Quirinale museo d’Italia

Ancora una volta mi nutro delle pagine del Corriere della Sera; stavolta prendo a prestito un articolo di Gian Antonio Stella che trovo particolarmente condivisibile.

Parliamo di Quirinale, non del Presidente della Repubblica, che ci vive (credo) e lavora, ma del palazzo: ricordo di averne visitate alcune sale, anni addietro, restando ammirato da tanta bellezza.

Ebbene cosa propone Stella? Trasferire il Presidente in qualche altro dei tanti palazzi che abbelliscono la capitale ed utilizzare il Quirinale come sede espositiva museale, insomma farne un museo.

Condivido l’idea perchè credo anch’io che sarebbero numerosissimi i visitatori di uno scrigno di opere d’arte, di storia e cultura: sede di conclavi, papi, re d’Italia e Presidenti della Repubblica (non proprio un crescendo, purtroppo), potrebbe diventare lo scrigno prezioso di tanti capolavori, quasi un manto di fine broccato che contiene e valorizza, ricevendone a sua volta luminosità e splendore, le perle che lo impreziosiscono.

Gli esempi citati, in Europa, sono stati tutti visitati da me, salvo il palazzo reale di Madrid, temporaneamente chiuso per la visita di un gruppo di ambasciatori ed il Louvre che, spero, prima o poi di andare a visitare.

Stella cita l’Hofburg di Vienna, la reggia di Stoccolma, quella di Madrid ed il Louvre, appunto: tutte realtà che dimostrano quanto sia valida l’idea di destinare alle visite dei complessi che rappresentano ed esaltano il meglio di una nazione; anche questo è un segno di civiltà.

Ricordo, inoltre, di avere già visitato, in varie occasioni le scuderie del Quirinale, godendomi varie mostre, tra le quali quelle dedicate a Caravaggio, a Vermeer,  alla Cina della nascita di un impero ed infine all’Ottocento, da Canova al Quarto Stato. Ogni volta è stata un’esperienza da non dimenticare.

Non pretendo di partire dal mio punto di vista per farne legge universale ma sono certo che molti, come me, non mancherebbero alla visita completa del Quirinale.

Non so come pubblicizzare la cosa ma spero che sia tanta la gente a sostenere questa proposta.

Questo mi offre l’occasione per aggiungere un nome ai due che avevo già proposto, come candidati alla Presidenza della Repubblica: oltre a Ernesto Galli della Loggia e Mario Calabresi, ho colpevolmente dimenticato Philippe Daverio, un altro scrittore e giornalista che non vedrei affatto male.

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