San Benedetto in Polirone

Ancora febbricitante ma stanco del lavoro di questi giorni e desideroso di staccare un po’, decido di fare un salto a San Benedetto Po, un tempo San Benedetto in Polirone, famoso paesino della bassa mantovana che deve le sue fortune ad una bellissima basilica ed al monastero benedettino, fondato nel 1007 dal nonno di Matilde di Canossa.

Parto con calma, giusto per arrivare alla Messa delle 10.30: un inizio di pioggia mi preoccupa, solo per un minuto perché poi il tempo reggerà per tutto il giorno.

La basilica è freddissima, un’autentica ghiacciaia, il parroco ha un vocione roboante che mi rimanda agli angeli che, al giudizio universale, chiameranno le anime alla resurrezione: non ne sono rassicurato.

Dopo la Messa mi dedico alla visita della basilica (chiude, però, alle 12.00 per riaprire alle 15.00 e fino alle 18.00, almeno con l’orario estivo): il biglietto, tutto compreso (basilica, complesso monastico e museo polironiano)  costa 7 € (6€ per i ridotti come ho diritto ad avere io). Vado in basilica e scopro, ahimè, che non è possibile visitarla in autonomia, né scattare foto: entrambe le cose mi dispiacciono molto.

La basilica è molto bella, merita sicuramente la visita, anche se andrebbe gustata lentamente, lasciando al singolo visitatore di scegliere su cosa soffermarsi; mi ritrovo invece al seguito di una guida, un anziano e gentile signore che fa un servizio volontario encomiabile forse ma da me proprio non apprezzato.

Non mi piace lo stile di esposizione (pettegolezzi su una presunta liaison tra Gregorio VII e Matilde di Canossa o sulla presunta birichinaggine dei monaci che, essendo ricchi sperperavano, e chissene…) né il cercare di stupire gli uditori con domande sciocche (c’è una conchiglia e cosa rappresenta la conchiglia? l’acqua, incredibile, vero?), insomma proprio non mi è piaciuto.

L’interno basilicale è, invece, bellissimo: i falsi cassettoni del soffitto, le 32 – dico 32 – statue di Begarelli (e chi ha potuto guardarsele per bene ed immortalarle? Sigh sigh), i resti dei mosaici, il coro, la sagrestia, tutto testimonia dell’amore per la bellezza che da sempre è patrimonio della cultura benedettina, mentre la guida punta tutto o quasi su Giulio Romano, capisco che sia famoso però…

Pizza da asporto e foto dell’esterno in attesa della riapertura, poi inizio col complesso basilicale: molto bello il piano superiore dell’ex monastero con il corridoio su cui si affacciavano le celle dei monaci, simpatica l’idea di riempire le celle con la ricostruzione della vita quotidiana della zona emiliana tra fine Ottocento e primi anni del Novecento: a me non piace però capisco che sia una buona soluzione per riempire una teoria di stanze altrimenti vuote. Certo trovarci pure il busto di Garibaldi …

Una seconda guida, stavolta credo dipendente del Museo, un po’ più forbita del primo ma entusiasmante come un passato di verdura sciapo per un ragazzino di 10 anni ci accompagna a visitare il complesso monastico con il dipinto attribuito a Correggio che non è per niente male.

Giornata piacevole: purtroppo non posso portarmi a casa le foto che avrei voluto né comprare – siamo alle solite – un qualche bel volume dedicato alla basilica; sulla via del ritorno faccio una breve tappa a Pegognaga dove mi fermo giusto il tempo per scattare alcune foto alla Pieve di San Lorenzo, purtroppo senza informazioni sulla visitabilità.

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