Tolkien e i supereroi

M’è successo in questo periodo, di vedere alcuni film di genere fantasy, credo, del tipo, Capitan America, i fantastici 4, Thor, the Avengers, una vera abbuffata e non è detto che sia finita.

Mi sono concesso anche l’ultima parte della trilogia de il Signore degli Anelli, quella intitolata il ritorno del Re.

Ne è nato una sorta di paragone: i supereroi dei fumetti sono personaggi dotati di superpoteri capitati loro addosso in vari modi e che si trovano a dover affrontare cattivi non meno dotati di loro.

Una competizione di stile machista come si usa dire oggi, o della serie: io ce l’ho più duro o più grosso o più forte (il potere).

Potrebbe trattarsi di muscoli, intelligenza o chissà che altro ma sempre questione di grandi quantità che ne soverchiano altre si tratta.

Essi rappresentano, chi più chi meno apertamente, i valori del paese culturalmente e politicamente dominante, gli Stati Uniti d’America: sono un instrumentum regni non dissimile alle statue che riempivano tante piazze sovietiche, con gli eroi del popolo (penso al Sowjetisches Ehrenmal di Berlino, ad esempio ma anche ai poster di propaganda del regime comunista cinese).

Dunque i valori come il lavoro di squadra ma con spiccato individualismo (anzi l’individualismo prima di tutto, fino a quando serve scoprirsi squadra), la solita terna Dio Patria Famiglia rivisitata (la famiglia è sostituita dalla squadra).

Aggiungo che normalmente tutti i supereroi sono molto belli, atletici, palestrati e curatissimi (infatti sono supereroi, uno normale mica ce la farebbe: tra palestra trucco ed estetista dove resta il tempo per salvare il mondo?); i protagonisti vengono da fumetti datati e questo credo spieghi la totale assenza di supereroi gay che effettivamente mancano nel panorama cinematografico occidentale con evidente discriminazione (potremmo coinvolgere la senatrice Cirinnà visto che pare voglia smetterla (MAGARI) con la politica).

Anche se, a pensarci, molti supereroi lo sono, gay, nel momento in cui vivono senza avere mai vissuto l’opportunità della differenza sessuale, ma lo sono culturalmente, non in azione.

Il male è così cattivo che serve un bene altrettanto muscolare per potergli validamente resistere, tutto è super, un po’ come le cattedrali barocche: il singolo normale individuo non può resistere al male senza l’aiuto di qualcosa di super.

In fondo anche gli stessi film senza gli effetti speciali non sarebbero che pizze astronomiche: è la categoria del super che li tiene in piedi.

Il Signore degli Anelli offre una concezione diversa, decisamente alternativa.

Lì il super potere è a portata di mano ma lo scopo è la sua distruzione, non l’utilizzo; il parallelo con le tentazioni di Gesù nel deserto mi sembra pertinente: Satana cosa propone a Gesù se non il pensare e comportarsi da super…eroe? “Mostra i tuoi superpoteri”, oppure “io posso concederti certi superpoteri che poi mi diventi un supereroe da urlo”.

Tutta la realtà è intaccata dal male e tutti devono risolvere la sfida che questo pone: non ci sono supereroi in Tolkien perchè il lavoro da compiere è proprio quello di rinunciare al Potere.

E la compagnia dell’anello fallisce clamorosamente come anche il protagonista; non è un caso, e secondo me è positivo, che l’anello venga distrutto da un altro, attraverso una mutilazione: il taglio di qualcosa di troppo, di un inciampo che fino all’ultimo ha opposto strenua resistenza e che stava per vincere perché se si accetta la sfida si è già sconfitti. Il parallelo con Gesù si ripropone: Egli avrebbe potuto ben obiettare al tentatore di essere più forte e potente, avrebbe potuto vincere qualsiasi sfida e sottometterlo semplicemente facendogli constatare che lui era il Figlio di Dio, ma non l’ha fatto.

Notavo che gli orchi sono privi di orchesse, cioè non c’è che un sesso, quello maschile; ricordo di avere letto, forse ne il Silmarillion, che il loro artefice Melkor non poteva creare ma soltanto scimmiottare e deformare: gli orchi nascono da degenerazioni di elfi torturati: « Tutti coloro dei Quendi [gli Elfi] che caddero nelle mani di Melkor furono imprigionati in Utumno prima che esso fosse distrutto e per mezzo di lente arti crudeli vennero corrotti e resi schiavi; e così Melkor generò l’orrenda razza degli Orchi che sono un atto d’invidia e di scherno verso gli Elfi, dei quali in seguito furono i nemici più irriducibili.»

Gli orchi non hanno un padre ma un produttore, sono il prodotto di assemblaggio dell’esistente, il frutto di un esperimento.

Nell’esperienza biblica l’uomo non è mai considerabile come un prodotto, la sua creazione non ha paragone con nessuna delle altre creature.

Quella dei supereroi, in fondo, rischia di essere la solita visione platonica degli eletti che salvano o governano il mondo.

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