Sogno vescovile

Mi trovo sdraiato, forse durante il sonno o forse no, sul prato di un parco che potrebbe essere quello di via Verona, a Parma, adiacente al centro cup: ho lenzuolo e coperta in disordine e, per metterli a posto (reinfilarli sotto il materasso) mi giro passando da una posizione parallela al muretto a perpendicolare.

In quel mentre si avvicina una pattuglia della polizia che mi chiede i documenti; gli mostro qualcosa che non so se fosse senza foto o la patente, in modo che non si veda che lavoro faccio, perché non voglio fare sapere chi sono in quanto penso che loro non mi conoscano o non mi riconoscano.

Mentre mi rendono il documento si siede, vicino ai piedi, un ragazzo che invito subito ad allontanarsi per mantenere la distanza di sicurezza; lui risponde: “ma ho freddo (o fame)” ma ribatto che non mi interessa, poiché bisogna tenere la distanza.

Dopo di che mi trovo in piedi, sempre in zona, è sera, c’è l’ingresso di un parcheggio sterrato o qualcosa di simile; entra un’auto ed il conducente, rivolgendosi ai presenti: “devo dare una lettera a Barbara, la conoscete (o: è qua?)?”, tutti rispondiamo negativamente.

Tra me e me considero (o dico) che il tizio potrebbe mettere un cartello o uno striscione con un messaggio per Barbara, per farle sapere che la sta cercando”.

Ora sono in una piazza dove ci sono molte persone che compongono (forse) una spirale su matrice quadrata; tra loro vari vescovi ed in particolare uno, un “vescovone” che ha un anello episcopale molto grosso.

Questo mi dice (o gli dico) qualcosa sui vescovi o mi chiede chi sia i mio vescovo.

Inizia la processione, che entra in chiesa o comunque esce dalla mia visuale.

Sono in una stanza grande, forse l’ingresso di un museo (mi ricorda una sala nel Palazzo dell’Arengo di Rimini), dove c’è una scala che conduce ad una finestra interna (?).

C’è una ragazza (alla cassa?); entra un ragazzo che sale le scale; io o la ragazza gli diciamo qualcosa cui lui risponde ma non ricordo nulla di questo dialogo.

Forse da quella stessa finestra interna guardo dall’alto (mi ricorda la situazione vissuta sulla cupola del Berliner Dom, coi finestroni che permettevano di vedere l’interno, in basso)  e vedo che è in corso una funzione solenne ma una del coro (che canta o recita in recto tono) sbaglia la pronuncia (mi viene in mente a tal proposito il diverso accento del vocabolo pandemia in italiano e spagnolo).

Finita la celebrazione mi trovo in una stanza, in alto (cioè in un piano superiore a quello del terreno) dove mi raggiunge il “vescovone” che mi mostra degli strani fogli (forse in varie strane lingue); forse gli spiego che conosco lo spagnolo, lui mi fa poi compilare dei moduli e, una volta guardatili, mi dice che vanno bene così.

Sogno nella notte tra il 20 e 21 aprile 2020

 

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