Luana & Umberto: sette giugno sposi

Dunque il matrimonio dell’anno (o del secolo?): definivo, prima, il matrimonio come una cattedrale, ovvero come la chiesa più importante della città, quella che fonda l’esistenza di tutte le altre e alla quale tutte guardano.

La metafora è così spiegata, avendo visitato da poco la Sagrada Familia (che Cattedrale però non è ma non importa): rapporto che dura nel tempo, che ha una meta e tante mete (la costruzione della chiesa, delle varie sue parti, la decorazione degli interni, le sculture, gli arredi ecc ecc), che si correggono durante il percorso, che richiede il lavoro di entrambi (non vicini vicini, a ognuno il suo, per godimento suo e di tutti), che è un lavoro produttivo di bellezza, agiatezza, ricchezza, il tutto nient’affatto scontato nè predeterminabile e di cui è importante testimonianza la paggetta, reginetta della festa: una Matilde vestita con un abitino bianco che era uno splendore.

Vengo dunque all’evento: ritrovo in piazza Cavour alle 10.30, ci arrivo a piedi da casa di Roberta, con la quale ci facciamo una bella passeggiata sotto il bel sole cocente che riscalda i nostri cuori.

Arrivano gli sposi, Umberto vestito di scuro, Luana di bianco con un fiore sul beige sul busto, inutile dire che lei è splendida e d’altronde non mi aspettavo niente di meno e nemmeno Umberto sfigura nonostante la ben nota cozzaggine e la tinta mogano della capigliatura che mi ricorda tanto il critico musicale (o qualcosa del genere) Dario Salvatori.

La sala della giunta vede una bella composizione floreale sul tavolo e l’assessore Biagini (sul quale tanto avevo sperato agli inizi, per un qualche rinnovamento) in splendida forma: il rito civile è abbastanza banale, privo di fascino, in questo caso però ravvivato e riscaldato dalla simpatia che circonda i protagonisti, così che anche questa cerimonia acquista valore.

I si sono decisi, nello stile; mi verrebbe qualche lacrimuccia pensando a tutta la storia che c’è dietro e che mi sono vissuto quasi interamente in diretta; fungono da testimoni il fratello dello sposo e la sua compagna (se ho una benevola reprimenda da fare è proprio questa: quel posto spettava a me – anche se avrei rinunciato in favore di altri – perchè sono stato testimone partecipe di tutta la storia, ma sono contento che l’abbia fatto il Dott. Cav., di fronte a certi titoli si calano le insegne).

In effetti l’occasione del matrimonio permette di festeggiare anche la nomina a Cavaliere del mitico Mimmo: congratulation!!!!!!!!!

Ma torniamo alle cose serie: dopo la cerimonia gli sposi ricevono i saluti dell’attuale assessore di settore il cui nome è troppo difficile da pronunciare per me (ma che era sicuramente più coreografico dell’officiante), il che mi fa pensare che non sia stato scelto da Luana il cui buon gusto in ogni ambito è universalmente riconosciuto) per poi scendere in piazza per qualche foto di rito.

Restava a far bella mostra di sè, sul tavolo del salone, la composizione floreale che ho ritenuto inopportuno (conoscendo anche lo spirito di Umbi) abbandonare ai successivi sposi, così me ne sono impadronito e l’ho portata in giro, incurante dei frizzi e lazzi,  in attesa di traslarla al ristorante.

Unico neo della giornata: la foto ricordo col sindaco, unanimemente riprovata dagli astanti (so che gli sposi ne erano inconsapevoli ed incolpevoli) e che costituirà motivo di ricatto morale per il povero Umberto, per molti anni a venire (così come il tableau de mariage che ha voluto realizzare – si vede che la mia influenza inizia a scemare –  dedicato ai film di Alberto Sordi che si è rivoltato nella tomba).

Arriva anche la Lucia Pozzi (generale di corpo d’armata moglie dell’ottimo Davide ed attuale capo di Grazia) a riscaldare l’ambiente festoso che ci vede poi tutti in fuga verso il ristorante.

Il posto, la locanda I Girasoli, di Misano Adriatico, è molto gradevole, con fontana-piscina, parco e saloni, tutto ben disposto a partire dall’accoglienza a base di aperitivi vari: tutto il personale è assolutamente gentile, disponibile, cordiale, i cibi ed i vini, beh con Luana di mezzo, inutile parlarne.

Il menù prevede, dopo gli antipasti: lasagnetta all’uso di Romagna consalsa di parmigiano e spinaci croccanti; paccheri di Gragnano con melanzane, pomodori pendolino e burratina d’Andria; lombetto di maialino in porchetta con cipollotto in agrodolce e tortino di patate; torta nuziale, dolcetti vari, frutta e il resto.

I vini: Prosecco Maximilian I cantina di Soave; Bianco Ca’ rastelli tenuta Santini; Sangiovese Boccanera tenuta il Piccione; Moscato Maximilian  cantina di Soave.

Tutto assolutamente delizioso.

Il mio compito di fotografo (anche questa cosa decisa da Umbi – dove c’è qualche sbavatura c’è lui) mi impone di svolazzare tra i tavoli e riprendere gli ospiti così sono costretto a trattenere il mio appetito e la gola (con sollievo di fegato e girovita); il resto del tempo lo dedico agli amici: Roberta (alla quale ricordiamo i bei tempi in cui faceva da promoter per i semi di lino i cui meravigliosi effetti sugli intestini pigri sono conosciuti da tutte le forze di polizia che negli anni hanno lavorato a Rimini) Grazia, Ivanello (con l’immancabile Lombardino, la coppia più longeva che il comando ricordi), Nicola e la sua fidanzata, il Dott. Cav. Mimmo, il grandissimo Paolo Pasini (una delle colonne portanti dell’ASL, persona oltremodo seria, cortese, disponibile, che rendeva un piacere transitare in quegli uffici), il boss Roger (altra colonna dell’ASL).

Insomma è un frenetico tourbillon di chiacchiere in libertà, chiacchiere.

La giornata trascorre tranquillamente con gli sposi che fungono da ospiti con la deliziosa gentilezza e simpatia che li contraddistingue: Luana è raggiante ed Umberto non le è da meno.

Tutto ha funzionato perfettamente, il tempo è stato clemente, la giornata è stata davvero splendida, i bambini sono stati bravissimi e si sono divertiti un sacco nel parco, gli ospiti hanno tutti contribuito al clima di cordialità che ha contrassegnato l’evento.

Complimenti a Luana (anche a Umbi sennò se ne ha a male).

Ovviamente – non lo conoscessi – Umberto si aspettava subito le foto (santa pazienza) ma ha dovuto aspettare fino a sabato per averle, so di averlo fatto soffrire un po’ ma non sono riuscito a far di meglio; purtroppo le mie abilità come fotografo sono scarse ma l’impegno l’ho messo: 559 sono stati gli scatti a fine giornata (e non ho ripreso la cerimonia).

La mia unica e vera recriminazione è relativa al ritorno: è stato abbastanza choccante lasciare le persone che mi hanno viziato, trattandomi da principe, quando lavoravano con me, per tornare nel grigiore.

Tutto il resto è stato davvero un momento da ricordare.

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