bellezza e la vertigine dell’uomo; d’altronde in cosa sarebbe a immagine e somiglianza del Padre?

“Qui non si fa politica, qui si lavora”, famoso motto fascista che dice come l’uomo possa non essere all’altezza del suo statuto di creatore di diritto.

Avrei numerosi esempi di questo, io per primo ne resto spesso tentato: non scaglio più (o almeno ci provo) pietre, ho troppe travi da badare nella mia retina.

La bella notizia è che le travi si possono togliere e magari utilizzare per costruirci pure qualcosa (il sapere su ciò che è andato male è sfruttabile ad altri fini).

In questi mesi in cui non ho fatto politica ma lavorato, ho scoperto nuove forme di banalità (anche se non c’è novità nella banalità) di cui mi riconosco anche imputabile io stesso.

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