Budapest a gennaio, dopo nove anni

Son trascorsi anni dall’ultima (e prima) visita a Budapest per cui ho ben volentieri aderito all’idea che alcuni amici e colleghi modenesi mi fecero alcuni mesi addietro.

Il 13 gennaio, mentre Parma festeggiava il santo patrono, Ilario di Poitiers, uno sparuto gruppetto di giovanotti con vecchio babbione al seguito si avviava verso Orio al Serio, con destinazione la capitale dell’Ungheria.

Arrivato  a Budapest il primo avvenimento è la caduta rovinosa di una signora appena scesa dall’aereo.

Il tragitto, come l’altra volta prevede un tratto in bus (il 200E) quindi la metro 3 fino al centro città.

Un primo inconveniente mi inquieta non poco: l’indirizzo che riceviamo, cioè quello cui recarci per l’appartamento, è diverso da quello indicato sul sito; il posto si trova nei pressi della fermata Oktogon della storica linea 1 della cosiddetta Földalatti, che ben ricordo.

Il palazzo rivela urgenti necessità di restauro ma all’interno troviamo un sontuoso appartamento, davvero bellissimo, purtroppo, però, i letti sono solo matrimoniali ed insufficienti alla bisogna,

L’ottimo Cristian, col suo inglese quasi fluente ed un modo di fare cortese ma deciso, protesta e richiede soluzioni alternative anche perchè alcuni componenti dell’allegra brigata lamentano la distanza dal centro (considerando che la metro interrompe il servizio alle 23.10 con l’ultima corsa in partenza).

Per i tempi delle mie vacanze la cosa andrebbe bene mentre la questione letti… risultato: otteniamo un diverso appartamento a due passi dalla Basilica di Santo Stefano che ci viene comunque “venduto” come munito di due bagni quando, in realtà, ce n’è uno solo e drammaticamente piccolo oltre che inadeguato per 5 persone.

Sistemate le cose, sono in camera come quando andammo a Cracovia, con Cristian e Gianluca, ci permettiamo un giro esplorativo del centro storico di cui ricordavo poco o nulla.

Tutto molto bello, con la città illuminata, il Parlamento così suggestivo, la collina di Varhegi dove sorge il castello non meno…

Una lite tra ubriachi mi vede testimone di uno degli elementi che mi fanno intravedere un certo degrado e che un po’ mi inquieta, ma tutto scorre liscio.

Il giorno successivo è dedicato al castello anzi meglio al museo annesso, la Galleria Nazionale, che proprio non ricordavo; esperienza notevole per la presenza di opere di grande rilievo (solo per citare qualche nome Brueghel).

Passo poi alla chiesa di san Mattia di cui non ricordavo l’interno ma che, una volta entrato (purtroppo qui la Budapest card non offre alcun privilegio) mi torna in mente con la stessa sensazione di poca gradevolezza dell’altra volta: troppo è la parola che meglio si addice a questo luogo, troppa decorazione e sopratutto troppo marrone, colore che non amo per nulla; c’è un clima troppo orientaleggiante che mi disturba.

Terminata la visita, rimasto con un solo compagno, torniamo in appartamento dove si decide di dedicarci alle terme ed in particolare di andare alle terme Szent Lukács Gyógyfürdő (II. Frankel Leó u. 25 – 29) che chiudono alle 22.00.

Non semplici da girare, sono comunque fantastiche con le piscine all’aperto l’acqua calda ed il freddo attorno.

Me la sono davvero goduta.

Il giorno successivo l’ho trascorso in buona parte andando a zonzo per la città in compagnia del solo Cristian: l’ho accompagnato alla Piazza degli Eroi, per il quartiere ebraico ed il lungo Danubio, quindi pranzo luculliano nel mercato coperto cittadino, a base di goulash con chili (cioè fagioli piccanti) e tutto dentro ad un similpanettone.

Il mercato è un luogo ameno, pieno di colori e suggestioni culinarie con un primo piano dove si mangia scomodamente o si acquistano souvenir di vario tipo; è bene farci un salto.

La visita pomeridiana al museo di storia della città viene interrotta dalla chiusura per cui non ci resta che… concederci un bis di terme; stavolta decidiamo di andare alle Széchenyi Gyógyfürdő ovvero di tornare dov’ero stato, al mattino, 9 anni prima.

L’esperienza di stare a mollo sotto una splendida luna calante, con temperatura pari a -2 mentre l’acqua nelle piscine è, a scelta, 32 o 38 gradi è qualcosa di fantastico; mi sono rilassato e riconciliato col mondo.

Cena non proprio economica in una piazza centrale di cui ignoro il nome quindi a casa.

Il sabato mattina è destinato ai preparativi per il ritorno che incombe.

Vacanza anomala per i tempi decisamente più rilassati del consueto (anche se venerdì ho percorso nel complesso 23 km e rotti, a piedi).

Ho ritrovato una città molto bella, coi viali ampi, ordinati e puliti; purtroppo molte persone in difficoltà bivaccano all’interno della metro o sotto i portici di alcuni palazzi e questo non è un buon segno ma nel complesso mi sono trovato a mio agio e mosso liberamente.

Un tizio ha cercato di propinarci un iphone a 350 euro ma potevamo cadere in una trappola così banale?

La prima sera, durante una passeggiata nei pressi del Ponte delle Catene, in una serata fredda e piovosa, trovandomi a poca distanza dagli altri, sono stato avvicinato da due giovani ragazze che mi hanno chiesto da dove venissi; saputo che provenivo dall’Italia una delle due ha così commentato: “ah italiano, bello” (oppure ah, italiano bello) per poi aggiungere: “fa freddo, andiamo a fare l’amore per 100 euro?”.

Ci sono rimasto un po’ male, non mi aspettavo un abbordaggio di questo genere; mi sono allontanato velocemente; al ritorno le due erano ancora nei paraggi ed hanno riprovato l’approccio con un “italiano bello” stavolta chiaro (il bello ero io non l’italiano); nemmeno i complimenti hanno smosso il mio … portafogli, così le due poverine sono rimaste al freddo e al gelo.

Bilancio della vacanza decisamente positivo, ne torno soddisfatto e compiaciuto.

Ritengo, per il futuro, se saranno possibili altri viaggi del genere, di tornare alla formula originaria sperimentata a Cracovia, ovvero massimo 3 persone, con possibile deroga a 4 in via eccezionale; oltre questi numeri mi sembra si accrescano le difficoltà organizzative.

Non sono riuscito, come l’altra volta, a visitare il parco della memoria con le statue del regime comunista, per cui dovrò tornarci, prima o poi.

Mi porto in eredità una serie di opere pittoriche e scultoree di assoluto rilievo ed il desiderio di approfondire la riflessione sulla prostituzione, attività che sembra proliferare in quel di Budapest.

    Parma, 17 gennaio 2016 memoria di sant’Antonio abate

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.