Berlino 21 settembre

Ed è ancora Berlino.

Ho dubitato ed esitato fino all’ultimo poi ho deciso di partire comunque, grazie all’aiuto e sostegno di mio fratello, perchè ne avevo davvero bisogno.

Sono partito alle 2.30 da Parma per arrivare a Bergamo; da lì a Berlino non si tratta che di un voletto; tutto va bene, anche la chiacchierata con una signora in cerca d’arte (mi ha dato dell’esperto facendomi ridere non poco) che ho consigliato, con sua soddisfazione.

Tempo paurosamente nuvoloso ma la fortuna, almeno in questo, mi assiste e non più di due, letteralmente due, gocce turberanno la mia permanenza.

Vado subito alla meta di Glasgowerstrasse, nel quartiere di Wedding, U-bahn n. 6 fermata Rehberge, dove il gentile e loquace signor Mirko mi riceve con la consueta cortesia. Padrone di casa prezioso perché risponde ad ogni mia domanda e, parlando inglese, mi costringe a farlo a mia volta, cosa che mi è di grande divertimento.

Depositati i bagagli parto subito per le prime escursioni: la East Side Gallery, che ho scoperto essere la stessa che avevo visitato la volta scorsa ma presa dalla parte opposta; mi consolo pensando che comunque sono riuscito a vedere quel che volevo.

Torno verso il centro, anzi ad Alexander Platz dove sono sempre tentato di lanciarmi nell’esecuzione a squarciagola dell’omonima canzone, resa famosa da Milva (lo so che è di Battiato, ma volete paragonarlo a Milva?): anche stavolta manca, fortunatamente, la neve e, a dire il vero, anche Berlino Est è ormai scomparsa, divorata dal moloch borghese capitalista.

Visto che sono lì mi concedo un passaggio nella chiesa evangelica St. Marienkirche ove si trova una famosa Totentanz, ovvero danza della morte, risalente a circa il 1485.

Camminata lungo la Unter den Linden, ancora in fase di sistemazione, con un salto alla Neue Wache, per arrivare all’ufficio informazioni di Parisierplatz, alla porta di Brandeburgo. Lì ottengo alcune informazioni sui cimiteri berlinesi; in particolare cercavo la tomba dei fratelli Grimm ma il giovanotto assai cortese ci ha aggiunto anche un cimitero dove sono sepolti i socialisti importanti ed uno ebraico (che non ho fatto in tempo a visitare).

Dritto, dunque, al cimitero ove riposano i fratelli Grimm, a fianco della “Der Alte St.-Matthäus-Kirchhof” (ecco il video), a due passi (per chi azzecca gli itinerari, altrimenti a qualche centinaio di metri per chi si orienta come me) dalla fermata della U-Bahn Yorckstraße.

Avevo vaghi ricordi del cimitero di Linkenheim dov’ero stato decenni fa quindi non è stata una sorpresa totale ma, certo, le differenze coi nostri camposanti è notevole. Intanto è un cimitero interculturale (o interreligioso?), con statue di Budda (o qualcosa di simile) a presidio di sepolture orientali.

In giro ho trovato poi varie tombe con ninnoli vari e l’area riservata ai bambini piena di colori e giocattoli; da un lato mancano quasi completamente i monumenti funebri, in favore di lapidi nella quasi totalità senza foto, dall’altro sembra presente uno spirito un po’ infantilizzato che noto nelle statuette di porcellana e nei nanetti.

Mi aggiro tra le sepolture, spesso abbandonate a se stesse e coperte dalla vegetazione, fino a scoprire le tombe dei fratelli Grimm: mi aspettavo un bel monumento in memoria ed invece una sobrietà totale.

Reso omaggio a questi grandissimi autori (le loro fiabe sono straordinarie e da leggere assolutamente, specie da adulti) me ne sono ripartito in cerca del secondo cimitero.

Stavolta la cosa si è rivelata un po’ più complicata perchè le indicazioni mi hanno portato in una zona verde, contigua alla ferrovia che sembrava una strana miscela di orti sociali e casette dei sette nani.

Stradine non asfaltate scivolavano accanto a questi piccoli appezzamenti tutti ben curati, con fiori, alberi carichi di mele, verdura, casette colorate; ad un certo punto ho dubitato ed ho chiesto; nessuno parlava inglese (ma erano tutti di una certa età): la prima signora mi ha detto più o meno di proseguire dritto, la seconda mi ha fatto tornare indietro, i terzi (due uomini giovani stavolta, dell’est) ignoravano dove fosse, ed era alle loro spalle, almeno la recinzione.

Alla fine sono arrivato al Zentralfriedhof Friedrichsfelde dove si trova il Gedenkstätte der Sozialisten, ovvero una sorta di mausoleo che custodisce le spoglie di un numero consistente di socialisti tedeschi tra i quali i famosi Rosa Luxemburg, Karl Liebknecht e Walter Ulbricht. Qui riposa anche la scultrice  Käthe Kollowitz.

In questo cimitero ho ritrovato le parole di George Mosse sui cimiteri parchi, sulla natura lenitiva del dolore e insieme garante di un’immortalità (fasulla ovviamente) derivata dal ripetersi delle stagioni; non ci sono (se non raramente, simboli cristiani, ma nel memoriale dei socialisti emerge la caratteristica pietra che  rimanda, ancora una volta, all’eternità, ma anche alle tipicità del popolo tedesco.

Non sazio mi dirigo verso un altro luogo di importanza storica: il parco di Treptow dove si trova il famoso Sowjetisches Ehrenmal, ovvero il memoriale dei soldati sovietici caduti nella conquista di Berlino (e qui sepolti); è il più grande memoriale di questo tipo in Germania ed il monumento all’antifascismo più grande d’Europa.

Al’inizio c’è una madre (madre patria russa) dolente poi l’impressionante struttura: due enormi blocchi di granito rosso in forma di bandiera ripiegata, due statue di soldati inginocchiati fanno da scenario di apertura al luogo di sepoltura di 5000 soldati sovietici. Sullo sfondo, su una collinetta, l’enorme statua di un soldato russo che tiene sulle spalle un bambino tedesco ed in mano una spada affondata in una svastica distrutta sotto i piedi.

Ai lati dell’area si trovano, in pietra bianca 16 are, in rappresentanza delle allora 16 repubbliche costituenti l’U.R.S.S., con citazioni da discorsi di Stalin.

Corre voce che per il granito rosso sia stato utilizzato quello che decorava la cancelleria del Führer.

Per essere il primo giorno direi che è sufficiente

 

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