sogno romano

Sogno tra il 6 e 7 novembre:

C’è una carraia con uno stradello a sinistra, presidiato da un uomo alto (forse nudo o in costume) che ci dice, sono in compagnia di Marta (credo), che quella è sua proprietà (alla quale non si può accedere): si vede che lo stradello conduce ad una sorta di laghetto dove l’uomo prende il sole. 

Noi, di conseguenza, andiamo dritto, credo sulla riva di un fiume.

Ora ci troviamo in una zona in salita, precedo Marta, e vedo alla mia destra una sorta di buca ben costruita, con le pareti intonacate: all’interno c’è una ragazza con col volto pieno di lividi tanto che sembra morta.

Vedo anche le sue scarpe (che ha ai piedi) accanto, che sono in una posizione innaturale, capovolte (si vedono le due suole); accanto alla ragazza ci sono bottiglie verdi vuote, di birra e due uomini che sembrano fare dei rilievi.

Torno verso Marta e le chiedo se ritiene sia meglio chiamare il 118, lei è d’accordo (forse obietto che ci sono già i due), guardo allora il numero civico con attenzione e inizio (forse) la chiamata qualificandomi.

Percorso uno stradello, ci troviamo in un edificio tutto con vetrine, una sorta di centro commerciale chiuso in quel momento che vende tutta roba della croce rossa.

Pensiamo se fermarci lì e parliamo della presenza di telecamere, poi guardiamo a destra dove c’è un crinale e gente che si abbronza.

Guardo, all’ingresso, il numero civico (77? 244?) ed esclamo “è Villa Pigorini”, la riconosco (o “avrei dovuto saperlo”).

In ospedale qualcuno fa una manovra del tipo: impugna un’asta orizzontale e spinge indietro la schiena, inarcandola.

Forse qualcuno mi dice che è guarito (o si è salvato?) con quella manovra e forse anche la ragazza di prima (?). Escono dei medici e dicono qualcosa che non ricordo.

Siamo di nuovo a Villa Pigorini; chiediamo ad una ragazza (un gruppetto?) le indicazioni per prendere l’autobus. La ragazza si trova in alto, sul crinale e ci dice di andare a destra, passando dove ci sono le vetrine ma forse qualcuno le obietta qualcosa, forse la distanza è equivalente.

Sono in auto con un ragazzo che imbocca a grande velocità e in retromarcia, una carraia in ripida discesa (forse evita qualcuno) poi deve tornare su a prendere anche Marta; gli chiedo come farà con l’auto, visto che dovrà lasciarla a Roma. Non ricordo la sua risposta.

Ora sono a casa di mia zia, con mia cugina: c’è un bambino molto piccolo che credo abbia problemi di udito (è sordo almeno temporaneamente).

Mi spiegano, forse, qualcosa sull’imparare a parlare, che non avrà difficoltà.

Siamo in cortile ed il bambino forse sbatte con la nuca contro qualcosa, forse piange ed io lo stringo per consolarlo e dico a mia cugina che ha un carattere bellissimo e che sarà molto fortunata se lo manterrà quando cresce …

Parma, 7 novembre 2018 memoria di San Prosdocimo di Padova Protovescovo e di San Vincenzo Grossi sacerdote

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