Sogno di una notte di fine inverno

“Sono in casa a Parma, in cortile con varie persone, vicini di casa e parenti, la mamma (che non ha la patente) sale sull’auto, la mia vecchia punto bianca (?) e la guida con una manovra repentina fino al cancello [sembra una distanza abbastanza significativa cosa che non è nella realtà]; arriva quasi contro al muro di recinzione e sembra andarci a sbattere contro quando frena con decisione e si ferma a pochi centimetri.

In auto ci sono molte persone, troppe, e tanti pacchi e cuscini dappertutto, allora apro il baule e comincio a metterci i pacchi e i cuscini, la mamma parla con qualcuno di uova dalla campagna, era un qualche parente con cui ci sono contrasti [ma non ricordo cosa gli obietto].

Sono in casa, stavolta credo a Modena o a Rimini, sto pulendo dei pensili, c’è polvere, poi cadono alcune biglie di vetro e di ceramica, mi chino a raccoglierle e vedo sotto i mobili che c’è sporco, ancora polvere ed ho l’idea di pulire [forse prendo una scopa].

Sto cucinando, ho in pentola della pasta lunga, tipo spaghetti uniti per i capi, a forma di goccia; in quel momento entra un uomo che lavora per il comune di Rimini [ho presente il tipo ma non ricordo assolutamente chi sia] e, subito dopo, entra Belletti [l’ispettore capo che io chiamavo, affettuosamente, “”Incubo”] che mi dice qualcosa; sono occupato con la pasta tuttavia gli dico che se mi propone di tornare a Rimini come c [cioè la categoria dove sono adesso come ispettore] io accetto; Belletti o l’altro tipo, non ricordo, parlano di a-b-c poi forse Belletti mi dice che si può fare [e a questo punto mi sveglio]”.

Questo il sogno di stanotte, 13 marzo, durante la convalescenza per il malefico virus gastrointestinale che mi ha steso per alcuni giorni: era molto che non ricordavo i miei sogni.

In questi giorni stavo considerando che sono ormai tre mesi che lavoro a Modena e mi sembra un’eternità; non conosco ancora la città tuttavia rimango della mia prima impressione: la civiltà aumenta con l’allontanamento dal Rubicone; qui tutto è più ordinato e tranquillo e la qualità della vita mi sembra decisamente migliore.

Discorso diverso per quanto riguarda i modenesi che sono assai gentili ma, certamente, meno accoglienti dei romagnoli: anche in questo caso la differenza è significativa ed è l’unica qualità che un po’ rimpiango della solatia Romagna.

Quanto al mio sogno, al momento non ho riflessioni; noto tuttavia un apparente desiderio di tornare a Rimini ma non ne sono affatto convinto per cui sospendo il giudizio; la trasferta, al contrario, rappresenta un’opportunità per darmi una mossa ed in questo spirito vorrei viverla. Un’occasione per uscire di casa, da quella casa che rappresenta il solito modo di pensare: la vita è pubblica, sempre ed è un grave errore pensare ad una possibile distinzione tra pubblico e privato, la vita del sovrano non è mai irrilevante, ogni suo atto è fondativo di un ordinamento giuridico, nel bene e nel male.

 

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