Sogno scolastico con topi

Notte tra 13 e 14 novembre 2017:

Nell’orto della zia, forse in cerca di un gatto.

Mi giro all’improvviso e scopro con disgusto due trappole piene: in una il topo è entrato completamente, nell’altra la chiusura gli batte sulla schiena, quindi è bloccato a metà e potrebbe tornare indietro.

Questa situazione ha qualcosa di umano, molto inquietante.

Nel cortile, avviso mio zio delle trappole in modo che uccida i topi e le vuoti, lui è in bagno.

Ora sono con Gabriele davanti alla porta chiusa di un’aula; lui sembra avere fretta di andare e mi dice, almeno credo, che devo sostituirlo.

Questa classe è brava mentre l’altra è problematica; Gabriele scompare ma prima gli chiedo se c’è qualche esercizio che posso fargli fare, lui mi dice che c’è il numero… (direi un esercizio di matematica). Sono davanti a questa seconda aula.

Entro e c’è il professore di matematica che sembra isolato, chiuso in un locale di vetro, sembra più un bidello…

Mi chiedo come si faccia ad acquisire autorità, mi chiedo come faccia Gabriele a farsi rispettare, quando entra in classe.

Una ragazza mi dice che tra loro studenti ed il docente c’è solo qualche anno di differenza (lui forse sembra dire o confermare 5) e per questo non lo rispettano.

In fondo dall’aula un gruppo sta confabulando, poi tutti (?) escono nel corridoio.

A quelli che ho più vicino ordino di tornare subito in classe poi mi metto a correre per inseguire i primi mentre penso di riportarli in classe tenendone uno per parte per un orecchio.

Penso però che questo sarebbe molto scenografico ma non so se sia ammissibile farlo oggi come oggi.

Comunque dico (o grido) loro che io,a differenza dell’altro, quando dico una cosa voglio che sia quella, non voglio ripeterla.

Sono di nuovo a casa della zia, abbiamo mangiato ed io ero seduto a capotavola, verso la finestra, poi mi trovo in una strana posizione, come se fossi sdraiato sulla sedia.

Su di me cammina un gatto, che io vedo quindi dal basso verso l’alto, forse penso che potrebbe avere le zampe sporche perché è stato nell’orto dove c’erano i topi.

Lo accarezzo, forse mi chiedo o gli chiedo di un altro gatto, assente da qualche giorno, che forse compare… È un gatto parlante ma non ricordo cosa dice.

Mi rimetto in piedi ma sono svestito, in mutande e maglietta, cerco di indossare una vestaglia per coprirmi per evitare imbarazzo perché temo si veda un’erezione.

Parma, 14 novembre 2017 memoria dei Santi Nicola Tavelic, Stefano da Cuneo, Deodato Aribert da Ruticinio e Pietro da Narbona, Sacerdoti francescani, martiri

 

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