a proposito di autovelox

Si parla, blatera e bofonchia di autovelox in questo periodo, con le solite polemiche e prese di posizione anche molto discutibili del nostro ministro delle infrastrutture (che meriterebbe un discorso a parte).

Fleximan ha conquistato la ribalta, alcuni sindaci sono travolti dalla gestione di questa strumentazione e insomma tutto procede come sempre in Italia.

Non entro nelle polemiche ma vorrei raccontare un episodio che mi vide involontario protagonista.

Correva l’anno … anzi era il secolo scorso quando, in un ameno comunello della fertile pianura padana, si avvicinavano le elezioni comunali; tre i candidati, la sindachessa in cerca di rinnovo del mandato, un rampante frondista interno ed un outsider di una lista civica se non ricordo male, di ispirazione leghista (che scoprii peraltro essere pure un mio del tutto sconosciuto lontano parente e prematuramente deceduto qualche anno fa).

Competizione al calor bianco tra sindachessa e frondista perché il terzo aveva speranze come ne avevo io di vincere al totocalcio (non scommetto su niente e nessuno per definizione); in questo clima arroventato si inserisce un solerte cittadino.

Che fosse un accanito sostenitore della sindachessa che lei voleva gratificare o un possibile elettore che voleva acquisire al patrimonio dei voti certi, fatto sta che le doglianze del cittadino vennero prese molto sul serio.

Di cosa si doleva il nostro? della velocità eccessiva dei veicoli circolanti in una strada limitrofa al centro cittadino; avrebbe potuto mai lasciar cadere una segnalazione del genere, la nostra amministratrice o, molto banalmente, invitare il cittadino a segnalare la cosa alla polizia locale competente?

I problemi si prendono per le corna, come i tori e quindi, chiamato a rapporto il comandante, la sindachessa impartì perentoria la ferrea disposizione di effettuare controlli con l’autovelox sulla strada incriminata.

Il comandante, che non brillava per personalità autorevole e dovendo convivere con questa sindachessa a rischio rielezione, provvide a piè fermo ad incaricare una pattuglia dell’esecuzione dell’ingrata incombenza.

Questi baldi operatori ben presto si resero conto che la disposizione del loro capo era incompatibile con le norme di legge perché mancavano certe misure minime per la collocazione dei segnali di preavviso; debbo confessare, a onor del vero, che questi operatori erano degli autentici professionisti nell’individuare ogni possibile difficoltà che potesse impedire l’esecuzione di qualsiasi servizio a loro sgradito ma, nello specifico avevano ragioni (metrico decimali) da vendere.

Mi chiesero di intercedere per evitare cotal illegittimo servizio, mi accompagnarono a fare un sopralluogo con tanto di cordella metrica – quanto entusiasmo e professionalità nel non voler fare una cosa sgradita! – e dunque la palla passava nelle mie mani.

Chiesi, quindi, al comandante di revocare la disposizione ma ottenni una risposta che mi convinse che mai e poi mai avrei potuto lavorare a lungo in un comunello di piccole dimensioni; ebbene egli mi spiegò che, avvicinandosi le elezioni, la sindachessa … insomma non poteva essere scontentata perché ella a sua volta non poteva né tantomeno voleva deludere il suo elettore e, dunque, servizio autovelox avrebbe dovuto essere.

Essendo però un attento conoscitore del funzionamento della macchina comunale ed avendo compreso che non avrei mai accettato un simile servizio, propose una soluzione creativa: “posizioniamo l’autovelox ma lasciamolo spento”.

Soluzione indolore che avrebbe salvato capra e cavoli.

Sapete come finì?
Nessun autovelox, acceso o spento che fosse, venne posizionato ma venne predisposto un servizio di stazionamento e controllo veicolare in modo che tutti fossero contenti.

Morale della favola: la sindachessa venne trombata (con mia grandissima soddisfazione), vinse le elezioni il frondista giovane, bello ed abile oratore; in tempi medio brevi se ne andarono in altri lidi quasi tutti gli agenti, smarriti nel più insignificante anonimato della mediocrità; rimase il comandante al quale restò accanto, per indubbio senso di fedeltà (avete presente Saruman e Vermilinguo?), quello che avevo soprannominato “maestro di vita”, uno straordinario operatore che ha acquistato nel tempo sempre maggior potere e la cui frase più ricorrente – per non dire l’unica – pronunciata con la pensierosa gravità di chi ha a lungo riflettuto sull’umana fragilità, era: “eh ispettore, qui c’è un problema”, il che equivaleva a porre una pietra tombale sull’argomento e soprattutto sul controllo da effettuare.

Mi avevano proposto di attendere il pensionamento del comandante, giunto dopo alcuni anni, garantendomi la successione; sappiamo com’è andata ed ancor oggi, ripensandoci, ringrazio il cielo dello scampato pericolo.
Ecco dunque il finale di un non troppo racconto breve di un anziano operatore che saluta tutti precisando che i fatti narrato sono frutto di fantasia e non corrispondono ad eventi o persone reali.

A ognuno trarne profitto, se lo ritiene utile; nel frattempo attendo con ansiosa fiducia la direttiva del ministro in materia di autovelox; se sarà chiara come le ultime modifiche al codice della strada e a quello delle assicurazioni, con relativa circolare ministeriale, avremo di che divertirci.

Parma, 22 febbraio festa della Cattedra di san Pietro

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.