Valencia, il ritorno e soy caballero

Siamo dunque all’ultimo giorno: prima di andare in aeroporto faccio un salto al Museo de Bellas Artes che è gratuito ma apre alle 10.00, orario non comodissimo per chi ha l’aereo al pomeriggio.

Mi godo comunque sia le sale dedicate al Trecento, sia la sala Sorolla, che Goya, ma anche El Greco e tanti altri di cui magari parlerò a parte.

Recupero la valigia e mi porto sul luogo dove dovrei prendere l’autobus: poiché non trovo indicazioni chiedo ai passanti ma nessuno sa dirmi nulla; chiedo infine ad un autista che mi informa che il 6 dicembre è festa nazionale, Día de la Constitución, (ecco il perché della maratona in corso che ho intravisto, con tutti gli accessi ai ponti bloccati da pattuglie della Policia Local) e che l’autobus per l’aeroporto è soppresso: attacco di ansia ben presto fugato dalla prospettiva di usare la metro: mi ci fiondo subito e al costo modico tutto sommato, di 4.90 €, mi trovo in aeroporto con il dovuto anticipo.

Due considerazioni finali: mi ha molto divertito (ma anche ricordato che sto invecchiando) essere chiamato caballero; è successo alcune volte e mi ha creato un senso di simpatico stupore, del caballero non me l’aveva mai dato nessuno.

Seconda considerazione: leggendo i giornali ho trovato una Spagna molto simile all’Italia per il grado di corruzione dei politici (scandalo Gurtel), il senso di impunità di cui si ritengono dotati i potenti (vedasi lo scandalo delle fatture false che lambiscono l’Infanta Cristina ed il marito) ed una litigiosità fortissima per qualsiasi questione (da quella dei terroristi baschi, alle smanie indipendentiste catalane).

Un paese, insomma, che spreca enormi energie in inutili litigi (ma rimane vero che si cerca di far fuori i vicini, mica i nemici, vedasi la nostra DC) proprio come il nostro; lì ci sono anche molte donne al vertice di importanti istituzioni (sindaco di Madrid, di Valencia, ministri dello sviluppo, della salute, del lavoro, oltre alla vice primo ministro) ma non sembra che la tanto invocata (in Italia) presenza femminile offra significativi spunti di novità nella gestione della politica. Non sono le donne che salveranno il mondo (come nemmeno gli uomini, com’è ovvio).

Nel complesso, tuttavia, Valencia mi ha dato l’idea (che ho avuto anche nelle altre visite in Spagna) di una civiltà più evoluta della nostra: le strade sono pulite, anche nei momenti di maggior traffico non c’è il caos che regna da noi, si percepisce un bel senso di sicurezza anche la sera, pochissimi i comportamenti incivili come passare col rosso (giusto due casi mi sono capitati); al contrario quando un pedone attraversa la strada le auto si fermano tutte; poche sirene (e solo delle ambulanze) ed utilizzate solo per il tempo necessario, rarissimi gli strombazzamenti di clacson.

Certo ho visto venditori abusivi (senegalesi, manco a dirlo) e mendicanti, ma tutto in maniera sopportabile.

La stazione ferroviaria è un posto quasi paradisiaco: vi si accede col biglietto come nella metropolitana (timbrandolo ai tornelli sia alla stazione di entrata che in quella di uscita) oppure col controllo del personale (per i treni a media e lunga percorrenza); treni puliti e in orario.

L’adagio dice che l’erba del vicino… e l’italiano sembra essere sempre esterofilo, tuttavia posso dire che la mia percezione della Spagna, che ha sicuramente problemi e non piccoli, è molto positiva, come non ci si aspetta da un paese del sud Europa. Abbiamo molto da imparare.

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