Eccidio di Barletta

L’eccidio di Barletta, a quel che ho letto, è stato il primo episodio di rappresaglia messo in atto dalle truppe tedesche dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943.

Sono trascorsi 80 anni da quel luttuoso episodio che vide coinvolti 11 di quelli che allora erano chiamati Vigili Urbani – uno solo si salvò – e due netturbini, fucilati contro una parete laterale dell’ufficio postale.

Il mio sindacato, a partire dai più alti vertici, ha pensato di ricordare, in concomitanza con questo tragico evento, tutti i caduti della Polizia Locale, una bella iniziativa per ricordare i figli di un dio minore in uniforme che hanno perso la vita durante il servizio o a causa di questo.

Ho dato la mia disponibilità, era la prima volta per me che sono sempre molto restio a partecipare a pubbliche manifestazioni; l’ho fatto a titolo personale ma sono sicuro di avere rappresentato anche, pochi o tanti che siano, i colleghi della città in cui presto servizio.

La manifestazione si è svolta nell’intera mattinata, iniziando dal ritrovo nei pressi del rivellino del Castello, con gli onori ai soldati caduti nel Settembre 1943 e la deposizione di corone. Un momento commovente sottolineato dalle note del Silenzio intonato dal trombettiere, con il picchetto militare dell’82° Reggimento Fanteria “Torino” schierato sull’attenti.

A seguire, processione delle Autorità civili e militari, con i gonfaloni dei Comuni del territorio e i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma oltre alle varie rappresentanze territoriali del SULPL fino alla basilica del Santo Sepolcro dove è stata celebrata la Santa Messa in suffragio, presieduta dal parroco, Don Mauro Dibenedetto.

Mi aspettavo la presenza di Monsignore l’Arcivescovo, tuttavia la celebrazione è andata abbastanza bene nonostante un paio di sbavature: le indicazioni del celebrante (“in piedi”, “ci sediamo”)  che sembrava convinto che non vi fosse presente nemmeno una persona frequentante e la preghiera dei fedeli non ben coordinata, con una prima parte di intenzioni lette dal parroco ed una seconda, dopo la preghiera, di una collega che sembrava presentare delle istanze sindacali più che una preghiera di intercessione.

Dettagli che comunque non hanno reso meno bella la cerimonia, al termine della quale c’è stato un secondo corteo in direzione del monumento ai caduti, con deposizione di corona d’ordinanza, per giungere, infine, al luogo dell’eccidio ove due sono state le corone deposte, una ad opera del SULPL, in onore dei colleghi e dei netturbini che ne hanno condiviso la tragica sorte.

Un plauso lo devo agli agenti che hanno composto il picchetto, comandati dal solito impeccabile Comandante Domenico Gatto, vero signore di rara militaresca eleganza, dal quale avrebbero avuto da imparare anche vari soldati che qualche errorino (da spennarli) l’hanno commesso, ma sono buono e non farò il delatore. I due colleghi modenesi, di cui ho parlato nel post precedente, sono stati, tra gli altri, particolarmente marziali, instancabili e dotati di grandissimo controllo dei pori sudoriferi: dopo il plotone erano freschi e candidi come due boccioli di rosa in primavera.

Servirebbe, anche se è irrealizzabile, un magister caerimoniarum anche per le celebrazioni liturgiche, ma qui riemerge la mia anima clericale che è bene che tenga a bada.

In tutta la cerimonia il mio compito di ufficiale e vecchio barbogio è stato quello di affiancare un giovane e un po’ timido agente veneto, privo di collega di accompagnamento e sostegno, l’ottimo Simone che si è dimostrato, lui pure come i modenesi, un impeccabile vessillifero ed un autentico eroe, avendo retto con pazienza i miei dardi e strali sparati a raffica.

Spero di rivederlo presto anche se non credo valga il reciproco, dopo questa estenuante esperienza.

Terminata la cerimonia c’è stato qualche problema logistico, brillantemente superato con la notoria capacità di inventiva ed adattamento che accomuna da sempre gli operatori di Polizia Locale, ma di cui qui non fornirò ulteriori dettagli: ritorno in albergo, dismissione dell’uniforme e, in abiti borghesi e ben più succinti, di nuovo a pranzo.

Lieti conversari, allegre libagioni e ottimo pranzo, le esperienze conviviali sono spesso ottime occasioni e così è stato anche stavolta: tra i vari colleghi che ho conosciuto, uno, che presta servizio proprio a Barletta, si è rivelato essere persona di squisita cortesia.

Verso la fine della sbaghinata (termine riminese per indicare un’abbondante assunzione di liquidi e solidi per via orale) il carinissimo collega autoctono ci ha offerto la disponibilità di una visita a Palazzo della Marra ove ha sede la Pinacoteca “Giuseppe De Nittis”.

Il mio obiettivo primario era la Cattedrale ma di fronte a cotal proposta avrei mai potuto sottrarmi?

Ho invano tentato di coinvolgere i miei sodali; l’unico che forse avrebbe accettato, l’ottimo e sfuggente Simone, mi aveva già abbandonato per ritornare in auto, mentre tutti gli altri, compatti, hanno deciso di trasferirsi subito a Bari.

Ho provato a proporre in aggiunta la visita alla Cattedrale ma il risultato è rimasto immutato, così l’allegra brigata se n’è andata subito nel capoluogo ed io sono rimasto in compagnia dell’ottimo collega barlettano.

Non gli ho chiesto il nome, quindi resterà il collega anonimo, anonimo ma gentilissimo; dopo avermi accompagnato a Palazzo della Marra, quasi di fronte al luogo del desinare, mi ha voluto accompagnare pure in Cattedrale e, trovandola chiusa, ha telefonato al parroco che, dopo pochi minuti, ha spalancato le porte per la grande gioia di un gruppo di turisti francesi oltre che del sottoscritto.

Non contento di questo, mi ha pure accompagnato in stazione dove ha aiutato una coppia di anziani a portare una enorme valigia fino al binario; nella stazione di Barletta non ci sono ascensori quindi i poverini mai sarebbero riusciti ad arrivare al binario coi loro bagagli.

Piccolo gesto ma di grande umanità, condito poi da un cordiale sorriso che ha deliziato l’anziana coppia.

La mia visita a Barletta si è conclusa così, con un bilancio assolutamente positivo da ogni punto di vista.

Di quel che ho visitato e del successivo spostamento a Bari dirò in altra occasione.

Barletta, 12 settembre 2023 memoria del Santissimo Nome di Maria

 

 

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