Cesare, Eliot e i polli di Renzo

Ci torno, malgrado le buone intenzioni, stimolato, tra gli altri, dall’amarezza che il mio buon amico Stefano trasmette via facebook: scoraggiamento e sfiducia nei confronti della politica.

Quae sunt Caesaris Caesari et quae sunt Dei Deo: non sono ostile (sebbene con qualche tentazione da “buon nevrotico”) al diritto statale ed alla politica che è chiamata a produrlo; si attacca Cesare per far fuori il Padre e quindi niente tentazioni anarchiche nè troppo facile, di questi tempi, antipolitica.

Osservando quanto mi accade intorno non posso però non notare come la politica si dedichi a pseudo problemi del tutto insignificanti, a scaramucce, battaglie, duelli campali utilizzando la vita dei cittadini, le loro legittime aspettative, le ansie: toni roboanti, grandi dichiarazioni, battaglie ideali, richieste draconiane per cosa? nulla, per il nulla.

Il buon Stefano, per molte volte sconsigliato di non dedicarsi all’attività politica, non ha voluto ascoltarmi ed ora manifesta una delusione cocente; era così evidente che la classe politica attuale non è all’altezza che mi stupivo, già qualche mese, di come potesse credere di poter incidere su equilibri che nessuno ha interesse a far saltare, anzi, tutti tendono a conservare perchè fissati nell’esercizio di quello che Eliot chiama “disperato esercizio di un potere che viene meno”: attività sfibrante perchè giocata su tatticismi, trabocchetti e doppiogiochismi.

Cesare va difeso ma niente di più, altri ordinamenti giuridici sono assai più interessanti da edificare: in questi giorni in cui mi capita più spesso del solito di leggere sciocchezze che in un paese civile ci si vergognerebbe a pubblicare, mi ritrovo stimolato a chiedermi cosa realmente mi sta a cuore, cioè di cosa si occupa il mio pensiero.

Scopro lupi travestiti da agnelli ma non starò a polemizzare con loro perchè chi lotta coi lupi impara a “lupizzare”: il riconoscerli come lupi offre una scienza di cui erano sprovvisti i buoni ma fessachiotti troiani: timeo Danaos soprattutto et dona ferentes; ai polli di Renzo, politici giornalisti o che altro siano, lascio di sbranarsi tra loro.

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