Talebana della verginità

Grazie agli incontri di questi giorni ho scoperto o ritrovato episodi di un lontano passato che avevo dimenticato o che ignoravo.

Tra i tanti curiosi la storia di una ragazza che frequentavo tanto tempo fa; ordunque questa ragazza andò ad una vacanza coi preti, in montagna; l’età era tra i 14/15 anni, nelle vacanze tra la prima e la seconda superiore.

La mamma, la regista di tutta l’educazione famigliare, 4 figli avuti col metodo “non lo fo per amor mio ma per dare figli a Dio”, si sottraeva per quanto possibile alle profferte amorose del marito, scusandosi col fatto che provava dolore, ovviamente senza mai lasciarsi tentare dall’idea di farsi visitare e vedere se il problema fosse risolvibile.

Questa madre, matriarca di questa famiglia cattolicissima, messe rosari novene incontri, tutto quel che è previsto dal manuale del cattolico perfetto, ha la fobia dell’età: nessuno deve conoscere la sua età, mai deve parlarsene ed anche il compleanno va festeggiato senza accennare al numero di anni trascorsi.

Da quando la conosco se n’è sempre tolti almeno un trentina; adesso che ha 83 anni ne dichiara 59; è successo alcuni giorni fa che una signora, venuta a sapere dell’età, volendole fare un complimento, le ha detto più o meno “complimenti signora, 83 anni portati magnificamente”. Le parole che volevano essere gentili hanno mandato in confusione la donna che non è più stata in grado di completare la faccenda che aveva per le mani, non ha dormito per l’intera nottata ed ha contattato la figlia, il giorno dopo, allarmandola a causa di una cosa gravissima.

La cosa gravissima era, si capisce bene, la scoperta dell’età.

Questa mania, non ho mai conosciuto nessun altro che avesse un simile problema, è condivisa dal figlio maggiore che a 50 anni ne dichiarava 25 ed avendo ricevuto un bel biglietto di auguri per la ricorrenza, trovandovi l’accenno ai 50 anni, l’ha strappato disgustato.

Ho saputo che anche Freud si è occupato della questione ma non so in quale opera; quel che mi sento di dire io, dopo essermi consultato con l’amico Gabriele Trivelloni, è che sicuramente c’è un pensiero melanconico ma non solo. Nella negazione del tempo c’è probabilmente una pretesa di risarcimento di un “tempo breve”, la ricerca, proiettata nel futuro, di una soddisfazione mai provata nel passato che sembra essere sfuggito via senza scampo.

Due persone che vivono tutte nel kronos, nell’indistinto susseguirsi disperante del trascorrere del tempo sempre uguale: se il tempo è quello degli istanti dell’orologio, non è possibile altro che il rimpianto e la sottomissione poichè è questa entità tempo che domina la vita.

Gesù, e Freud dopo di lui, ha offerto un’alternativa.

Ne ho già parlato più volte; Gesù vive il kairos, cioè il tempo dell’iniziativa, il tempo dell’io che si autorizza, cioè che può: il kairos conosce il kronos e ne usa; al contrario chi vive nel kronos può forse intravedere il kairos ma, ritenendo che non faccia per lui (per i motivi più svariati) arriverà a ignorarlo o a combatterlo.

Ma torniamo a questa donna.

Bene questa donna  cosa avrà mai insegnato alla figlia? che si deve arrivare vergini al matrimonio, questo è abbastanza intuitivo ma come si fa a non cadere in tentazione? tenendo lontani i maschi e con loro tutti i pericoli annessi e connessi.

Da dire che è capitato varie volte, in passato, che sentisse il profumo di gigli che sarebbe testimonianza della presenza di padre Pio di cui era devota; ascoltando le indicazioni di lui avrebbe anche condotto a termine l’ultima gravidanza nonostante il parere dei medici che sostenevano l’idea di abortire a causa di un qualche problema del feto (poi rivelatosi inesistente).

Questa donna che tanto ha timore di tutto quel che attiene al sesso, tuttavia, non è, come uno si aspetterebbe una di quelle cattolicone dell’azione cattolica anni 50/60, ce ne sono ancora tante in giro, dimesse, maltenute, grige e tristi come può essere un incrocio tra una suora mancata e una zitella frustrata; al contrario tiene tantissimo all’aspetto, cura i capelli con estrema attenzione e l’abbigliamento non meno, come se volesse essere sempre bella e seducente.

Torniamo allora alla vacanza: siamo in montagna, ci sono studenti delle superiori tra i quali un bel giovanotto, alto, prestante, sui 17 anni che si invaghisce della ragazza; accade che i due si trovino in una seggiovia (ovovia, funivia, funicolare? sono ignorante in materia) ed il ragazzo, del tutto innocentemente, prova ad appoggiare un braccio attorno alle spalle della compagna di viaggio.

Lo spirito della Madre che aleggia sulla figliola, a protezione di cotanto bene, vedendo messa a rischio la verginità (si sa che da abbraccio nasce abbraccio e chissà dove si va a finire) appare sotto forma di coscienza: “da un uomo non devi farti toccare nemmeno con un dito”; una versione femminile del famigerato Grillo Parlante di pinocchiesca memoria.

I due si trovano a 7 metri d’altezza ma che sono 700 cm di fronte al peccato supremo e irrimediabile dell’iniziare a scivolare giù per il dirupo del piacere dei sensi? L’ho tirata per le lunghe ma la conclusione è chiara: il ragazzo si è fatto un volo da quell’altezza e cadendo si è procurato una rottura di una gamba che l’ha lasciato zoppo per tutta la vita.

Tralasciando l’aspetto penalistico della vicenda, che avrebbe potuto trasformarsi in una tragedia (da 7 metri si può facilmente morire), quel che emerge è la reazione istintiva, immediata, da riflesso pavloviano che ha la ragazza ha messo in atto: “devo obbedire a quanto mia ha insegnato mia madre, devo allontanare l’uomo che osa non dico toccarmi con un dito ma addirittura cingermi con un intero braccio”.

Uscito dall’ospedale, il giovanotto, per 4 anni, ha tentato di rivedere la ragazza, animato anche di serie intenzioni; lei, peraltro, aveva provato una qualche emozione per cui non le sarebbe dispiaciuto, ma l’arcigna custode della probità filiale ad ogni richiesta di poter vedere la giovane rispondeva sempre con un diniego e, per non correre rischi, chiudeva a chiave nella sua stanza la figliola.

Questa madre esemplare fece promettere ai suoi figli, sul cadavere ancor caldo del marito, che sarebbero giunti vergini al matrimonio e la verginità delle future spose è sempre stato un requisito indispensabile (vi è stata deroga soltanto per il maggiore ma dovuta a causa maggiore: avendo raggiunto una certa età senza trovare degna compagna, su quella che ha accettato la croce di portarlo all’altare, la questione non è stata, diplomaticamente, sollevata).

Un’altra curiosità che ricordo: le sfuriate, urlando come un forsennato, del figlio maggiore quando, a suo dire, la pastasciutta veniva condita con troppo sugo rispetto alla pasta; questa sproporzione comportava evidentemente un eccesso di piacere intollerabile.

Quando il cristianesimo viene trasformato in discorso si hanno questi effetti.

Dice giustamente il Pontefice regnante, Papa Francesco, che ogni religione ha nel proprio seno, dei gruppetti di estremisti; il che è innegabile anche per il cristianesimo quando si concepisce come religione.

Di questa famiglia forse continuerò la storia

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