Son 4 anni da che Attilio …

Come ben sappiamo, oggi sarebbe un giorno di festa, per la mia famiglia, essendo l’onomastico della mia carissima nipote Laura; l’abbiamo festeggiata, com’è giusto che sia.
Ma non è soltanto quello: oggi ricorre il quarto anniversario della tragica scomparsa dell’amico e collega Attilio Sebastiani.
A costo di ripetermi, ma ogni volta che vado a Riccione, a qualche convegno al Palacongressi (com’è accaduto anche quest’anno) mi torna alla mente, quasi fosse un riflesso condizionato un giorno di 4 anni fa, un po’ di tempo prima della tragedia, quando ci incontrammo prima sulle scale poi all’interno e scambiammo le solite 4 chiacchiere con quella cordialità che contraddistingue certi romagnoli veraci e certi emiliani con le persone che ritengono simpatiche.
Non trascorse molto che, il 19 ottobre, Attilio mise in atto quel pensiero che aveva meditato nella solitudine del suo pensiero.
Inutile indagarne le cause: il pensiero, in quanto giuridico, non ha cause come siamo abituati a concepirle in ambito scientifico (non vale il post hoc propter hoc); penso piuttosto ad un clima avvelenato che ha offerto materiale tossico: quel materiale avrebbe potuto essere scartato come dannoso o fatto proprio e rielaborato con conseguenze potenzialmente negative fino ad essere letali.
Aveva perso, l’amico Attilio, il ventilabro per separare il grano dalla pula; spero che la misericordia del Signore al cui cospetto si trova gli abbia concesso di riprendere e correggere il lavoro di separazione tra la materia prima per il pane e pizze e torte e focacce e chissà quanto altro (insomma materia per un buon prodotto godibile in buona compagnia) e gli scarti inutili: è il lavoro del purgatorio.
Spero davvero che Attilio stia riflettendo e dicendosi quanto è stato sciocco ad imboccare quella strada.
Alcuni giorni fa, riflettendo su un sogno, mi è tornato alla memoria un altro amico, di molto tempo fa, anche lui scomparso precocemente , in questo caso non ricordo se a causa di una malattia o per un incidente,.
Si chiamava Giacomo, aveva vissuto una vita molto travagliata, era entrato in un tunnel da cui era anche uscito sebbene pagando un prezzo molto, troppo, alto.
Di Giacomo ricordo pochissimo, abbiamo lavorato per un periodo, da Greci, a Ravadese, stagionali immersi in un mare di pomodori; mi faceva una terribile soggezione (come spesso mi accade) ma ricordo la sua cortesia e disponibilità così come la confidenza che mi fece l’onore di concedermi.
Quel sogno l’ha risvegliato alla memoria per ricordarmi che anche lui, come altri scomparsi prematuramente, Roberto ed Emilio ad esempio, fanno parte di me.
Non sarei lo stesso senza di loro.
Lo stesso discorso vale per il buon Attilio.
Una nota umoristica: la nostra regione ha approvato la riforma dei gradi della polizia locale; non la criticherò perché ha introdotto effettivamente un’importante modifica che mi è di grande conforto, finalmente avrò i gradi cuciti sul bavero della giacca e non dovrò più preoccuparmi di badare a quei ridicoli alamari tenuti fermi da una clip che attualmente si spostano sempre senza controllo.
A parte questa storica modifica, hanno rideterminato anche i gradi: con questa nuova regolamentazione Attilio sarebbe diventato commissario: credo si sarebbe sbellicato dalle risate a sentirsi chiamare con tale roboante appellativo.
Incontrandoci a Riccione ci avremmo riso, ricordando i tempi da agenti stagionali infreddoliti in quel di Livigno.
Caro Attilio, sei sempre nel mio cuore, in buona compagnia.
Parma, 19 ottobre 2021, memoria di santa Laura di Cordova, badessa e martire

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