W l’Italia

Leggevo, l’8 agosto, un articolo di Beppe Severgnini intitolato “Bivacchi e tuffi nelle fontane: i turisti stranieri non ci prendono sul serio”. A dire dell’ottimo giornalista gli stranieri si comporterebbero in maniera inurbana, durante le vacanze in Italia, sentendosi autorizzati dal fatto che siamo considerati “come luogo fascinoso, colorato, eccitante; ma incapace di organizzare una convivenza ordinata.”

Meditavo su questo, velocemente, leggendo qualche articolo in giro e guardando le cose che mi stanno attorno: a Milano, ne ho già parlato, alla stazione centrale, varie zingare hanno cercato di aiutarmi a fare il biglietto della metro, ovviamente non richieste.

Non ho contato quanti erano i muri imbrattati da idioti, cosa che vedo anche vicino a casa mia che certo Milano non è (ma gli imbecilli colonizzano il mondo).

Vogliamo parlare dei rifiuti? da quando c’è la raccolta differenziata porta a porta si trovano ovunque rifiuti di ogni genere: avete mai provato a mettere il naso nei cassonetti per la raccolta degli sfalci di giardino?

Parliamo del traffico? dei ciclisti? dei “portoghesi” (una volta si diceva così chissà che adesso non si rischi un’accusa di razzismo) sui treni e sui bus?

Venditori ambulanti ovunque e a prescindere (e, per favore non chiamiamoli vu cumprà che gli spiriti nobili della cattosinistra si inquietano e dormono male – tra un po’ i ladri si adombreranno se non verranno chiamati missionari della condivisione dei beni, meglio se altrui) .

Lavoro nero? igiene dei locali? sicurezza? Non voglio andare troppo lontano.

Vediamo le case popolari: patrimoni soggetti a deterioramento rapido ed inarrestabile perchè chi riesce ad ottenerne una mica è tenuto ad averne cura e se non paga le bollette e la riduce un letamaio che importa?

Deiezioni canine? se gli dici qualcosa si offendono pure…

Pulizia delle strade? cartacce, deiezioni, rifiuti vari, lattine, bottigliette …

Piste ciclabili, marciapiedi, aree pedonali.

Basta basta, questo è disfattismo, poi con questo presidente del consiglio che è giovane (W i giovani, per sempre giovani, comunque giovani … ma a che età si finisce di esser giovani?) ed ottimista, sempre, è un crimine parlare male dell’Italia.

Dimenticavo Pompei, l’Expo, il Mose, le raccomandazioni, le pressioni dei politici, le richieste di privilegi, esenzioni, prebende (ricordo che durante una stagione a Livigno ci fu un netturbino di non ricordo quale paese del profondo sud che, chiedendo la cancellazione di una sanzione mi disse la classica: “sono un collega”).

In Italia c’è sempre qualcuno di cui essere collega, parente, amico, conoscente, benefattore, di cui vantare o minacciare la vicinanza.

Un piccolo florilegio:”lei non sa chi sono io”, “vado dal sindaco”, “scrivo al giornale”, “chiamo il Gabibbo”, “ce l’avete con me”, “sono ben altri i problemi che dovete guardare”.

Il problema italiano non sono i politici, sono gli italiani, un popolo che merita l’estinzione.

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