I Lombardi alla prima crociata

I Lombardi alla prima crociata è un’opera di Giuseppe Verdi, molto famosa per via di un coro che rappresenta, per me, una delle punte di estrema tristezza: quando mi capita di cantarlo (lo so, viene uno strazio) o di ascoltarlo vuol dire che sono proprio triste e sconsolato.
Ma tralasciando questo dettaglio autobiografico, non avevo mai sentito altri brani quindi mi era, di fatto, sconosciuta.
L’amico e competentissima autorità operistica Gabriele Trivelloni mi aveva prospettato uno spettacolo interessante e così è stato.
Non sarà l’opera migliore di Verdi ma la rappresentazione di domenica scorsa, al Teatro Regio di Parma l’ha resa davvero godibile.
Essendo risaputa e conclamata la mia ignoranza musicale, non ne parlo da competente ma da puro spettatore a digiuno di strumenti di valutazione.
Ottima la direzione d’orchestra, il maestro Francesco Lanzillotta mi è sembrato davvero bravo nel gestire i diversi momenti, da quelli lirici a quelli quasi da banda militare.
I cantanti sono stati tutti assolutamente all’altezza dei vari ruoli; bravo l’Arvino di Antonio Corianò, così come il Pagano di Michele Pertusi, non da meno Giulia Mazzola che ha interpretato Viclinda per non parlare di Lidia Fridman una brava brava Giselda.
Oronte, Antonio Poli, e Pirro Luca d’Amico sono stati altrettanto fondamentali per l’ottima riuscita della rappresentazione.
Una nota a parte merita la violinista solista Mihaela Costea, bravissima.
Mi sono piaciuti anche i ballerini e tutti gli altri cantanti cui aggiungo uno splendido coro che col “O Signore dal tetto natio” mi conquistato completamente, anzi sono stato tentato di alzarmi ed andare ad unirmi loro sul palcoscenico.

Vengo alla scenografia: essenziale, tutta giocata sul contrasto bianco e nero – unici colori presenti i costumi dei musulmani, ambientata in paesaggi ad un tempo fisici eppure eterni, concreti ma privi di tempo.
La scelta di utilizzare anzi puntare tutto sul contrasto bianco nero, luce tenebre, vita morte, peccato redenzione, purezza passione aiuta a rendere i personaggi storici e iconici ad un tempo: è la loro storia ma può essere quella di chiunque.
Sfuggono soltanto i colorati abiti dei nemici musulmani come se fossero ancora (e temporaneamente) esenti dalle trame di peccato che hanno oscurato le vite dei crociati.
L’inizio e la fine dell’opera sono caratterizzati dalla presenza di un taglio, molto in stile Fontana, uno squarcio che apre a impensate possibilità.
La comparsa in scena di due bambini, al termine dell’opera rappresenta forse la speranza, la possibilità di un futuro meno cupo.
Pomeriggio davvero splendido, grazie a I Lombardi alla prima crociata, reso ancor più significativo dalla presenza di un caro amico, non ne farò il nome, non avendone chiesto il permesso, che ha accettato senza indugio l’invito, non ha avuto alcuna obiezione a lasciarsi provocare.
Con lui sto meditando da qualche tempo, anzi sto sperimentando pensieri diversi da quelli consueti di dedizione al lavoro (professionale): la domenica mattina, dopo la messa, fare colazione assieme e scambiare quattro chiacchiere passeggiando per una città semi deserta, è un’esperienza che mi ricorda che non di solo pane (sudore della fronte, lavoro socialmente utile) vive l’uomo.
Parma, 15 ottobre 2023, memoria di santea Teresa d’Avila

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