Cracovia – Wawel, terzo giorno

Cracovia Cimitero ebraicoSempre sotto una insistente ma leggera pioggerellina, il terzo giorno a Cracovia è dedicato al Wawel, al castello che, in realtà, non riusciremo a visitare per esaurimento dei biglietti; ci dedicheremo, invece, e con grandissimo piacere, alla Cattedrale, dedicata ai Santi Stanislao e Venceslao, ricca di tesori, tra i quali la cappella di san Sigismondo (Kaplica Zygmuntowska).

Cattedrale che ospita le tombe reali ed è, se non ho male inteso, il cuore della Cracovia cattolica; edificata in stile gotico, assembla aggiunte rinascimentali e barocche.

Direi che questa è la chiesa più bella che abbia visto a Cracovia ed una delle cose che vale assolutamente la pena di visitare.

Dopo la cattedrale ed il fallimento nel tentativo di visita del Wawel (la cassiera, inflessibile, non si è lasciata corrompere nemmeno dalle lusinghe in lingua madre del mellifluo Cristian) l’obiettivo è la Dama con l’ermellino di Leonardo (esposta nel complesso del Wawel, direi fino a giugno).

La dama con l’ermellino è opera davvero bellissima, splendida; non credevo fosse tanto emozionante: Cecilia Gallerani, almeno lei pare essere la donna ritratta, mi sembra quasi irreale, posta fuori del tempo, dello spazio, della corruttibilità; mi è parsa più un’essenza metafisica che una donna in carne ed ossa, un ideale di bellezza irraggiungibile se non nell’arte ed inattingibile visto che rimane “chiusa” allo spettatore che ignora bellamente (forse conscia della sua posizione sociale e della bellezza) guardando altrove: non c’è posizione in cui ci si sposti che permetta di incrociare lo sguardo della donna.

Un salto al Collegium maius, col bel chiostro, poi ancora in giro per il centro e dintorni con tentativi di visita ad alcune chiese, dimenticando, però, che essendo venerdì di quaresima, erano in corso affollatissime (in Italia inimmaginabili) cerimonie; nella chiesa dei francescani riusciamo ad intravedere alcuni frati incappucciati (con alti cappelli a punta neri) dall’aspetto poco rassicurante, che ho immaginato avessero appena terminato la celebrazione della Via Crucis.

Dopo il centro proviamo a lanciarci verso la fabbrica di Schindler, resa famosa dal film ma, visto l’orario serale avanzato, la troviamo chiusa: l’opificio, trasformato in museo, si trova in una zona industriale che raggiungiamo a piedi, attraversando una zona dall’aspetto poco raccomandabile per usare un eufemismo.

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