Molestie a un comandante e comunicazione

Il comandante della polizia locale di Venezia è rimasto vittima di un comportamento gravemente offensivo, per dirla con un eufemismo, ovvero ha subito il toccamento (vulgariter loquendo spalpazzata o più sobriamente palpata) dei glutei: gesto osceno, inqualificabile e che può costituire reato.

L’episodio si presta a varie considerazioni che vanno dal serissimo codice penale al boccaccesco ma, innanzitutto voglio trasmettere la mia umana comprensione al Comandante: deve essere stato perlomeno sgradevole – sono in vena di eufemismi – sentirsi toccato in una parte del corpo – a prescindere da quale – contro la propria volontà.

Ma qui viene il bello: il Comandante di Venezia credo sia un ufficiale di polizia giudiziaria, qualifica che gli permette di intervenire nel caso di commissione di reati, e qui sorge un problema e non di poco conto.

I glutei dell’alto ufficiale sono stati toccati da un inqualificabile giovanotto attratto dalla possanza dei suddetti muscoli (immagino consistenti come quelli dei bronzi di Riace o del David di Michelangelo), quali parti del corpo del privato cittadino che casualmente stava indossando un’uniforme, oppure l’impeto palpatorio è stato provocato dal fascino feticistico della divisa per cui a subire il toccamento è stata la comandità, l’essenza del Comandante, a prescindere dal temporaneo indossatore dei bramati alamari dorati?

Non è questione di lana caprina ma pane per gli affamati denti di ululanti principi del foro; resta il fatto che il Comandante avrebbe potuto chiedere – cioè ordinare – che una pattuglia, che sicuramente aveva a disposizione nei dintorni, procedesse, con le dovute cautele imposte dalla prestigiosa manifestazione, all’identificazione dell’autore del gesto in modo da deferirlo all’autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.

Così non è stato e le forze del bene hanno ceduto all’infame violenza di anonima mano che resterà ignota e impunita, il che non è un edificante esempio per chi è vittima di analoghi comportamenti, ma tant’è, inutile ormai piangere sul latte versato.

Il Comandante ha deciso di rendere pubblico l’episodio per via della rarità (grazie al cielo) di accadimenti di tal genere (statisticamente credo assimilabili alla possibilità che un uomo morda il proverbiale cane, come le scuole di giornalismo insegnano); sua scelta che non spetta a me sindacare ma, nel farlo, credevo fosse scivolato su un banale ma scivolosissimo dettaglio, che lo avrebbe accomunato al famosissimo generale Vannacci.

Entrambi in divisa con livelli altissimi di responsabilità ed entrambi nemici dichiarati di Manzoni e compagnia (della Crusca) danzante, così pensavo, convinto di averne buon motivo, ma ecco dunque cosa scrive il Comandante: «Dovevo arrivare a quasi 63 anni per comprendere cosa prova una donna molestata quando gli palpano il sedere. Io per interrompere la cosa ho scelto di allontanarmi velocemente dall’evento a cui partecipavo sempre mantenendo il sorriso sulle labbra e di non fare una piazzata solo per rispetto della divisa che indosso, ma la tentazione è stata forte».

“Gli palpano”? a una donna?

Ero pronto a stracciarmi le vesti linguistiche quando ho fatto una veloce verifica ed ho scoperto dalla Treccani online che “gli” si può utilizzare anche al posto di “le”, ecco l’autorevole contributo: “Per indicare il complemento di ➔termine è sempre più comune, nel parlato e nello scritto informale, l’uso della forma pronominale atona gli, sia per il maschile, sia per il femminile (al posto di le). L’uso di un’unica forma è largamente attestato nel corso della nostra storia linguistica ed è conforme all’etimologia (la forma latina illi era sia maschile, sia femminile). Tuttavia quest’uso non è ancora accettato nella norma, e gli al posto di le viene percepito come forma popolare, familiare e colloquiale, da evitare soprattutto nello scritto formale)”.

Qual delusione!!! Alla mia età scoprire che è ammesso, a una donna, toccargli i glutei: se lo avessi fatto io, alle scuole elementari o alle medie, la maestra e la professoressa di italiano avrebbero sicuramente attinto i miei, di glutei, con sonore, pedagogiche pedate.

Il mio è solo un calembour, non equivocate, mi raccomando.

Per chi fa il mio lavoro è ormai abitudine quotidiana leggere obbrobri linguistici, debbo imparare a non fargli caso.

Parma, 16 settembre 2023 memoria del beato Guida da Arezzo, monaco

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