Onirica due

Giusto stamattina, mi sono svegliato alle sette (ricordando che giusto ieri, sempre di mattina, nel mettere in frigorifero il tegame con la pastaciutta preparata per tre giorni, sono riuscito inspiegabilmente a farla cadere per terra, inondando il pavimento di mezze penne al sugo) ho fatto questo sogno, che ho paragonato ad un uovo, cioè un frutto, quotidiano, che proprio come quello della gallina si offre a enormi possibilità, dallo zabaione all’uovo in camicia a tutti i prodotti, pasta, dolci, secondi che ne prevedono l’utilizzo, senza che ciò sia ricavabile a priori dall’idea di uovo, senza alcuna necessità, ma utilizzabile in virtù di un lavoro di pensiero che si è applicato, nei secoli, a quell’arte che è la cucina, autentico lavoro intellettuale di creazione.

Ecco dunque ciò che ho sognato:

“Sono forse all’ultimo piano dell’Università (come a filosofia); c’è un grande salone ed uno (o due) ascensori di quelli a vetri, trasparenti, non incastrati nel vano apposito; un bambino si infila sotto l’ascensore che prendo io; cerco di dirgli qualcosa ma l’ascensore parte e lui è lì sotto; fortunatamente quando arriviamo al piano terra c’è comunque spazio e lui non si è fatto male … forse non è un bambino ma un ragazzo e forse è lui (o un altro che non conosco) a dirmi che vorrebbe parlare col governatore della banca (?) d’Italia (?).

Io gli fisso un appuntamento per … perché, anche se lui non lo sa, sono io il governatore o sono in contatto con lui … (forse penso o gli dico che ha un bello spirito di iniziativa)

Sono con un altro ragazzo; andiamo ancora a filosofia (?); incontriamo prima di entrare nell’edificio un giovane che è alla guida di un veicolo elegante (?); io dico che è il prof (?) e lo saluto con deferenza (ma è molto giovane); saliamo alcuni gradini di questo enorme scalone (sembra l’accesso ad un palazzo romano o alla Casa Bianca) e vediamo che questo tipo fa delle strane evoluzioni con l’auto fino a restare su un fianco e qualcuno spinge per rimetterlo a posto: siamo in epoca nazista, direi, e io commento questo strano  comportamento.

Scene che non ricordo … poi ci dicono che dobbiamo recarci in una stanza: tutti salutano e sono gentili mentre entriamo; dentro è tutto ovattato, con la moquette forse anche alle pareti (tipo a Palazzo Venezia quando ci sono mostre); devono farci delle foto e in quel momento esce un ragazzo (a torso nudo?) da una cabina … forse anche il mio compagno (che sappiamo chi è ma non posso dirlo eh eh eh) si mette a torso nudo e chiede spiegazioni: gli viene risposto che sono fotografati tutti gli ebrei che si chiamano … lui risponde che non si chiama (o non ci chiamiamo) così ma il tipo risponde che magari forse si potrebbe scoprire un qualche legame (ma non ricordo bene) e allora io affermo “ah è la colpa sanguinis”; il ragazzo capisce ma la guardia no così che io lo ripeto proprio come segno di disprezzo e di intesa col mio compagno.

Sono seduto e tra me e il ragazzo c’è un uomo, più grande di noi, al quale parlo (non ricordo di cosa) ad un certo punto gli chiedo, se sopravvivrà, perché mi rendo conto che ci uccideranno tutti (ma non sono né spaventato né angosciato) di riferire che io – e  mentre parlo lui mi conferma che è un sopravvissuto (strana contraddizione temporale me proprio così è andata: lui sapeva di essere –  ma lo sarebbe stato in futuro – un sopravvissuto), non ho fatto … scoppio a piangere a dirotto, fatico a parlare, invoco forse il Buon Dio, che io non ho fatto (o partecipato) e piango piango per poi svegliarmi.”

Non è stato un brutto sogno,anzi; lo ascrivo, a buon diritto, tra i sogni di incoraggiamento e approvazione.

Approfittando di questo sogno, oggi ho capito che le oscillazioni tra l’eccessiva modestia e l’altrettanto eccessiva arroganza non sono altro che le due pseudo alternative dell’asino di Buridano, con finale mortifero per il pensiero che vi consente coi risultati visibili da chiunque (non c’è dimensione intima delle catastrofi psichiche); quale strada imboccare ancora non mi è chiaro, tuttavia questa scoperta è importante anche perché permette di archiviare un sapere che è bene, comunque, conservare come memoria e paragone.

Erano anni che rimuginavo il dilemma di Adelchi sul far male o subirlo: Manzoni non è stato un buon maestro!

Questo sogno, che vede mattatore un amico di recente acquisizione, segue il precedente in cui la protagonista è una donna, una collega – Rossella: li ringrazio per queste occasioni che mi hanno involontariamente e senza saperlo offerto.

Differentissimi da me: di sinistra – esageratamente di sinistra – fumatori – lei amante dei cani, lui della musica rock e mi fermo qui; intendo sottolineare che con entrambi accade che le differenze non fanno obiezione, non mi viene da ritrarmi e chiudermi nella mia solitudine: pare iniziare un tempo in cui l’altro non è un avversario da “superare” ma un interlocutore con cui è possibile parlare senza necessità di avere sempre l’ultima parola e senza che debbano esserci vincitori e vinti; un discorso pacifico.

Ciò che succederà in futuro non so ma questo mi pare di poterlo citare come un caso di apertura all’idea di rapporto con un altro, novità di non poco conto e proprio di conti si tratta visto che, nel sogno, compaio come presidente di una banca – luogo per definizione (se ci fossero banche sane) di affari; sono certo che fino a poco tempo addietro mai mi sarei sognato in un simile ruolo, impensato che si affaccia …

                                                                                                                                                              Modena, 5 maggio 2011

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