Genova

A Genova ero stato, secoli fa, alla mostra dei fiori, che aveva assorbito l’intera giornata.

autoritratto con garofano
autoritratto con garofano

Stavolta l’obiettivo è la mostra dedicata ad una delle raccolte del Detroit Institute of Arts: 53 opere che spaziano dagli Impressionisti per arrivare a Picasso.

La partenza non è delle migliori visto che il treno è in ritardo e tale rimarrà fino all’arrivo. Giunto a Genova Brignole mi oriento un momento, incontro un collega motociclista che temo sia rimasto in panne visto che conduce la moto a mano (e non oso disturbarlo) ed eccomi come d’incanto (non me n’ero proprio accorto) a Palazzo Ducale.

Pochi sono i visitatori ma sufficienti a stremare l’unica cassiera, evidentemente provata dall’affluenza dei giorni scorsi; la tessera skira mi procura 3 euro di sconto (assolutamente non pubblicizzato) e così salgo ardimentoso le scale che mi porteranno al piano nobile; qui sono accolto da un baldo e gradevole giovanotto che in completo grigio mi apre la porta, mi dà il benvenuto e mi spiega il comportamento da tenere: cortese, impeccabile, ho molto gradito.

La mostra è notevole, davvero bella, con alcune tele assolutamente di pregio; trascurando il consueto (e sempre apprezzatissimo van Gogh) c’è un autoritratto di Otto Dix (autoritratto con garofano) che è favoloso.

van Gogh-autoritratto
van Gogh-autoritratto

Modigliani, Cezanne, Degas, Redon, Gaugin, Renoir … insomma l’intellighenzia artistica europea è davvero ben rappresentata nelle sale genovesi a testimonianza di un lavoro di elaborazione culturale che, almeno per l’Italia, è andato poi smarrito. Sono rimasto davvero soddisfatto; molto meno, invece, nella scoperta che i saloni del palazzo ducale non sono visitabili se non in occasione di eventi.

Vado allora in cerca della cattedrale che si trova a poca distanza, ma la trovo chiusa (chiuderla alle 12 per riaprirla alle 15 mi sembra poco accogliente per i tanti visitatori che vengono da lontano); mi accontento allora di un paio di chiese che incontro durante la ricerca della rosticceria “La Maddalena” consigliatami da un cortesissimo collega che si chiama Fabrizio (parente del gestore, di cui ometto il cognome per rispetto della privacy): ho acquistato a prezzo adeguato una fetta di qualcosa che non so come si chiami, ma è una sorta di torta ripiena di spinaci e uova sode, deliziosa (ne avrei mangiato tre volte tanto ma devo mettermi a dieta).

Personalmente questo gentile collega non ho mai avuto occasione di incontrarlo, ma ci tengo a ringraziarlo perchè è stato di squisita cortesia, anche se solo tramite una banalissima chat: apprezzo questo sano spirito di “colleganza”, che è condivisione del meglio che si possiede, foss’anche un posto dove andare a mangiare dignitosamente a prezzi modici.

odilon-redon-evocazione-di-farfalle
odilion-redon-evocazione-di-farfalle

Visito dunque la chiesa del Gesù, quella di Santa Maria delle Vigne poi percorro le strette stradine che mi portano in rosticceria incontrando spesso e non volentieri molte scritte sui muri e molte ragazze che la moda di oggi chiama escort, con il solito falso perbenismo che nasconde ben più triste realtà: le ragazze sono tutte direi nigeriane, vere e proprie schiave del sesso mercenario, che mi fanno infinita tristezza.

Nel girovagare mi imbatto nella Galleria nazionale di Palazzo Spinola; la cassiera è di una squisita cortesia; le accompagnatrici (non è possibile visitare in solitudine l’esposizione ma è obbligatorio restare sempre in gruppo e accompagnati) al contrario brillano per sciatteria e parlano tra loro in maniera non proprio piacevole. Dettaglio irrilevante perchè l’attenzione viene calamitata dalle opere custodite nella galleria nazionale vera e propria.

 

 

Non che il palazzo non meriti, anzi, ma all’interno ci sono alcune opere che valgono il viaggio, da sole.

claude-monet-gladioli
claude-monet-gladioli

L’Ecce Homo di Antonello da Messina, il Ritratto di Stefano Raggio di Joos van Cleve, il Sacrificio di Isacco di Orazio Gentileschi, la Giustizia di Giovanni Pisano, il Ritratto di dama genovese con fanciulla di Anton van Dyck, il Ritratto di Gio Carlo Doria a cavallo di Rubens, sono i capolavori che si possono godere nelle sale, ma la chicca è, in prestito temporaneo, “Le tentazioni di Sant’Antonio Abate”, tradizionalmente attribuita a Pieter Brueghel il Giovane, un dipinto bellissimo.

