orgoglio di appartenenza

Giornate intense, tra alcune telefonate graditissime ed eventi meno graditi.

Ho perso il portafogli; mai successo in vita mia; l’ho poi ritrovato grazie all’aiuto anonimo (che ringrazio di cuore) di un cortese cittadino che l’ha trovato e consegnato alla coop che ha contattato mia madre.

Un segnale che mi ha molto inquietato perchè mi viene da collegarlo al malessere che mi accompagna al lavoro, dove l’isolamento è costante. Se penso ai saluti, ai sorrisi, alle battute che scambiavo con i colleghi e amici sia a Rimini che a Modena (parlo di persone singole, non di istituzioni ovviamente) mi viene male…

Poi mi capita di leggere una lettera che un paio di colleghe modenesi hanno inviato al Carlino, alla rubrica “noi modenesi”.

Innanzitutto noto che è vietato dal regolamento, non so quale ce ne sono così tanti, parlare male della propria amministrazione, mentre non è previsto analogo divieto quando se ne parli bene, il che rischia di incentivare pratiche di incensazione del datore di lavoro che non vedo con particolare favore.

Della situazione di Modena non intendo parlare, non mi interessa e non sarebbe corretto scendere in un concreto che ho vissuto ma inaudita altera parte; plaudo all’iniziativa delle colleghe che hanno preso carta e penna ed hanno espresso pubblicamente le loro valutazioni così entusiaste, spero che tutti, eventualmente anche le voci critiche, semmai ce ne possano essere, cosa peraltro che non credo, abbiano agio di potersi esprimere senza timori: sono per la libertà di espressione del pensiero sia quando è servo del potere sia quando lo contesta (che poi è la stessa cosa) sia ancora quando si dedica ad altro, di ben più interessante che non questioni d’orgoglio.

Nelle pubbliche amministrazioni tutto quel che c’era da dire è stato detto, le posizioni di datori di lavoro e sindacati sono note, normalmente stucchevoli, incancrenite in lotte di potere intestine tanto dannose quanto inutili. Dove l’idea dominante è la torta da spartire (risorse, personale, tessere, qualsiasi cosa, non importa) i protagonisti non possono essere che avvoltoi (che sono comunque virtuosi visto che almeno valorizzano le carogne), anzi a dire il vero andrebbe già bene se fossero avvoltoi perchè comunque questi sono guidati da un principio di piacere, per quanto misero. Il rischio peggiore è il purista della torta, il teorico dell’orgoglio per cui non c’è nemmeno la torta ma pura esecuzione e l’orgoglio come soddisfazione per una buona esecuzione.

Torna sempre Narciso.

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