In questo dipinto compaiono strane figure che andavano sicuramente di moda nell’Europa del nord, come testimoniano anche altre tele di contenuto similare.

amedeo-modigliani-una-donna
amedeo-modigliani-una-donna

Il loro senso mi resta oscuro, forse hanno riferimenti esoterici, per iniziati o chissà magari piacevano per la capacità ad un tempo di stupire e per un altro di dar forma e contenuto ai timori angosciosi che accompagnavano i figli della Riforma; sospendo il giudizio in attesa di scoprirne di più, anche se riconfermo la piacevolezza nel guardare i dettagli di tutte queste bislacche figure.

Da lì vado a tentare di visitare la chiesa di san Matteo, che trovo chiusa, quindi torno in cattedrale che nel frattempo ha aperto le sue porte.

Seppur buia ha un interno davvero pregevolissimo, di grande bellezza; ci trovo custodite le spoglie del cardinale Giuseppe Siri, campione ai suoi tempi della conservazione cattolica, col quale avevo avuto modo di scambiare due righe, secoli or sono (quando ero assai più pesantemente clericale, malattia da cui sono quasi guarito).

Passaggio davanti al bel palazzo di san Giorgio quindi direzione stazione Genova Porta Principe e qui ricomincia l’odissea: il primo treno, un intercity, arriva in ritardo e lo aumenterà fino a Tortona, facendomi perdere il regionale per Piacenza; quello successivo arriva a Piacenza (anzi cambio a Voghera) più o meno in orario ma in tempo per farmi perdere l’intercity per Parma.

gustave-courbet-bagnante-addormentata
gustave-courbet-bagnante-addormentata

Arrivato a Parma provo a chiedere il rimborso del supplemento relativo all’intercity che non ho potuto utilizzare e non certo per colpa mia: la risposta che ottengo dall’addetto alla biglietteria, peraltro molto cortese, la dice lunga su quanto sia vergognoso lo stato delle ferrovie italiane: “non è possibile”.

Insomma ho pagato il biglietto per un intercity che non ho potuto prendere a causa del ritardo non mio ma del treno: non chiedevo né indennizzi né rimborsi non dovuti, domandavo soltanto di riavere quel che non avevo utilizzato (quindi l’extra per l’intercity) e mi è stato risposto che non è possibile.

In un paese civile, un’azienda seria dovrebbe nell’ordine: scusarsi per il ritardo e restituire immediatamente quanto non utilizzato incolpevolmente.

Tornando a Genova devo ammettere che non c’è stata quella sintonia che mi aspettavo: sicuramente la mancanza di auto nel centro storico è un’ottima cosa (a parte il furgone per le consegne di una nota azienda, parcheggiato nella piazza antistante la cattedrale, sanzionato da una pattuglia di colleghi) ma queste

vincentv-van-gogh-sponda-dell-oise-ad-auvers
vincentv-van-gogh-sponda-dell-oise-ad-auvers

stradine anguste e poco illuminate, tutte ste prostitute in giro, i muri pieni di scritte ingiuriose contro le forze dell’ordine (che mi confermano che la madre dei famosi imbecilli continua, nonostante la diffusione di ottimi anticoncezionali, a riprodursi a ritmi vertiginosi) mi hanno lasciato un’impressione di vago disagio; forse la giornata non delle migliori meteorologicamente parlando non ha aiutato, ma in complesso … insomma dovrò tornarci, meglio se in estate per rivedere come mi troverò.

Parlando pochi giorni prima con un’amica che dovrà tenere un incontro sulla bellezza della città mi veniva da considerare che la bellezza di una città è …

Quando si può definire bella una città?

paul-cezanne-i-tre-teschi
paul-cezanne-i-tre-teschi

Direi, con troppa sintesi temo, che una città è bella quando è vivibile, cioè quando è “eccitante”.

Se mi trovo a mio agio, nella pulizia, nell’avere a portata di mano ciò che rende piacevole la vita, nell’essere stimolato a godere sia degli spazi pubblici che di quelli privati, ecco che una città può definirsi bella.

Le idee estetiche e urbanistiche di chi è venuto prima sono fruibili per chi segue e rielaborabili, sfruttabili, con possibilità di aggiunte e integrazioni allora la città è bella; se mi viene voglia di uscire di casa, camminare per le strade, andare a teatro o al cinema o sedermi sulle poltrone di un caffè, allora una città è bella.

paul-cezanne-bagnanti
paul-cezanne-bagnanti

Una città è bella se è luogo economico: i barboni, i maleducati, gli incivili la sporcano perchè il loro lavoro è antieconomico, in perdita.

Genova, con la mostra che ho visitato, con la Galleria di palazzo Spinola, la cattedrale, le chiese, è una bella città, devo solo trovare l’occasione per trovarmici meglio e poterne sfruttare le occasioni.

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